Venerdì 2 febbraio, alle 20.30, il vescovo Beniamino Pizziol presiederà la veglia di preghiera in occasione della 40° Giornata Nazionale per la Vita, che si celebra in tutta Italia domenica 4 febbraio. A fare da cornice a questo momento la Basilica dei Santi Felice e Fortunato di Vicenza. Come ogni anno l’appuntamento è promosso dall’Ufficio per la Pastorale Diocesana e dall’Ufficio per il Matrimonio e la Famiglia, in collaborazione con alcune associazioni e movimenti del territorio. “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo” il titolo scelto dalla Conferenza Episcopale Permanente, che accompagnerà le celebrazioni. Durante la veglia, infatti, verrà letto il messaggio diffuso nei mesi scorsi dai Vescovi italiani che ricorda come la vita e la gioia che essa genera siano un dono di Dio e una responsabilità dell’uomo. Così come verrà data lettura della preghiera per la Vita di San Giovanni Paolo II che, in continuità con quanto sottolineato dai presuli per questa Giornata, fa appello ai cristiani e alla loro capacità di saper annunciare «con franchezza e amore il Vangelo della Vita agli uomini del nostro tempo». Tra i promotori della veglia l’Azione Cattolica, il Centro Aiuto alla Vita di Vicenza, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche, il Centro Italiano Femminile, il Movimento dei Focolari e l’Unione Giuristi Cattolici Italiani.
Quattromila bambini aiutati a nascere dal Cav di Vicenza
Sono oltre quattromila i bambini nati con il sostegno del Centro Aiuto per la Vita di Vicenza in quasi quarant’anni di attività. Braccio operativo del Movimento per la Vita, ha iniziato il suo impegno in città nel 1979 dopo l’approvazione della legge 194 sull’aborto. Aiutare le donne che si trovano a dover affrontare una gravidanza difficile, offrire loro ascolto e protezione e sostenerle nel quotidiano sono da sempre gli obiettivi principali del Cav. «Quello di Vicenza è il primo nato in provincia – dice Francesca Comacchio, presidente del Centro che ha sede in Stradella dei Cappuccini -. Oggi i volontari sono circa una trentina sempre pronti ad accogliere chi bussa alla nostra porta. Arrivano allo sportello tramite i consultori, i servizi sociali oppure grazie al passaparola». Poco più di un centinaio i bimbi nati lo scorso anno e oltre 500 le famiglie sostenute con le borse spesa. Tra le diverse attività del Cav spicca il progetto Gemma, che prevede l’adozione a distanza di madri in difficoltà, tentate a non accogliere il proprio bambino, offrendo un sostegno economico per 18 mesi che può consentire di affrontare con serenità il periodo di gestazione e il primo anno di vita del figlio. «Siamo impegnati anche nel garantire assistenza medica e particolari medicine a quante ne hanno bisogno – spiega la Comacchio – Prima di tutto, però, la nostra è un’opera di accoglienza. Le donne che si rivolgono a noi molto spesso sono spaventate e confuse e hanno bisogno di essere ascoltate e consigliate». Per ognuna di queste donne, dopo un primo colloquio conoscitivo, il Cav dà il via a una progettualità specifica pensata apposta per loro. Ma quali sono le principali ragioni che spingono a rivolgersi a questo servizio? «Nella maggior parte dei casi il motivo che spinge una donna a chiedersi se portare avanti una gravidanza o meno è di natura economica. Ci sono, poi, situazioni di disagio sociale e purtroppo anche le pressioni da parte della famiglia costituiscono un ostacolo nell’affrontare con tranquillità il periodo di gestazione – prosegue la presidente -. Con alcune di queste donne abbiamo mantenuto un rapporto anche a distanza di anni dalla nascita del loro bambino, che per noi è sempre origine di grande gioia. Ciò che cerchiamo di far capire è che la vita non è mai un problema, mentre l’aborto si trasforma in una sorta di lutto nascosto per queste donne». Quindici i Cav presenti attualmente in tutto il Vicentino, che fanno parte dei 349 centri sparsi sul territorio nazionale con oltre 15mila volontari. Dall’anno di fondazione del primo Cav nel 1975 a Firenze, i bambini nati grazie al sostegno di queste realtà sono circa 190mila. Mentre nel solo 2016 sono quasi 9mila. «Sono numeri importanti, ma si potrebbe fare molto di più con una maggiore vicinanza da parte delle istituzioni – precisa la Comacchio -. Ci sono alcuni aspetti legati alla legge sull’aborto e soprattutto relativi all’utilizzo della pillola del giorno dopo che andrebbero approfonditi, ma che vengono ancora taciuti».