«La cosa fondamentale che ci lascia il cammino sinodale è di aver aperto un processo. L’assemblea vissuta nei giorni scorsi avrebbe bisogno di diventare uno strumento permanente e non occasionale. Così come gli incontri fatti tra equipe sinodali a livello di regione ecclesiastica potrebbero diventare un luogo permanente per confrontarci sulle sfide pastorali del nostro territorio». È quanto si augura il vescovo di Vicenza Giuliano Brugnotto all’indomani della terza Assemblea sinodale delle Chiese in Italia che lo scorso 25 ottobre ha approvato il documento di sintesi, frutto di quattro anni di lavoro, intitolato “Lievito di pace e di speranza”.
Si tratta di un documento “corposo”, «veramente ricco di spunti e di ampio respiro – spiega il Vescovo -, perché ampio è stato il lavoro di ascolto e ampia è la realtà delle Chiese che sono in Italia. È stato proprio incontrandoci in contesti assembleari che abbiamo compreso che le Chiese in Italia sono molte, molto diverse tra di loro e con tradizioni, scelte attuate, e sfide sociali e pastorali molto diversificate».
Il documento verrà ora discusso dall’Assemblea generale della Cei in programma dal 17 al 20 novembre ad Assisi. Dall’Assemblea Cei di maggio 2026 usciranno invece le tracce degli orientamenti pastorali per i prossimi anni.
In merito ai contenuti del documento, il testo si articola in 124 proposizioni, suddivise in tre parti: il rinnovamento sinodale e missionario della mentalità e delle prassi ecclesiali; la formazione sinodale e missionaria dei battezzati; la corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità.
«La nostra Diocesi si ritrova in diversi punti del testo – spiega mons. Brugnotto -. In particolare nel percorso compiuto per riformare il nostro volto di parrocchie e unità pastorali, nel dare consistenza agli organismi di discernimento, sia a livello diocesano che di territorio e nel riconoscere che la guida delle comunità non può essere in capo solo a un presbitero, ma va affidata a più presbiteri, con la corresponsabilità dei laici. Un altro punto di contatto sono le riforme che si stanno facendo nella gestione economica e amministrativa, per renderla più trasparente». Le parti del testo sulle quali la Diocesi deve invece lavorare riguardano soprattutto il tema della formazione. «Da noi è in corso un approfondimento sulla trasmissione della fede e l’accompagnamento dei ragazzi, sempre più caratterizzato dalla presenza di adulti capaci di coinvolgere le famiglie e interagire con le nuove generazioni – spiega il Vescovo -. Il documento di sintesi ci offre una serie di sottolineature che possono esserci di aiuto. Un altro aspetto è la capacità di abitare la società e il suo cambiamento. In Diocesi abbiamo una serie di questioni sociali che ci riguardano come Chiesa, dalla custodia del creato alla promozione della pace e della non violenza, fino all’emergenza abitativa e alla stagnazione economica che mette a rischio molti posti di lavoro nel nostro territorio».
Il testo finale nel suo complesso è stato approvato a larga maggioranza (781 voti favorevoli su 809 votanti). Ampio consenso hanno ricevuto la prima e la seconda sezione, mentre più dibattuta è stata la terza sezione, che ha registrato una minore percentuale di consenso (seppure ampio). In particolare, la proposizione che ha raccolto il maggior numero di voti contrari è stata la “71c” in cui si propone che la Cei sostenga progetti di ricerca teologica sul diaconato femminile (approvata con il 76,88 per cento dei consensi). «È un voto che personalmente interpreto come il desiderio di prendere decisioni concrete, perché di tavoli di studio in questi anni ne sono stati aperti molti», commenta Sabrina Milan, moderatrice del Consiglio pastorale diocesano e delegata per la Diocesi di Vicenza fin dall’inizio del cammino sinodale. «In generale – continua Pilan – sono convinta che le proposizioni che hanno ricevuto meno consensi siano quelle sulle quali la Chiesa deve lavorare di più ed essere più concreta». Nell’insieme, Sabrina Pilan considera il documento finale «un testo ben strutturato e frutto di un lavoro approfondito, fedele al cammino fatto».
Dopo quattro anni di lavoro Sabrina sente che «siamo all’inizio, ora si tratta di dare attuazione al documento e calare questo stile sinodale nelle comunità cristiane, un lavoro non facile».
di Andrea Frison
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