«Ho usato l’intelligenza artificiale anche per far pregare. Ho chiesto alla macchina di disegnare i misteri del Rosario usando lo stile di Mirò. Il risultato è stato strepitoso. Anche la bellezza di un dépliant invoglia alla preghiera».
Tra gli ospiti più attesi del “Festival Biblico Tech“, in programma il 9 e 10 novembre al Liceo “Quadri” di Vicenza, c’è don Luca Peyron, torinese, 51 anni, giurista e teologo. Dirige la Pastorale Universitaria Regionale ed è cofondatore e coordinatore del servizio per l’Apostolato Digitale, uno dei primi servizi a livello globale della Chiesa Cattolica che si occupa del rapporto tra digitale e fede in stretta collaborazione con il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.
Al Festival Tech interverrà su “Oltre. La spinta dell’uomo tra cielo e infinito”, in dialogo con il teologo e divulgatore scientifico Luigi Bignami in programma il 9 novembre alle 10.30. Don Peyron è stato il promotore del Centro Italiano per l’Intelligenza artificiale, ora Ai4Industry recentemente insediatosi a Torino. «L’intelligenza artificiale non è onnipotente ed onnipresente – riflette -. Possiamo spegnerla quando vogliamo. Gli algoritmi stanno dove li mettiamo, la macchina non è Dio, Dio l’abbiamo ucciso, ma è risorto. L’algoritmo non esiste, esiste chi produce algoritmi, chi li vende, chi li compra e sono esseri umani. Esistono amministratori delegati che fanno determinate scelte. È una questione di persone».
Sui recenti accessi abusivi alle banche dati di mezza Italia, sul ruolo degli spioni e sui clienti degli spioni riflette: «Certo che la democrazia è in pericolo perché è costruita su un mondo che non esiste più. Dobbiamo svegliarci. Il potere è in mano a chi crea la tecnologia. Il sistema democratico costruito dalla politica e dallo Stato degli ultimi 200 anni non è più sostenibile, va rivisto».
Don Luca, grande appassionato di astronomia, tra una lezione all’Università ed una conferenza è anche parroco a Torino, nella parrocchia Madonna di Pompei: «Sul tetto della canonica ho messo un telescopio per viaggiare nello spazio, faccio la catechesi con i meteoriti, i ragazzi sono entusiasti», racconta. I giovani gli stanno a cuore: «Siamo l’ultima generazione di analogici, loro sono la prima generazione digitale, il futuro sarà l’incontro tra le due. Siamo ad un cambio d’epoca, come dice papa Francesco. Abbiamo la grande responsabilità di testimoniare il senso dell’analogico, senza essere ostili al digitale. Servono equilibrio ed alleanza. La Chiesa in tutto questo può avere un ruolo non banale, è rimasto l’unico ente coerente, che ha credibilità ».
«Io uso l’Intelligenza artificiale per essere più efficace ed efficiente – conclude -. Se devo leggere un libro di 600 pagine chiedo alla macchina un riassunto e poi decido se ne vale la pena. Tutto questo senza sentirmi umiliato. Il problema è quando qualcuno sale su una Ferrari per sentirsi qualcuno».
Marta Randon
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