Il complesso funebre, capolavoro di Carlo Scarpa, è stato recentemente ristrutturato e merita una visita.
ASan Vito, frazione del comune di Altivole, in fondo a una strada di campagna costellata di cipressi, Via Brioni, c’è il cimitero del paese, all’interno del quale è stato inserito il capolavoro per eccellenza dell’architetto, accademico e designer veneziano Carlo Scarpa: la Tomba Brion. Il complesso funebre monumentale – strutturato a forma di “L ribaltata” e recentemente restaurato – fu a lui commissionato nel ’69 da Onorina Brion Tomasin, in memoria dell’amato coniuge Giuseppe Brion, fondatore del marchio Brionvega, azienda di apparecchi radiofonici e televisivi, prematuramente scomparso.Il cimitero si apre con la parte tradizionale, quella ospitante loculi e tombe dei defunti del paese. Si percorre la passerella centrale e si arriva al primo simbolo caratterizzante l’opera di Scarpa: due cerchi perfetti intersecati tra loro, rappresentazione delle fedi nuziali e dell’amore eterno che trascende la morte. Al di là di questi cerchi un prato ben curato accompagna al laghetto arricchito da ninfee e carpe: un evidente riferimento orientale, mondo tanto caro a Scarpa. Qui il padiglione della meditazione si presenta come una scatola a cui manca la parte inferiore e appare, quindi, sospesa nell’aria e sull’acqua. Spigoli, linee minimali, vasche e canalette, giochi di luci e ombre, pietre sospese dialogano continuamente con l’architettura del Sol Levante. Questo luogo, appositamente separato dal resto del complesso grazie a una porta che si immerge nell’acqua, regala una sensazione di tranquillità mistica.
Da una parte giardini, aiuole, specchi d’acqua, dall’altra l’ampio utilizzo del cemento armato, un materiale pesante, quasi opprimente, ma utilizzato con finalità decorative e, per questo, capace di regalare un senso di armonia grazie alle sue linee essenziali. Il materiale viene, infatti, addolcito da inserti di tasselli, mosaici e finiture in bronzo. La tomba dei due coniugi è “inghiottita dal prato” e i sarcofagi, rivestiti con doghe in ebano e due rulli in bois de rose nel loro spazio centrale, sono inclinati l’uno verso l’altro, quasi a volersi congiungere per sempre.La cappella si erge al centro di una vasca d’acqua raggiungibile attraverso gradini di calcestruzzo affioranti e il suo interno si caratterizza per gio chi geometrici sopraffini. L’edicola che ospita, invece, le tombe dei parenti ha una fessura sulla linea di colmo della copertura: ricorda la tradizione di togliere alcune tegole dal tetto della stanza dei defunti per permettere alle anime di salire in cielo.
Spigoli, linee minimali, vasche, canalette e pietre sospese, dialogano con l’architettura del Sol Levante.
Tomba Brion è un’opera maestosa, rappresentante l’apice dell’attività di Carlo Scarpa. “Qui egli riversa tutta la sua vasta cultura architettonica, artistica, letteraria, oltre alla sua profonda sapienza artigianale” scrissero gli storici Mazzariol e Barbieri.La struttura ospita anche la tomba dello stesso Scarpa (morto accidentalmente a Sendai, in Giappone), in un punto appartato del complesso, secondo quanto richiesto dall’architetto nel proprio testamento.
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