Don Luca Trentin sta trascorrendo la sua ultima estate da parroco dell’Unità pastorale di Altavilla. Lo scorso aprile, infatti, la cancelleria diocesana ha annunciato l’invio di don Luca come missionario fidei donum nella Diocesi di Beira, in Mozambico.
Don Luca, cosa ti ha fatto venire voglia, a 63 anni, di rimetterti in gioco con una esperienza di missione, per di più in un contesto non facile come quello di Beira?
«La motivazione per la partenza è la stessa che mi ha convinto a lasciare l’Italia nel 2000 per il Brasile, dove mi sono fermato per 6 anni: il Giubileo! Forse un po’ strana come motivazione, ma il passaggio di millennio, con i tre anni di preparazione che papa Giovanni Paolo II aveva organizzato, mi hanno indotto ad una scelta significativa per quell’Anno Santo. Dopo 25 anni si apre un altro Anno Santo, segnarlo con una scelta che, come dovrebbe essere, riporta al centro della vita ciò che è importante agli occhi di Dio, mi sembra sia quanto mai opportuno. Quindi un recupero della prospettiva autentica con cui guardare alla vita e a quanto accade attorno a noi, che ritengo sia utile per non perdere di vista ciò che Dio vuole che vediamo. Non si tratta di fuggire da questa realtà complicata, ma di viverci dentro sapendo cosa è importante osservare, e immergersi per un po’ di tempo in una realtà dove l’umanità è al centro, ritengo sia essenziale! Per farmi capire meglio riprenderei il brano dell’Obolo della vedova, “1Poi, alzando lo sguardo, [Gesù] vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. 2Ma vide anche una vedova miserabile, che vi gettava due spiccioli, 3e disse: «In verità vi dico che questa povera vedova ha gettato più di tutti: 4tutti costoro, infatti, hanno gettato per le offerte a partire dal loro superfluo; lei invece, a partire dalla sua indigenza, ha gettato tutto ciò che aveva per vivere» (Luca 21, 1-4). È importante creare le condizioni per allenarsi a questo sguardo, altrimenti ci sembra ovvio fermare l’attenzione su tutt’altro! Visto che poi fai riferimento all’età, e tenendo conto che l’età media della popolazione del Mozambico è di 17 anni (in Italia è a 48,4 anni!) io vi arrivo come bisnonno! Però al momento non ho problemi di salute e anche i miei parenti stanno bene, per cui ho deciso l’azzardo con questa decisione! Vivere poi con i ragazzi e i giovani di un continente che si prospetta come propulsore della vitalità dei prossimi anni, lasciando noi del Vecchio Continente ridurci costantemente di numero ed aumentare di età, impegnati a difendere con i denti quello che abbiamo accumulato in questi anni, a scapito di chi ne avrebbe diritto… direi che è la scelta migliore!».
Quando partirai e come ti stai preparando alla partenza?
«Le supposizioni (visto che non ci sono ancora decisioni al riguardo) sono che a settembre ci sarà il cambio del Parroco dell’Unità Pastorale di Altavilla e Valmarana; di certo inizierò il Corso previsto al CUM (Centro Unitario per la formazione Missionaria) a Verona per iniziarmi alla cultura africana, a metà settembre fino a metà ottobre. Poi l’Ufficio missionario organizzerà il viaggio per Beira, previsto per fine novembre. Nel frattempo continuo a seguire le attività della Unità Pastorale in cui sono inserito, in particolare il campeggio con i ragazzi e giovani e alcune sistemazioni delle strutture. Più complicato sarà organizzare la ricollocazione di quello che ci accompagna come preti ad ogni cambio di parrocchia, perché in questo caso più di un paio di valige non possono portare con me, per cui, come in ogni trasferimento, eliminerò molte cose superflue e cercherò un posto per quelle che ritegno essenziali al mio ritorno. Anche qui meglio l’atteggiamento suggerito da Gesù: “29Non cercate che cosa mangerete e che cosa berrete, e non inquietatevi, 30perché tutte queste cose le ricercano le genti di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Piuttosto cercate il suo regno e queste cose vi saranno date in sovrappiù” (Luca 12, 29-31)».
Come ti tornerà utile l’esperienza missionaria che hai fatto come fidei donum in Brasile?
