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Home Chiesa

Nel Natale “mondano” non troveremo Gesù

4 Dicembre 2018
in Chiesa, In primo piano
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Nel Natale “mondano” non troveremo Gesù

Un cero per la Siria, per donare speranza ai bambini che chiedono pace, in un Paese martoriato da otto anni di guerra. Il Papa accende un cero, fa sua l’iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, la fondazione voluta nel 1974 da padre Werenfried van Straaten per aiutare Chiese e cristiani perseguitati: fiamma di speranza per disperdere “le tenebre della guerra”, e chiedere al Signore che converta i cuori di chi fa la guerra e fabbrica armi.

Prima domenica di Avvento, inizio di un nuovo anno liturgico, tempo dell’attesa, del già e non ancora. Nelle nostre strade è già la frenesia degli acquisti, nonostante la crisi. Luca ci dice di stare bene attenti che “i cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. Il tempo di Avvento è, dunque, invito a non guardare alla facciata, ma andare in profondità. Il mondo, affermava Benedetto XVI, “ha bisogno soprattutto di speranza: ne hanno bisogno i popoli in via di sviluppo, ma anche quelli economicamente evoluti. Sempre più ci accorgiamo che ci troviamo su un’unica barca e dobbiamo salvarci tutti insieme. Soprattutto ci rendiamo conto, vedendo crollare tante false sicurezze, che abbiamo bisogno di una speranza affidabile, e questa si trova solo in Cristo”.

Alzare lo sguardo e aprire il cuore per accogliere Gesù, è questo l’invito che viene dal tempo liturgico che ci prepara al Natale, perché in Avvento, afferma all’Angelus Papa Francesco, veniamo chiamati “a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo – quando alla fine dei tempi tornerà – preparandoci all’incontro finale con lui con scelte coerenti e coraggiose”. È l’immagine dell’uomo in cammino, sorretto dalla speranza; uomo che cammina sicuro, e, come sentinella, scruta l’orizzonte per non essere colto di sorpresa.

Attesa nella pazienza e nella speranza. Ricorda il vescovo di Roma: in questo tempo “siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, alimentando speranze, sogni per un futuro nuovo”. Il Vangelo della prima domenica di Avvento va proprio in questa direzione “e ci mette in guardia dal lasciarci opprimere da uno stile di vita egocentrico o dai ritmi convulsi delle giornate”.
Pazienza e speranza, tempo di discernimento, per cogliere ciò che è veramente essenziale.

“Stare svegli e pregare”: ecco come vivere questo tempo, per Papa Francesco. “Il sonno interiore nasce dal girare sempre attorno a noi stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita coi suoi problemi, le sue gioie e i suoi dolori, ma sempre girare intorno a noi stessi. E questo stanca, annoia, chiude alla speranza. Si trova qui la radice del torpore e della pigrizia di cui parla il Vangelo. L’Avvento ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità della gente, dei fratelli, e al desiderio di un mondo nuovo. È il desiderio di tanti popoli martoriati dalla fame, dall’ingiustizia, dalla guerra; è il desiderio dei poveri, dei deboli, degli abbandonati. Questo tempo è opportuno per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita”.

Tempo da vivere nella preghiera, afferma ancora il Papa all’Angelus. “Si tratta di alzarsi e pregare, rivolgendo i nostri pensieri e il nostro cuore a Gesù che sta per venire. Ci si alza quando si attende qualcosa o qualcuno. Noi attendiamo Gesù, lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza. Pregare, attendere Gesù, aprirsi agli altri, essere svegli, non chiusi in noi stessi. Ma se noi pensiamo al Natale in un clima di consumismo, di vedere cosa posso comprare per fare questo e quest’altro, di festa mondana, Gesù passerà e non lo troveremo. Noi attendiamo Gesù e lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza”. Il rischio secondo Papa Francesco: “Mondanizzarci e perdere la nostra identità, anzi, di ‘paganizzare’ lo stile cristiano. Perciò abbiamo bisogno della Parola di Dio che attraverso il profeta ci annuncia: ecco, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto”.

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