In un territorio sempre più popolato da culture diverse, diventa prioritario capire, comprendere e conoscere coloro che abitano vicino a casa, lavorano nella stessa azienda e hanno i figli nella stessa scuola. Questi i principi alla base del Convegno delle religioni, che domenica 11 marzo, dalle 15.30, andrà in scena per la quattordicesima edizione al Teatro San Marco di Vicenza sul tema “Dio dà dignità al povero”.
Oltre dieci anni di incontri

Era il 2005 quando a Montecchio Maggiore si tenne la prima edizione. «Ero assessore ai servizi sociali – racconta Agostino Pilati, responsabile del gruppo “Religioni Insieme” –, quando divenne essenziale, guardando la demografia del territorio, radunare le cinque principali religioni rappresentate dagli abitanti per dialogare e trovare punti in comune. Una volta conoscere le religioni era un fatto culturale, ora è sociale. Non possiamo non conoscere perché viviamo in una società composta da molte culture diverse».
Il convegno, promosso dal Centro ecumenico Eugenio IV con il patrocinio del Comune di Vicenza e con la collaborazione della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo, vedrà la partecipazione di don Enrico Pajarin, direttore della Caritas diocesana, per i cristiani; per i musulmani Abderrazzak Lemkhannet di Padova; la monaca indù Svamini Suddhananda Ghiri; Kuljit Kaur e Mani Chohan per i sikh e per i ravidassia.
Tutte le religioni hanno a cuore la dignità dell’uomo
«Quest’anno si è deciso di affrontare il tema della povertà– continua Pilati –. Se la crisi economica dell’Italia sembra infatti essere in via di superamento, il divario fra ricchi e poveri invece aumenta progressivamente, dato il modello di sviluppo dell’Occidente. Crescono di numero i poveri, e molti di essi vengono a trovarsi emarginati, senza dignità sociale. Le religioni vogliono essere vicine a queste persone, la cui dignità e valore deriva dalla comune umanità».
Pilati, grazie alla sua presenza istituzionale e al gruppo di cui è responsabile, è stato testimone di eventi in cui le varie comunità religiose sono intervenute: «I sikh mi hanno fatto conoscere una persona che cercava lavoro e che occorreva aiutare. Sono stati loro a muoversi per sostenerla nella ricerca, presentandole rappresentanti locali che potevano intervenire. La comunità induista ha invece adottato una persona colpita da ictus che era qui in Italia senza famiglia. Oltre a sostenerla nella lunga degenza, hanno pensato di inserirla nel tempio per darle un lavoro quando sarà riabilitata».
La testimonianza dei sikh
Testimonianze che verranno raccontate nel convegno, a cui se ne aggiungeranno altre, come anticipato da Kuljiit Kaur dei sikh: «La nostra religione si basa sul guadagnare con le proprie mani, senza chiedere elemosina, e di aiutare gli altri. All’interno di ogni nostro tempio, presente nel Vicentino a Chiampo e a Castelgomberto, abbiamo la cucina comune: chiunque contribuisce cucinando, facendo la spesa o con un sostegno economico e chiunque può avere un pasto caldo quotidiano. Nei momenti di crisi, dove molti hanno perso il lavoro, questa modalità di aiuto ha reso possibile a molti di mangiare ogni giorno, quando non avevano soldi per fare la spesa».
Ad ingresso libero, il convegno si aprirà con la danza filippina, ci sarà poi un primo giro di interventi, mediati dal giornalista Giandomenico Cortese, sui testi sacri sul tema della povertà. Si passerà poi a una coreografia dell’associazione Sloga che darà inizio al secondo giro di interventi, in cui verranno raccontate varie esperienze delle religioni su “Dio e i poveri”. A concludere saranno le danze serbe di Jelek e la danza indiana.

