Una villa sul versante più dolce dei Colli Berici, dove le zone industriali sfumano in un paesaggio di pianure e colline ricoperte di campi e vigneti.
L’ultimo “rifugio” di mons. Pietro Nonis è stato Villa Giuriolo-Veronese, a Brendola, dove il Vescovo ha vissuto a partire dal 2003, anno in cui ha concluso la sua attività pastorale. La sua attività intellettuale, invece, è proseguita, trovando in Villa Giuriolo- Veronese, lo spazio per pregare, leggere, riflettere, incontrare amici e conoscenti, scrivere e accumulare reperti e opere d’arte.
La giornata di Nonis
«Mons. Nonis si svegliava ogni mattina alle 7.15 – racconta suor Luisella Martini, che negli ultimi sei anni di vita del Vescovo, lo ha accudito personalmente -. Alle 8.10 era in chiesa, puntuale. Alle 8.30 veniva celebrata la messa. Poi per il Vescovo arrivavano la colazione e la lettura dei giornali». Una tazza di thè, un ovetto alla coque, grissini e frutta si accompagnavano alla lettura del Corriere della Sera, Il Giornale di Vicenza, La Voce dei Berici, il Gazzettino e l’Arena di Verona. Pochissima televisione: «”È tutta una bugia”, diceva il Vescovo – racconta suor Luisella -. In tv seguiva solo le elezioni».
Montagne di libri
Il resto della giornata era dedicato allo studio e alla scrittura. Villa Giuriolo raccoglie circa 70mila volumi, i più svariati: dai testi di filosofia patristica ai best-seller di autori quali Wilbur Smith, Clive Cussler, Tom Clancy, perfino Stephen King. «Spostava libri in continuazione e di tutti ricordava il contenuto – continua suor Luisella -. Se per caso trovavo un volume che aveva letto solo in parte, lui si giustificava così: “I libri sono come le donne: un po’si conoscono e un po’ no”».
“I libri sono come le donne:
un po’ si conoscono e un po’ no”.
Nonis non accumulava solo libri, ma anche reperti etnografici, opere d’arte, minerali, manufatti, le immancabili sfere. «Per tutto ciò che portava a casa, studiava la disposizione – continua suor Luisella -. Bastava che spostassi di poco una statuetta o una sfera, magari posata in terra e lui subito se ne accorgeva».
L’amata Olivetti

Su un grande tavolo adornato, appunto, da manufatti ed altri reperti, assieme a una foto in bianco e nero della madre, si trova la macchina da scrivere di Nonis, una Olivetti. «Ho dovuto aggiustarla tante di quelle volte… fortunatamente ne aveva anche una di riserva – spiega suor Luisella -. Scriveva utilizzando solo gli indici, era velocissimo».
Alle quattro del pomeriggio, sempre puntuale, Nonis recitava il rosario, poi si dedicava alla lettura del breviario. «Negli ultimi anni pregava sempre con maggiore dedizione ricorda suor Luisella – e non voleva mai essere disturbato. Se qualcuno veniva a trovarlo, lo facevamo aspettare finchè il Vescovo non terminava le sue preghiere».


