55,8. È la percentuale dei votanti alle elezioni amministrative di domenica scorsa a Vicenza che hanno incoronato sindaco già al primo turno il candidato del Centrodestra Francesco Rucco. Cinque anni prima la percentuale era stata di quasi 8 punti superiore: 63,7 per cento. La percentuale del capoluogo è peraltro, in linea con quella del resto della provincia.
È andato a votare, praticamente, solo un elettore su due.
La giornata di sole e l’assenza (per esclusione della lista) del Movimento 5 Stelle non sono motivazioni sufficienti per giustificare una partecipazione particolarmente bassa. È vero che la scarsa affluenza ai seggi è un trend che rappresenta oramai un elemento stabile negli ultimi anni (fanno eccezione le ultime elezioni politiche), ma questo non può abituarci a un fenomeno che rimane particolarmente preoccupante soprattutto perché questa volta riguarda le amministrazioni locali. Le elezioni comunali coinvolgono, infatti, l’istituzione più vicina ai cittadini, quella dove il rapporto con il sindaco è spesso personale, basato su una conoscenza diretta. Il Comune è stato in questi anni un presidio istituzionale di grande significato, in un momento non facile a livello di discredito della politica nazionale. Il sindaco, spesso, è visto ancora come un interlocutore al di là della sua appartenenza politica. Eppure, nonostante tutto, molti cittadini si sono girati dall’altra parte e hanno deciso “No questa volta non voto”.
In questa nuova stagione politica di cui si fatica ancora a riconoscere con precisione i contorni, il coinvolgimento e la partecipazione effettiva dei cittadini costituisce un elemento decisivo per ridare fiato a una democrazia che in più di qualche frangente appare in affanno. Va rilevato che su questo aspetto i cattolici, per storia, valori, tradizione, dovrebbero avere un’attenzione e un impegno particolari.
Il nuovo governo ha costituito anche un Ministero per la democrazia diretta; Ilvo Diamanti al Festival Biblico faceva un appello per tornare sul territorio. Le soluzioni, certo, possono essere diverse e magari non alternative, quello che è certo è che la partecipazione per una democrazia è come l’aria che respiriamo: senza si soffoca. Dall’urna, dunque, arriva una responsabilità in più ai nuovi sindaci: mettere in campo uno sforzo supplementare per favorire un coinvolgimento diretto dei cittadini.