Per fermarsi e prendersi del tempo per se stessi non c’è niente di meglio che… camminare. Lo sanno bene quanti intraprendono lunghe camminate, dalle escursioni di un giorno fino ai noti pellegrinaggi lungo la Via Francigena o il Cammino di Santiago, ma anche itinerari meno noti e “laici”, come la Rotta dei due mari in Puglia offrono inattesi spazi di spiritualità.
Ne è convinto don Matteo Zilio, parroco dell’Unità pastorale di Santissima Trinità a Bassano che sulla scorta delle esperienze fatte con ragazzi e ragazze adolescenti quest’anno accompagnerà una trentina di adulti lungo la Via Francigena. «Da qualche tempo mi interrogavo sul fatto che per ragazzi e adolescenti facciamo tante proposte e che i genitori li incontriamo in quanto genitori di qualcuno – racconta don Matteo -. Così è nata l’idea di una attività estiva dedicata esclusivamente agli adulti, coppie e singoli. Hanno molto bisogno di prendersi del tempo, di stare con se stessi o dedicarsi del tempo in coppia per riflettere, pregare, farsi domande e confrontarsi». La proposta ha già raccolto 32 partecipanti: «Abbiamo chiuso le iscrizioni, proprio perché è importante anche rispettare un clima di intimità e confidenza». L’esperienza durerà, in tutto, una settimana e si snoderà nel tratto della Francigena che va da San Miniato a Siena. «Il cammino si presta alla condivisione, a uscire da se stessi – prosegue don Matteo -. Personalmente l’ho scoperto percorrendo il Cammino di Santiago e poi accompagnando tanti giovani lungo la Via Francigena. Camminare ci aiuta a vivere, non siamo fatti per stare fermi e questo, spesso, ce lo dimentichiamo. Siamo fatti per muoverci, vedere e incontrare luoghi e persone nuovi. Spostarsi ad una velocità di quattro chilometri all’ora ci permette di fermarci quando incontriamo qualcuno, di contemplare il paesaggio. Siamo costretti a tenere alto lo sguardo».
Come la Francigena, anche il Cammino di Francesco conduce a Roma. Lo conosce bene sorella Alessandra Buccolieri che lo ha percorso tutto, in tre momenti: da La Verna ad Assisi, poi da Assisi a Rieti e infine, racconta, «da Rieti a Roma, dove assieme ad una mia amica sono arrivata il giorno di Pasqua, giusto in tempo per partecipare alla preghiera dell’Angelus con il Papa». Sorella Alessandra ha intrapreso quest’anno l’ultima “tranche” del cammino come «pellegrinaggio Pasquale, in occasione dei miei 50 anni – continua -. È un itinerario ancora poco conosciuto, si cammina per giornate intere senza incontrare nessuno e l’accoglienza avviene in famiglie che mettono a disposizione una o due camere e condividono cena e colazione». Il percorso attraversa la Toscana, l’Umbria e il Lazio «ed è spettacolare dal punto di vista paesaggistico: si va dagli Appennini alla campagna romana, che è una vera sorpresa». Questa estate sorella Alessandra ha in programma di percorrere il Cammino dei Capuccini, che attraversa i luoghi francescani delle Marche. «È un altro modo di viaggiare – spiega Alessandra – che negli anni si è intrecciato con il mio cammino di fede: la fatica fisica ti aiuta ad essenzializzare tutto, dalla preparazione dello zaino alla preghiera che diventa interiore, più contemplativa, legata a quello che vedi e a quello che la strada ti dà. Scopri risorse del tuo corpo che nemmeno immaginavi e lasci spazio alla sua sapienza. L’arrivo alla meta, poi, è impattante emotivamente, credo perché scarichi la tensione della fatica. Mi sono sentita protetta, grata e accompagnata».
Il Cammino di Santiago, a livello europeo e non solo, è decisamente l’itinerario più conosciuto al mondo. Cinzia Lanaro, di Pojana Maggiore, lo ha percorso partengo da Porto lo scorso anno. «Era una cosa che desideravo da molti anni – racconta -. È stato il mio primo cammino e l’ho vissuto come un momento di restituzione verso me stessa, dedicandomi del tempo e vivendo ogni giorno con lentezza. Ho voluto farlo per ringraziare di tutto il bene e di tutto il bello che ho ricevuto, portando con me la bandiera della pace e la corona del rosario». La partenza ha richiesto preparazione. «Nei due mesi precedenti l’esperienza ho imparato a camminare per più ore al giorno con lo zaino, che via via caricavo di peso. Ho cercato informazioni sull’itinerario da altri camminatori, su cosa portare e su cosa non portare. Dubbi e insicurezze non sono mancati. Mi domandavo se sarei riuscita ad arrivare e se sarei stata al passo dei miei compagni di cammino, senza rallentarli. L’ho vissuto come un mettermi in gioco».
Alla fine di ogni tappa, la sera, Cinzia telefonava ai figli facendo stretching. «In camerata osservavo gli altri pellegrini, c’erano molte ragazze giovanissime che camminavano da sole. Tutti avevamo motivazioni differenti, ma eravamo uniti dalla bellezza della fatica, non c’erano difficoltà a comunicare. Dal punto di vista spirituale ho vissuto l’esperienza con intensità. Attraversando un bosco di eucalipti, osservando i loro tronchi, ho pensato che come l’eucalipto per crescere o per liberarsi dai parassiti perde la corteccia, anche noi se ci lasciamo spogliare da ciò che ci limita diventiamo nuove creature».
Non solo natura e spiritualità. Camminando si incrociano vite di persone e territori segnati dalla sofferenza. «Nel 2022 ho percorso un lungo tratto del Cammino delle terre mutate che va da Fabriano all’Aquila attraversando l’epicentro del terremoto del 2016 – racconta Dario Dalla Costa, insegnante di religione -. Il sisma non ha sconvolto solo la vita delle persone e distrutto edifici, ma anche trasformato il paesaggio. Sono cambiati i profili di alcune montagne e il corso di ruscelli e torrenti. Attraversare Amatrice o Accumuli ti fa capire cosa ha vissuto la gente in quei momenti, lo tocchi con mano». Dario si è “lanciato” sui percorsi a piedi da pochi anni. «Prima viaggiavo molto fuori dall’Italia, poi ho iniziato a percorrere la Via Francigena – prosegue -. Non rinnego i viaggi in giro per il mondo ma in Italia non abbiamo nulla da invidiare. Prediligo itinerari di 5-6 giorni, non amo cose lunghe e famose. In Puglia ho percorso la Rotta dei due mari e il Cammino del Salento. È un modo per conoscere il territorio, per vedere cose con calma e in silenzio, conoscere la gente del posto e la loro storia».
«Camminare, ascoltare l’ambiente e la natura è spiritualità – conclude Dario -. Il silenzio, la solitudine, ti permettono di pensare. C’è anche più tempo per pregare. Una chiesetta o un semplice panorama ti aiutano in questo».
Andrea Frison