Un passo alla volta la XVIII legislatura cerca di avviarsi lungo un sentiero ancora sconosciuto e tortuoso. Sono stati eletti i presidenti di Camera e Senato: Maria Elisabetta Alberti Casellati di Forza Italia, prima donna a ricoprire la seconda carica più importante dello Stato e Roberto Fico del Movimento 5 Stelle a guidare la Camera dei Deputati. In questo caso l’accordo tra il movimento guidato da Luigi Di Maio e la coalizione capitanata da Matteo Salvini ha retto.
Ora la partita entra nel vivo. La settimana prossima il Presidente della Repubblica inizierà le consultazioni. Le schermaglie preliminari, com’era immaginabile, non promettono subito bel tempo. Il bisogno da un lato di segnare il proprio territorio e dall’altro di non scoprire subito tutte le carte, fa prevalere le chiusure più che le aperture. Si tratterà di capire, dopo una prima fase di rigidità e veti incrociati, se qualche interesse minimo comune emergerà in modo da permettere di arrivare alla formazione di un esecutivo. In questo primo tempo i protagonisti della partita sono inevitabilmente i vincitori delle elezioni del 4 marzo: Lega e Movimento 5 Stelle, mentre Forza Italia e soprattutto Partito Democratico al momento stanno a bordo campo. Se nulla dovesse accadere di positivo si passerà, per necessità, a un secondo tempo dove potrebbero trovare un maggiore spazio di manovra politica anche le forze che sono uscite ridimensionate dal risultato delle urne.
Salvini e Di Maio hanno da un lato le promesse con le quali hanno attirato molti elettori e delle quali presto qualcuno comincerà a domandare conto. D’altro però hanno l’Europa e i vincoli di bilancio che indicano un sentiero stretto e per molti tratti obbligato. Se riusciranno a formare un governo dovranno tenere insieme queste differenti spinte e fare i conti con la dura realtà di uno dei Paesi con il più alto debito al mondo.
Gli italiani hanno firmato una vera e propria cambiale in bianco, scommettendo che i due partiti riusciranno a dare qualche risposta alle tante questioni irrisolte che giacciono sul tappeto. Era già accaduto nel 2014 alle elezioni europee con Matteo Renzi. Poi sappiamo bene com’è finita ed è bene che Di Maio e Salvini non lo dimentichino. Fino a che si è all’opposizione tutto sembra facile, ma poi il confronto con la dura realtà riporta tutti con i piedi per terra. Anche la forza della novità è destinata a scomparire in breve. Ora siamo all’inizio e sia Di Maio che Salvini sono “il nuovo” (come lo fu Matteo Renzi quattro anni fa). Ma ancora per poco. L’esperienza con il potere li tirerà (giustamente) dentro all’ordinarietà. Lì si vedrà chi sono, cosa valgono, quali sono i loro veri obiettivi.

