Diocesi

Villa Vescova di Brendola è la nuova casa di mons. Beniamino Pizziol

Villa Vescova, già Giuriolo-Veronese, a Brendola.
di Marta Randon

Villa Vescova (già Villa Veronese) è la nuova casa del vescovo Beniamino Pizziol. Dopo aver concluso il suo mandato di Vescovo e festeggiato 50 anni di sacerdozio, mons Pizziol ha iniziato ad abitare tra le mura ottocentesche del primo piano: tre stanze, tra cui una saletta per ricevere gli ospiti, un cucinino, più una piccola biblioteca personale con vista meravigliosa sui colli Berici.

Tutti conoscono Villa Vescova come l’ultima dimora di mons. Pietro Nonis che ci abitò per 11 anni, fino alla morte nel luglio del 2014. In realtà l’immobile nasce come parte di un piccolo complesso di case, che all’inizio del Novecento ospitava diverse semplici famiglie e l’asilo parrocchiale. Negli anni Quaranta la struttura fu venduta a Ugo Veronese che la restaurò e la rese come la conosciamo oggi: un’unica residenza più suntuosa ed elegante. La moglie di Veronese, non avendo figli, prima di morire donò la Villa alla Diocesi chiedendo esplicitamente che diventasse la casa di sacerdoti e vescovi in pensione. Ecco allora la scelta di Nonis, che ci abitò con il segretario mons. Antonio Marangoni e una piccola comunità di suore Dorotee. Mons. Pizziol non ha né segretario, né religiose, ma non è solo. Dal 2019 la diocesi ha dato Villa Vescova in comodato d’uso all’associazione Diakonia, braccio operativo di Caritas diocesana vicentina che è impegnata nel progetto “Coltivare la speranza: tessitori di lavoro, arte e legalità” con il sostegno di Cariverona.

In “compagnia” dei carcerati

Guardando l’ingresso principale della Villa l’ala a destra, sotto la loggia, è occupata da detenuti in pena alternativa al carcere ed ex detenuti del progetto “Lembo del Mantello”. Oggi gli ospiti sono due, entrambi stranieri con meno di 30 anni, a breve se ne aggiungeranno tre. I posti totali sono sei. «L’obiettivo è l’inserimento sociale e lavorativo – spiega l’operatore del “Lembo del mantello” Luca Bertoldo, che lavora con Elena Perin -. Alcuni ragazzi che ospitiamo sono impegnati all’interno di cooperative del Vicentino, altri si occupano di manutenzione della villa e dei parchi. Gestiscono la loro routine, lavorano, devono seguire le regole, è una buona palestra di vita».

Il piano terra di Villa Vescova e la loggia sono spazi liberi per ospitare gruppi e associazioni per convegni, riunioni, meeting aziendali e incontri. Gli ultimi erano sul tema dell’alimentazione con degustazione di prodotti del territorio.

A contatto con le scuole del territorio

Il progetto “Coltivare la speranza”, inoltre, include alcuni percorsi didattici rivolti a scuole di ogni ordine e grado. «Proponiamo giornate di educazione alla legalità su come funziona il sistema carcerario italiano con le testimonianze di operatori e ospiti del ‘Lembo del mantello’ per provare ad abbattere i pregiudizi – spiega la responsabile Giada Cattani -. Di recente sono venuti a trovarci gli alunni dell’istituto Marzotto- Luzzati di Valdagno. Accompagniamo poi gli studenti a visitare il nostro parco sopra la Villa dove ci sono fiori, piante secolari, ulivi e le arnie delle api. Grazie a Francesco Bari, che si occupa del verde e della cucina, produciamomiele e olio extra vergine. Bambini e ragazzi possono stare in mezzo alla natura in un percorso che coinvolge i cinque sensi. Infine proponiamo percorsi storico artistici e religiosi. Di recente abbiamo collaborato con la parrocchia di Brendola e le suore Dorotee alla scoperta di Santa Bertilla Boscardin, nel centenario della morte» spiega Cattani (per info: info@ villavescova. it).

Tra ulivi e alveari

Dell’antica struttura ottocentesca, nel retro è rimasto un ponticello che collega la stanza che ospita i libri di mons. Pizziol con il giardino del parco con gli ulivi e le api. Lo stemma di Nonis che troneggiava sulla facciata nei giorni scorsi è stato rimosso e appeso all’interno. Non verrà sostituito. Pizziol ha scelto uno stile semplice e informale. Collaborerà con l’Unità pastorale di Brendola. «Siamo molto felici di accoglierlo – dice il parroco don Giampaolo Marta -. Non ha imposto la sua presenza. Si è reso disponibile per celebrare e incontrare persone. Pranzerà con noi in canonica. È stato per tanto tempo in apprensione per me, durante il mio sequestro, è una gioia doppia collaborare con lui».

La stanza adiacente all’area riservata a mons. Pizziol ospita alcuni oggetti della collezione di Pietro Nonis.

Commenta

Clicca qui per lasciare un commento