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«L’umanità emerge quando la debolezza incontra la debolezza»

12 Febbraio 2019
in Diocesi
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«L’umanità emerge quando la debolezza incontra la debolezza»

Madre Teresa di Calcutta

Un omaggio a Santa Madre Teresa. La XXVII giornata del malato si celebrerà in modo solenne lunedì 11 febbraio a Calcutta, in India, luogo in cui la religiosa insignita del premio Nobel per la pace (quest’anno corre il 40 anniversario ndr) «ha reso visibile l’amore di Dio per i poveri e i malati» scrive il Papa nel messaggio di presentazione. «La cura dei malati – continua il Pontefice – ha bisogno di professionalità e di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza, attraverso i quali si fa sentire all’altro che è “caro”». Francesco quest’anno ha scelto il tema della gratuità, sottolineato dalla frase del Vangelo di Matteo “Gratuitamente avere ricevuto, gratuitamente date». «Il gesto diventa davvero gratuità quando ci presentiamo agli altri con le nostre debolezze e umiltà, non con la supremazia e il potere» sottolinea don Giuseppe Pellizzaro, direttore dell’Ufficio per la pastorale della salute della diocesi di Vicenza che abbiamo incontrato per riflettere insieme sul senso di questa Giornata.

Don Pellizzaro, il Papa che cosa ha voluto comunicarci con la scelta dell’espressione tratta dal Vangelo di Matteo?

«In quel doppio “gratuitamente” c’è qualcosa che va oltre il senso della disponibilità che, ad esempio, si esprime nel volontariato. In quella espressione usata due volte c’è un dono che ci viene dato, un dono che non è solo un regalo, ma un’investitura. Una persone riceve, cioè, la capacità e il potere di fare le stesse cose che fa chi le ha dato quel dono. Questa capacità viene ben espressa dall’icona della Giornata 2019: la lavanda dei piedi. Gesù ci dà la possibilità non di fare servizio, ma di diventare servizio. Come lui quella notte si è spogliato dei suoi vestiti, noi dobbiamo spogliarci del nostro individualismo, del nostro orgoglio, della nostra forza e potenza. Solo così vinciamo le paure e l’imbarazzo che ci possono essere nell’altro. Gesù quella notte non ha fatto un miracolo strabiliante. Ha eseguito, invece, una cosa possibile a tutti: ha preso un catino d’acqua, un asciugamano e ha detto “Fate questo gli uni gli altri”. Possiamo far emergere l’umanità solo quando una debolezza incontra un’altra debolezza. In questo modo si supera l’atteggiamento che può essere del sospetto, della strumentalizzazione dell’altro (perché mi sta aiutando, vuole qualcosa in cambio?).

“L’unico modo per non sentire il peso della propria croce è portare la croce di un altro”. Donarsi agli altri fa stare bene.

«Attenzione però che, anche il volontariato, non deve diventare una forma compensativa. Certo dobbiamo accettare che le nostre intenzioni non sono mai totalmente pure, però solo ridondando nell’altro il dono ricevuto, quel dono poi si riflette su di noi come uno specchio e l’esperienza del volontariato diventa davvero arricchente, motivo di gratificazione e soddisfazione personale».

Il Papa ha scelto Madre Teresa di Calcutta come “madrina” della Giornata. Perchè proprio lei?

«Madre Teresa era così piccola che anche il suo fisico “diceva”: “l’amore si fa piccolo”. Lei sembrava quasi scomparire, non si imponeva sull’altro, ma diventava soltanto il tramite di qualche cosa che aveva a sua volta ricevuto e che doveva trasmettere. Nella tradizione della chiese orientali i santi sono chiamati i “somigliantissimi”. Io penso che sia proprio perchè alcune persone sono quelle che più hanno assomigliato al Maestro».

Se ci guardiamo attorno e osserviamo bene, il nostro territorio è ricco di “Santi”. 

«Sicuramente Madre Teresa è un grande esempio, ma quante persone nei luoghi di cura, nelle nostre case, devono lavare i piedi e le parte intime di chi non riesce a farlo? Quanti genitori devono prendersi cura e lavare concretamente i gli con forme di disabilità pesanti? Allora questo atteggiamento semplice e umile può essere accolto come un gesto autentico di amore, di umanità e libertà, solo quando avviene dentro a quel clima di autentico servizio. Se mi presento a te con le mie debolezze posso sciogliere la resistenza, la paura e l’imbarazzo dell’altro. Non è facile amare, ma non è neanche facile lasciarsi amare, quindi farsi lavare i piedi».

 

Don Giuseppe Pellizzaro, direttore dell’Ufficio della Pastorale della salute della Diocesi di Vicenza

 

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