Il dipinto, probabilmente realizzato da un artista emiliano, pare ispirarsi a un’opera di analogo soggetto realizzata dal pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo (1617-1682) per la chiesa dell’Ospedale della carità a Siviglia e oggi conservato alla National Gallery of Art di Washington. Rispetto all’originale, tuttavia, nell’opera del Vescovado non è rappresentata l’intera scena bensì il solo particolare dell’abbraccio tra padre e figlio. Un abbraccio che avvolge completamente il figlio, con amore e dolcezza infiniti. Il manto rosso che tutto circonda ci ricorda che “l’amore non avrà mai fine”. Le mani del Padre, delicatissime, accolgono quel figlio disperso, quasi un riportarlo nel suo grembo. È l’immagine del figlio che viene rigenerato, ricreato dal Padre. La luce del Padre dilaga sul volto e sulla carne del figlio ritornato alla vita, rendendola nuovamente luminosa. “Il perdono libero e sincero è una grandezza che riflette l’immensità del perdono divino. Se il perdono è gratuito, allora si può perdonare anche a chi stenta a pentirsi ed è incapace di chiedere perdono”.