«Certamente mi è sarà utile per la lingua, essendo state entrambi colonie portoghesi la lingua è la stessa, il portoghese, quindi un vantaggio non indifferente per potermi inserire rapidamente nel nuovo contesto. Parto dal presupposto che ogni esperienza sia diversa dalle altre, e la situazione del Brasile è differente da quella dell’Africa e del Mozambico. Cercherò quindi di capire, incontrando innanzitutto don Maurizio e Mons. Dalla Zuanna, vescovo della Diocesi di Beira, quali sono le esigenze della comunità in cui mi inserirò, per sfruttare al meglio le mie capacità e così venire incontro alle necessità della popolazione e della Chiesa locale. Dall’esperienza del Brasile mantengo vivo il rispetto necessario nell’incontrare queste popolazioni, visto che l’atteggiamento che rischiamo di assumere sempre è di superiorità nei loro confronti, mentre è indispensabile valorizzare le persone che si incontrano nella certezza che si possono avviare processi estremamente positivi per loro e per la comunità in cui sono inseriti, come ho già potuto verificare. Poi, nonostante l’inevitabile timore che precede un cambiamento di vita così consistente, la precedente esperienza mi permette di affrontare con maggiore serenità quanto si presenterà nella vita in una parrocchia non vicentina. La situazione che si sta concretizzando nella diocesi di Vicenza con le nuove e più ampie Unità Pastorali, richiederà sempre di più preti allenati a confrontarsi con realtà complesse e a far tesoro dell’esperienza di chi, nella semplicità, porta avanti la vita delle comunità cristiane anche senza la presenza costante di un presbitero. Mi sembra che il riferimento evangelico della scelta si possa ricollegare a questo brano del vangelo: “35Al mattino, ancora a notte fonda, alzatosi, [Gesù] uscì e andò in un luogo solitario e là pregava. 36Allora lo inseguirono Simone e quelli che erano con lui, 37e quando lo trovarono gli dissero: «Tutti cercano te!» 38Ed egli disse loro: «Andiamocene altrove, verso le borgate vicine, perché io proclami l’annuncio anche là: è ben per questo che sono uscito!». 39E andò per tutta la Galilea, proclamando l’annuncio nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni” (Marco 1,35-39)».
Hai iniziato a prendere contatti con don Maurizio e con gli altri missionari e missionarie presenti?
«Ho avuto solo un breve contatto con don Maurizio, e l’inserimento in un gruppo Whatsapp degli italiani in Mozambico. Il vescovo Giuliano mi ha già avvisato che a Settembre sarà possibile incontrarci sia con il vescovo di Beira, che arriva in Italia per la visita Ad Limina, sia con don Maurizio che arriva in vacanza per incontrare la sua famiglia. Sarà l’occasione per definire, con i quattro diretti interessati, come meglio procedere nella nuova esperienza. Nel frattempo mi sono fatto dare da don Maurizio dei link di video sulla situazione del Mozambico per incominciare ad avere una visione aggiornata della situazione del Paese. “17I settantadue poi tornarono indietro pieni di gioia, dicendo: «Signore, perfino i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome!» 18Ed egli disse loro: «Io osservavo Satana cadere come un fulmine dal cielo. 19Ecco, vi ho dato l’autorità per camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico, e nulla potrà più nuocervi. 20Comunque non gioite perché gli spiriti si sottomettono a voi, ma gioite perché i vostri nomi sono inscritti nei cieli» (Luca 10, 17-20)».
Cosa ti incuriosisce di più di Beira e del Mozambico?
«Si sapeva da tempo che il vescovo era alla ricerca di un prete che andasse anche in Brasile per un avvicendamento previsto, per cui la mia disponibilità ritenevo fosse richiesta per ritornare in Brasile. Quando poi mi ha specificato che era più urgente una presenza in Mozambico, mi sono rallegrato per l’opportunità di poter fare una esperienza differente dalla precedente, in un continente, quello africano, poco conosciuto ma ricco di risorse umane che lo renderanno sicuramente protagonista nei prossimi anni. La posizione poi di Beira vicino al mare mi ha poi rallegrato ulteriormente per la possibilità di approfittare della vicinanza dell’Oceano Indiano con il suo fascino. Spero poi d’avere la possibilità, come a suo tempo feci in Brasile, di visitare altre località del Paese, che si presenta attraente per molti versi anche dal punto di vista turistico».
Nell’esperienza di parroco, cosa ti sembri che manchi ad un prete e che invece si trova in missione?
«Il linea di principio riterrei importante che tutti i preti facessero una esperienza, seppur breve, di vita in un altro continente, in un contesto differente, a maggiore contatto con le situazioni concrete vissute dalla maggioranza della popolazione di questa terra. Non certo per risolvere i loro problemi, ma per aiutare noi a capire che ci sono molti modi per affrontare la vita, e che nella loro diversità non sono peggiori o migliori, ma semplicemente differenti. Saper accogliere con disponibilità queste differenza rende più serena la vita, e sviluppa la capacità di apprezzare meglio quello che gli altri realizzano, e aiuta a non sentirci indispensabili su tutto. “7Mentre siete in cammino, proclamate l’annuncio, dicendo: “Il regno dei cieli si è avvicinato!”.8Curate gli infermi, risvegliate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni. In dono avete ricevuto, in dono date! 9Non procuratevi né una moneta d’oro né d’argento né di rame per le vostre cinture, 10non una sacca per il cammino, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché il lavoratore ha diritto al proprio nutrimento. 11In qualunque città o villaggio vi capiti di entrare, informatevi su chi in essa sia degno di accogliervi e là rimanete fino a che non ve ne andiate. 12Entrando poi in quella casa, salutatela. 13E se la casa ne è degna, la vostra pace venga su di essa; se invece non ne è degna, ritorni a voi” (Matteo 10, 7-13)».