Sono oltre 500.000 i giovani attesi da tutto il mondo a Roma per celebrare il Giubileo a loro dedicato che culmina domenica 3 agosto. In 5 mila sono partiti dalle diocesi del Triveneto e di questi sono 350 i vicentini. Numeri, ma soprattutto nomi, volti, storie e tanta speranza.
Una diciottenne dell’unità pastorale di Noventa, che ha chiesto di rimanere anonima, ha raccontato di essersi preparata con varie proposte della parrocchia, ma anche della diocesi. «Durante questi incontri abbiamo avuto modo di prepararci moralmente a questi giorni di condivisione e ascolto reciproco, riflettendo sul significato di vivere la fede in modo concreto, nel quotidiano, e come poterci mettere davvero in ascolto degli altri», spiega e aggiunge che ha scelto di partecipare all’evento per curiosità personale, oltre che per sperimentare una vita diversa da quella a cui è abituata. A proposito di desideri grandi, detti sottovoce con un po’ di pudore, questa giovane da grande vorrebbe di ventare un medico, perché vuole mettere la sua vita al servizio degli altri. «Mi affascina l’idea di avanzare nuove metodologie di ricerca e aiutare le persone a superare i loro momenti di difficoltà . Nel futuro mi piacerebbe essere indipendente economicamente, oltre che sposarmi e diventare madre. Il Giubileo è l’occasione per avvicinarmi ancora di più a Dio, uscendo dalla mia zona di comfort e aprendo mi a nuovi volti e storie».
Giovani che si sentono parte di una Chiesa che li guarda, li attende come speranza di futuro, ma che non si tirano indietro per indicare alcune criticità , come la percezione di una Chiesa che fatica ad aprirsi al cambiamento e alla novità , perché «eccessiva mente ancorati alla tradizione». Sono giovani che dicono anche le loro fatiche dentro la Chiesa per il bene che le vogliono e che vi stanno mettendo radici per essere la Chiesa di oggi, non solo di domani. A questa diciottenne fanno eco altre voci del pullman G1 – in partenza da Noventa Vicentina – che raccontano il desiderio di fare amicizia, di tessere legami nuovi, magari oltre frontiera, meglio se per condividere una dimensione di fede che sentono importante.
Benedetta, 17 anni, si aspetta bellissimi momenti di pellegrinaggio, di preghiera e di risate con gli amici. La curiosità ha mosso Federica, 31 anni, ma anche la consapevolezza di un’esperienza, quella del Giubileo, che si può vivere solo ogni 25 anni ha inciso nella sua decisione. «Mi aspetto di conoscere tante belle persone, di divertirmi in modo sano e pieno, ma anche di tornare a casa arricchita nel profondo», racconta. Martina, un’altra diciottenne, ha deciso di partire perché la proposta è arrivata dalla parrocchia, l’ha colta come un’occasione per vivere un’esperienza diversa e si aspetta di poter stare con giovani da tutto il mondo! Francesca, 18 anni pure lei, si è pre parata confessandosi e partecipando ad un camposcuola parrocchiale. Le sue aspettative sono unione, divertimento, preghiera e comprensione. Chiara, 24 anni, animatrice di gruppi parrocchiali, vuole vivere un’esperienza unica e irripetibile, un viaggio personale di scoperta senza aspettative. «Mi aspetto di emozionarmi, di far fatica, di spingermi oltre le abitudini e le comodità per vivere qualcosa di speciale», racconta entusiasta e poi aggiunge «parto a scatola chiusa, non ho volutamente cercato tante informazioni perché voglio stupirmi».
Naike Borgo
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