L’affermazione attribuita a Confucio, riformulata da Henrik Ibsen, messa in circuito dal 1911 in contemporanea con la nascita del moderno Louvre, recepita unanimemente come la più esplicita dichiarazione del potere delle immagini, s’attaglia più che mai a Giovanni Segantini. Molta parte delle sue creazioni ispirate dalla bellezza del Trentino dà un tale vigore alla crescita culturale del territorio che la città di Arco dove il grande pittore è nato nel 1858 e dove è ubicata la Galleria Civica a suo nome, si tiene ben strette le sue opere e assai di rado le presta. Ma Bassano del Grappa le ottiene e grazie ad altre istituzioni pubbliche e a collezionisti privati ci invita alla bellissima mostra che si inaugura nelle sale del Museo Civico della città del Ponte il 25 ottobre.
La rassegna che rimane fino al 22 febbraio 2026, si focalizza sulla vita e sull’opera di questo artista che è uno dei massimi esponenti del Divisionismo italiano e tra i più sensibili osservatori del mondo naturale. Promossa e organizzata dal Comune e dai Musei Civici di Bassano con il patrocinio della Regione del Veneto, con il supporto del Segantini Museum di St Moritz, della già citata Galleria Civica G. Segantini di Arco e in collaborazione con la regione Lombardia e Dario Cimorelli Editore, l’esposizione ricostruisce la figura di Segantini attraverso una nuova rilettura della sua opera. Inedita perché la pone a confronto con l’arte coeva e con le vicende della carriera dell’artista che in soli venti anni, dagli esordi degli Scapigliati agli ultimi slanci simbolisti, ha influenzato i maggiori movimenti artistici del tempo. La mostra che quindi è di alto profilo scientifico, è pure d’agevole accessibilità perché segue in ordine cronologico le tappe fondamentali della parabola del pittore facendo emergere l’unicità del suo spirito inquieto e ribelle, del suo amore per la solitudine e il silenzio delle montagne, luogo d’elezione per quella ricerca cui approda, tutta improntata all’ascolto più profondo della natura.
La rassegna si inserisce nel programma ufficiale dell’Olimpiade Culturale di Milano-Cortina 2026 essendo una iniziativa che accompagna i Giochi Olimpici e Paralimpici invernali con un ricco calendario di eventi culturali diffusi sul territorio nazionale.
Ma tornando alla biografia di Segantini, va ricordato che dopo la nativa Arco e dopo gli anni di una giovinezza tribolata spesa tra Milano (città dell’incontro col gallerista mentore Vittore Grubicy de Dragon che costruisce la sua fortuna), Valsugana e Brianza, il Nostro trova in Svizzera, nello scenario solenne e inviolato dell’Engandina l’agognato Eden. Si stabilisce prima a Savognin (dove è soprattutto Divisionista), poi a Maloja, al culmine del passo. Ed è lì che le Alpi diventano protagoniste di paesaggi monumentali celebrati come i massimi capolavori del simbolismo europeo, permeati come sono dell’estasi e del mistero sottesi alla vita e alla morte.
Ed è ancora lì che nel 1899 Segantini conclude prematuramente la sua esistenza terrena. La sua tomba molto semplice c’è ancora accanto a quella di tre dei suoi quattro figli e di Bice, compagna di una vita e sorella dell’amico Carlo Bugatti.
«L’evento di Bassano – annota (tra le molte altre utilissime sue precisazioni) la direttrice del Museo bassanese Barbara Guidi – affianca lavori notissimi da ‘Ave Maria a trasbordo’ a ‘Pascoli di Primavera’ alle opere quasi inedite non esposte al pubblico da quasi un secolo. Una sul solco del naturalismo lombardo è ‘La Ninetta del Verzée’ uscita per l’occasione da una collezione privata torinese».
A concludere ecco l’espressione che può ben introdurre all’arte di Segantini: «Nel suo pennello la natura risplende di verità autentica».
di Marica Rossi
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