Per una volta, la TAV ha fatto marcia indietro. Il bosco ex Lanerossi non sarà abbattuto: il cantiere dell’alta velocità si sposterà altrove e l’area verde, finora privata, diventerà pubblica.
Lo ha annunciato il sindaco Giacomo Possamai, proprio sul posto, accanto agli alberi monumentali che da oltre un anno centinaia di cittadine e cittadini presidiano giorno e notte. Una vittoria concreta, simbolica e politica: per il comitato Boschi che resistono, per i giovani attivisti, per una comunità che ha scelto di non arrendersi a un destino che sembrava già scritto dall’alto. Ma anche, come sottolinea don Matteo Zorzanello, per chi continua a credere nella città come luogo di in contro, cura e bellezza. «Il bosco dell’ex Lanerossi è salvo» ha annunciato Possa mai martedì 22 luglio. «Dopo mesi di confronto con Iricav e Rfi, abbiamo ottenuto un risultato importantissimo: l’area del cantiere TAV che doveva sorgere qui sarà spostata. Un traguardo raggiunto anche grazie all’impegno di cittadini, comitati e attivisti, che hanno saputo far emergere il valore di questo luogo unico. Ora iniziamo una nuova fase: vogliamo trasformarlo in un bosco urbano accessibile, con diviso dal quartiere e dalla città » conclude il sindaco. Dal canto suo, il comitato chiede che alle parole seguano i fatti: «Vogliamo una firma, un protocollo ufficiale, un vincolo che tuteli quest’area come bosco. Non deve più essere in mano a Iricav, ma passare al pubblico» afferma Elena Boccia di Boschi che resistono. 30 mila metri quadri di verde erano destinati ad essere tagliati: «Questo è un grande risulta to ma non l’ultimo. Continueremo a difendere anche il bosco di Ca’ Alte, dove il Comune conferma la realizzazione del cavalcaferrovia. Per noi il progetto TAV è devastante e continueremo a opporci».
Accanto alla lotta, la voce di don Matteo Zorzanello, responsabile della Pastorale del lavoro della diocesi: «È un bel segnale. Vuol dire che quando ci si organizza e si ragiona insieme, qualcosa si ottiene». Per don Matteo si tratta anche di un segnale educativo e civile: «Questo lavoro è stato portato avanti anche da molti giovani, con impegno e passione. È una piccola luce che mostra come la politica, quando si lascia interpellare dalle comunità , può ritrovare senso. È la prova che la città non deve essere solo ostaggio di interessi economici o logiche di sviluppo imposte dall’alto, ma può diventare un luogo di incontro, dove si coltiva il bene comune. Dove la bellezza e la cura dell’ambiente diventano parte integrante di una visione umana e sostenibile del vivere e del lavorare insieme».
Giada ZandonÃ
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