Per i bambini disabili di Benares, accolti nell’India Kiran Village, continua l’impegno di tanti volontari. La cura riabilitativa, l’educazione e l’integrazione, la visione integrale della persona, perché la salute del corpo è strettamente connessa a quella della mente, sono gli ingredienti e gli obiettivi del piccolo villaggio indiano. Il centro, specializzato nell’istruzione e formazione professionale di bambini e giovani disabili, si trova sulla riva occidentale del Gange, nel cuore storico di Vanarasi – Benares in India. Nei prossimi giorni a Villa San Carlo di Costabissara si terrà un momento di formazione per i volontari vicentini che sostengono i progetti del centro. Un appuntamento aperto a tutti è fissato per il 23 e 24 giugno prossimi e con il pranzo di condivisione della domenica a sostegno del progetto. L’istituto Kiran è nato nel 1990 per volontà di suor Sangita Judith Keller, di origine svizzera, e ha come finalità l’educazione integrata e la riabilitazione di bambini disabili, provenienti da famiglie povere.
Impegnati su più fronti
«Stiamo rispondendo a tantissime esigenze con progetti diversi – racconta il vicentino Moreno Toldo, direttore medico del centro, impegnato dal 2006 a Kiran dopo essere stato responsabile di Neurologia all’ospedale di Arzignano -: c’è un percorso scolastico di 8 anni offerto a circa 300 bambini; 100 ragazzie ragazze compiono un iter di addestramento di tipo professionale; gli ambulatori riabilitativi del centro ed il team itinerante che si muove nei villaggi dà risposta ogni anno ad oltre 3000minori. C’è anche la possibilità di permanere nei 4 ostelli del centro Kiran che ha pure avviato un progetto di supporto educativo che si muove e si sposta in un’area di 50 villaggi dove vivono circa 200mila abitanti. Proviamo a dare un supporto di base, elementare, ma molto essenziale – aggiunge il dottor Toldo -, aiutando le persone che sono in maggiore disagio economico, per esempio insegnando un po’ di economia domestica oppure favorendo l’acquisto di una mucca o di qualche animale che possa determinare condizioni di autonomia e sviluppo per singoli e famiglie».

Un’opera irrinunciabile
È davvero un’opera diventata irrinunciabile quella svolta dal centro Kiran, alla quale hanno contribuito tanti giovani volontari professionisti della riabilitazione regalando alcuni mesi e anni di lavoro e passione. Ma sono pure evidenti le difficoltà e la fatica di trovare la sostenibilità economica necessaria. Gran parte dei fondi necessari a coprire le spese del Centro provengono da donazioni dall’Europa, soprattutto dalla Svizzera che con oltre 1000 soci di una fondazione riesce a contribuire per circa il 40% del fabbisogno. Anche la Diocesi di Vicenza ha aderito al progetto con il “Sostegno a distanza” di circa 80 bambini che frequentano la scuola: bastano 200 euro l’anno e si garantisce lo studio di un bambino.
«Le disabilità dei ragazzi accolti sono prevalentemente di tipo neuromotorio. Fino a pochi anni fa avevamo in gran parte bambini con esiti di poliomielite, ma ora, grazie al successo delle campagne vaccinali antipolio, il Centro offre più spazio alle paralisi cerebrali – prosegue -. Questa malattia rappresenta dal punto di vista riabilitativo ed educativo una grande sfida perché, oltre ai disturbi del movimento, sono in genere colpite le altre funzioni del cervello: il linguaggio, l’elaborazione visiva, uditiva e tattile, l’intelligenza e il comportamento. Spesso, inoltre, questi bambini soffrono di epilessia resistente ai farmaci».
Il contesto di Kiran e le condizioni di salute nei villaggi presentano malnutrizione, anemia, malattie intestinali, malaria e tubercolosi. «Ancor più gravi, però, sono le condizioni dei bambini disabili, spesso relegati in un angolo buio dell’abitazione», commenta Toldo.
In questo piccolo mondo gli aiuti sociali e sanitari delle missioni sono essenziali, perché il sistema pubblico è largamente insufficiente. Per molti di questi ragazzi, il Kiran Village e alcune vicine missioni sono la speranza, diventano l’ultima possibilità per inserirsi nella società.

