Riccardo Faresin, 17 anni, di Bagnolo di Lonigo sorride e trasmette serenità. Nonostante tutto. «Il mio sogno è riacquistare almeno l’uso delle dita delle mani – racconta raggiunto al telefono -. So che con la riabilitazione al Centro “Giusti” di Firenze, costanza, forza di volontà e pazienza ce la posso fare». Poco più di due anni fa, dopo un tuffo in mare, la sua vita è cambiata completamente.
A giugno 2022 è a Rosolina con la famiglia. Prende la rincorsa, l’entusiasmo è tanto, ma qualcosa va storto. La vertebra C5 si spezza e fuoriesce il midollo spinale, le vicine C4 e C6 si danneggiano. Rimane come una pezza sull’acqua e da quel giorno si ritrova in un corpo che non è più il suo, le gambe non si muovono più. «Non sappiamo con esattezza che cosa sia successo, Riccardo non ricorda nulla dell’incidente», spiega mamma Isabella, al suo fianco. Riccardo è tetraplegico: ha perso l’uso delle gambe e quasi completamente l’uso delle mani. Convive con una cicatrice lunga 17 centimetri tra la fine del cranio e l’inizio della schiena, risultato del delicato intervento che ha subito all’ospedale di Padova, reparto di Chirurgia del rachide.
Il dolore rovescia la vita, ma può determinare il preludio di una rinascita. Quest’estate, a due anni esatti dall’incidente, ha trovato il coraggio di raccontare la sua storia davanti a 61 bambini e ragazzi dell’Unità pastorale di Pressana e Roveredo di Guà a San Mauro di Saline nel Villaggio Madonna delle querce, dell’Opera don Calabria. Il tema era “L’incontro con l’altro, ciascuno con le proprie peculiarità”. Riccardo ha sottolineato l’importanza di avere degli obiettivi, piccoli e grandi. «È stata un’esperienza bellissima – racconta -. È la prima volta che ho parlato in pubblico di quello che mi è successo. I bambini e ragazzi mi hanno ascoltato volentieri, non pensavo che la mia storia potesse interessare».
«La vita è cambiata – confida – ma l’ho presa bene dal primo giorno. So che sarà difficile tornare a camminare, ma non voglio arrendermi, la vita è lunga, convivo con la mia nuova condizione, rimboccandomi le maniche riesco a fare tante cose». Dopo vari cicli di fisioterapia Riccardo ha imparato a lavarsi i denti, a farsi la barba da solo, piano piano sta imparando ad usare le forbici.
Si diverte a “correre” con gli amici grazie ad un propulsore, una specie di ruota che si attacca alla sedia a rotelle. «Con un manubrio posso accelerare, mi sento un motociclista – dice -. Vado da casa fino a Lonigo con gli amici».
Si è affidato a Sant’Antonio. «È stato il primario di Padova a consigliarmelo – racconta -. Sant’Antonio mi dà la forza, spesso andiamo a Padova a trovarlo, lo sento molto vicino».
La speciale “Riabilitazione motoria intensa e continuativa” nel Centro “Giusti” di Firenze a cui Riccardo si sottopone sta portando i suoi frutti, ma è molto costosa (2.500 euro a settimana); la famiglia, con amici, colleghi e conoscenti organizzano cene, eventi, lotterie per raccogliere fondi, che non sono mai abbastanza. «Nel momento del bisogno qualcosa dall’alto arriva sempre, economicamente e spiritualmente – racconta mamma Isabella -. Ci aiuta anche la più piccola goccia».
Per ricevere ulteriori informazioni e aiutare Riccardo, chi vuole può inviare una mail alla nostra redazione: segreteria@lavocedeiberici.it.
Marta Randon
© RIPRODUZIONE RISERVATA


