Cinque colonnine di ricarica per le auto elettriche che arriveranno a Marostica entro il 2022 o quella installata nel park Gerosa a Bassano, che sarà seguita da altre due, a piazzale Trento e al park Le Piazze. Scelte fatte con l’obiettivo di incentivare una mobilità più sostenibile ecologicamente. Un bel risultato per i sostenitori dell’auto elettrica. Sul piano del mercato dell’auto, però, la “rivoluzione verde” viaggia ancora lentamente. In un mercato in crescita, quello dell’auto, chi spera in una mobilità ad emissioni zero, o quasi, dovrà aspettare ancora parecchio.
Cresce l’ibrido
Secondo i dati pubblicati ad inizio anno dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nel 2017 le auto immatricolate in Italia si sono attestate su 1.970.497 unità, il 7,9% in più rispetto al 2016. In questo “parco auto” tutti i sistemi di alimentazione sono in calo, con l’eccezione del Gpl e dell’ibrido. Nel dettaglio, il diesel ha la fetta maggiore di mercato, il 56,7% (era il 57,1% nel 2016), seguito dalla benzina, 31,9% (32,9% l’anno precedente). Come dicevamo, il Gpl è in crescita: è passato dal 5,5% del 2016 al 6,5% del 2017, ma a crescere di più è l’ibrido: dal 2% del 2016, al 3,2% del 2017. Cala il metano, passando da 2,4% a 1,6%, mentre il motore elettrico occupa non una fetta ma un a “fettina” di mercato: lo 0,1%, invariato rispetto all’anno precedente. Ciò significa che nel 2017 ogni 100 auto immatricolate 4 sono ibride, mentre su 10.000 auto immatricolate, 10 sono elettriche.
Come funziona
Ma che differenze ci sono tra un motore ibrido e un motore elettrico? Ad oggi esistono tre categorie di ibrido, ma il concetto base è lo stesso: l’auto ibrida ha due motori, uno a combustione, a benzina o a gasolio, e uno elettrico. Nell’ibrido “mild”, il motore elettrico partecipa alla trazione, riducendo le emissioni, e recupera l’energia in frenata e decelerazione, ricaricando la batteria, ma non consente all’auto di muoversi con la sola spinta dell’elettrico. Nell’ibrido “full”, motore e batteria sono più grandi e più potenti: l’auto può quindi muoversi sulla sola spinta dell’elettricità, quindi ad emissioni zero, ma con un’autonomia di pochi chilometri e a basse velocità. Infine, l’ibrido “plug in” monta una batteria ancora più potente che offre la possibilità di essere ricaricata collegandola ad una presa della corrente. L’autonomia del motore elettrico è maggiore, e una volta esaurita la carica, l’auto si comporta come nel sistema “full hybrid”.
L’elettrico arranca
L’auto esclusivamente a trazione elettrica, però, stenta a decollare. Secondo il sito motorbox. com, “l’insuccesso è dovuto al costo dei veicoli elettrici ed alla mancanza in Italia di consistenti incentivi all’acquisto, il che rende questo investimento poco vantaggioso nel lungo periodo”. Sempre motorbox.com evidenzia, tra l’altro, che in Italia i costi di possesso di un’auto elettrica viaggia sui 986 euro al mese, contro i 667 della benzina e i 628 del diesel. “In Italia, inoltre – scrive il sito web -, esistono pochissime postazioni di ricarica: sono circa 1750 i punti di ricarica pubblici, che corrispondono tuttavia a meno del 3% di quelli europei”.
Cambiare mentalità
Tutti problemi che Confartigianato Vicenza conosce bene. Da alcuni anni l’associazione è impegnata in un percorso di sensibilizzazione della mobilità elettrica che culmina con Citemos, il festival annuale della mobilità sostenibile che per il 2018 si svolgerà a Vicenza il 4, 5 e 6 ottobre. «Il problema è far partire il mercato – spiega Luigino Bari, imprenditore nel settore della elettro meccanica e dirigente associativo di Confartigianato -. Dal punto di vista tecnologico siamo arrivati a batterie con un buon rapporto tra peso e potenza. Anche la durata è buona: viene offerta una garanzia di dieci anni, inoltre il litio è un materiale che si può rigenerare. Ma il costo è ancora troppo elevato. E non credo a nuove tecnologie disponibili in tempo breve». Non sarà breve nemmeno la sostituzione dei veicoli attualmente in circolazione con mezzi più ecologici. «La strada è iniziata – spiega Bari -, ma sarà difficile estinguere un mercato così grande. Non spariranno in tempi brevi. E tutto dipenderà dal prezzo dell’auto. Immagino che ci vorrà un decennio perché siano più accessibili».


