«Restiamo umani, la Palestina ci interroga tutti». Le parole dell’attivista Vittorio Arrigoni, rilanciate da Elda Garbin, risuonano come un invito urgente a non rimanere indifferenti davanti al genocidio in corso a Gaza. A Vicenza da mesi diversi gruppi si sono messi in moto per informare, sensibilizzare e organizzare iniziative di solidarietà con il popolo palestinese. Tra questi BDS, il movimento internazionale nato nel 2005 dall’appello della società civile palestinese, che promuove campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l’apartheid e l’occupazione israeliana. «BDS nasce per chiedere di non comprare o utilizzare prodotti e servizi direttamente connessi con l’occupazione e il sistema di oppressione – spiega Garbin, referente del gruppo vicentino, l’unico attivo in Veneto -. È un movimento che sostiene la parità di diritti per tutti e tutte, e perciò si oppone a ogni forma di razzismo, sessismo, antisemitismo o islamofobia. A Vicenza siamo partiti con l’obiettivo di fare soprattutto informazione e sensibilizzazione, che è il primo passo per costruire coscienza». Nelle scorse settimane il gruppo ha promosso incontri pubblici con attivisti e studiosi, banchetti informativi e interventi in festival e manifestazioni. Particolare rilievo ha assunto la campagna contro i farmaci prodotti dalla multinazionale israeliana Teva: «Si tratta di una questione delicata» chiarisce Garbin «perché la salute delle persone viene sempre prima di tutto. Ma quando esistono farmaci equivalenti prodotti da altre case farmaceutiche, chiediamo ai cittadini di scegliere quelli, evitando di sostenere indirettamente l’industria israeliana coinvolta nel genocidio». Una richiesta avanzata anche all’Ordine dei medici e dei farmacisti, affinché forniscano indicazioni ai pazienti. «È un gesto piccolo, ma che diventa grande se fatto da tanti». Accanto a BDS Vicenza si muove il gruppo “Donne per la Palestina”, nato nel novembre 2023 come risposta immediata all’urgenza di non rimanere inerti. «Eravamo travolte dal dolore per quello che stava accadendo e sentivamo il bisogno di fare qualcosa» racconta ancora Garbin, che fa parte anche di questo collettivo. Le iniziative si sono moltiplicate: banchetti, raccolte fondi, vendita di magliette e dolci preparati dalle partecipanti, con l’obiettivo di inviare aiuti a chi, tra mille difficoltà, continua a portare cibo, acqua e medicinali nella Striscia di Gaza. «Siamo un gruppo di donne, ma aperto a chiunque voglia partecipare. In questi mesi ci siamo fatte conoscere anche per i nostri dolci, diventati un modo per sostenere concretamente la popolazione palestinese. Ogni euro raccolto serve a garantire un aiuto immediato». A fine agosto il gruppo ha organizzato una delle iniziative più forti: la lettura, durata 19 ore, dei nomi di oltre 10 mila bambini uccisi a Gaza: «È stato un momento di dolore e insieme di memoria» spiega Garbin «perché quei nomi non vadano perduti nell’indifferenza del mondo». Donne per la Palestina ha scelto di dare voce alle vittime, ricordando che dietro ogni numero c’è una vita spezzata. Il filo conduttore resta la consapevolezza che la Palestina non riguarda solo chi vive sotto le bombe. «Quello che accade a Gaza interroga la nostra stessa umanità» conclude Garbin «Ci chiede se siamo capaci di difendere l’essere umano sempre e comunque, o se scegliamo di voltarci dall’altra parte. Non è una questione lontana, riguarda anche noi, riguarda il nostro modo di essere cittadini europei e cristiani. La Palestina ci interroga tutti».
Giada Zandonà
Quali sono le aziende e i prodotti da boicottare, secondo il gruppo di vicentini? BDS ha messo a punto una guida e una app che elenca aziende e prodotti legati a Israele. L’applicazione Boycat, scaricabile gratuitamente, classifica le aziende in base al loro coinvolgimento nella guerra in corso. Tra i prodotti messi sotto i riflettori ci sono frutta secca, agrumi, avocado e datteri e la catena di supermercati Carrefour, partner di imprese israeliane attive nelle colonie illegali. Anche Intel e Siemens da anni forniscono servizi di tecnologia al servizio dell’esercito e delle carceri, come l’assicurazione Axa che investe in società che inviano armi. McDonald’s e Coca Cola invece, con le loro filiali sostengono l’apartheid fornendo bevande e alimenti ai coloni. L’agenzia immobiliare Re/Max commercializza e vende proprietà costruite su terre palestinesi rubate e il marchio di abbigliamento Reebok è sponsor ufficiale di Israel Football.
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