Nel cuore della notte, nel folto del bosco, l’occhio digitale inquadra quattro zampe pelose, muscoli scattanti e due occhi che brillano nella ripresa della fotocamera nascosta. Con circospezione, i movimenti lenti dettati da un’istintiva, atavica prudenza, l’animale si avvicina a qualcosa che è a terra ed è invisibile. Annusa mentre viene raggiunto quasi subito da un compagno. Non è tutto: un terzo lupo arriva poco dopo e si unisce al resto del branco nello “studiare” quanto è al suolo. Forse resti di cibo lasciati nelle vicinanze della fototrappola.
La registrazione risale alla scorsa estate, nella parte nord della provincia di Vicenza. Testimonia come la specie, il predatore più in alto nella catena alimentare dopo l’uomo, sia viva e vegeta in questo territorio. Anche se, rispetto all’anno scorso, c’è un dato che suscita interrogativi. «Le predazioni ci sono, ma si sono dimezzate. All’inizio di ottobre ne abbiamo registrate 83, denunciate – osserva il comandante della polizia provinciale di Vicenza Gianluigi Mazzucco – nello stesso periodo dell’anno scorso erano 160».
I numeri
Per quanto riguarda il lupo la polizia provinciale svolge funzioni di controllo e censimento in collaborazione con la Regione Veneto. Gli agenti intervengono quando chiamati dagli allevatori, registrando le predazioni e consegnando gli esiti alla Regione per gli indennizzi. «Parlare di lupo – spiega Mazzucco – vuol dire parlare di una specie che è arrivata in modo inatteso in quest’area e che ha un forte impatto su selvaggina e anche animali domestici. Anche sulle persone, perché la sua presenza provoca un forte timore. Il suo unico “competitor” è l’uomo. Il lupo uccide e divora anche i cani: a meno che non siano maremmani o cani da pastore appositamente addestrati per le greggi». Sul numero di esemplari «abbiamo delle stime relative agli animali su cui inizialmente era stato messo il radiocollare, poi censimenti e fototrappole. C’erano tre gruppi, rispettivamente sul Monte Grappa, sull’Altopiano di Asiago e sul Pasubio, nelle parti alte della montagna. Possiamo stimare fra i 50 e i 60 animali» spiega il comandante.
I luoghi
Nel periodo più recente il lupo si è spostato verso la collina. «Nella biologia dell’animale c’è il gruppo, con un maschio e una femmina alfa. Quando nascono i piccoli restano per un anno, poi si disperdono cercando nuovi territori. Si abbassano perché in alto non c’è niente – precisa Mazzucco –, avvicinandosi anche alle abitazioni. Abbiamo avvistamenti quasi quotidiani a Cogollo del Cengio, Monte di Malo e nella pedemontana in genere. Vicino alle case trovano rifiuti, crocchette per i cani e i gatti, animali domestici». E sono stati trovati alcuni lupi morti, investiti dal treno: quattro o cinque, in particolare nel Bassanese, per investimenti nelle vicinanze della ferrovia. L’animale è presente anche nella valle dell’Agno, a Chiampo, nei colli Berici: qui ci sono solo un paio di esemplari attestati, al momento senza segnalazione di predazioni o di numeri in crescita. C’è poi il tema delle ibridazioni con i cani, fortunatamente per ora poco presente in provincia: «Gli animali analizzati finora non erano ibridi».
Le predazioni
«È un animale schivo, cerca di evitare l’uomo. Si muove più di notte, ma anche di giorno se non viene disturbato. In una nottata può fare 40 chilometri – sottolinea il comandante della polizia provinciale – possono esserci attacchi in branco o da singoli, verso l’asinello o la pecora nel recinto: in genere gli obiettivi sono questi, l’animale isolato e non il gregge. Ma il lupo è anche “opportunista”, per modo di dire, visto che l’unica specie realmente opportunista è un’altra. Se trova la carcassa, il lupo si ciba prima di tutto di quella». Nonostante l’area si sia abbassata, il numero delle predazioni è molto calato da un anno all’altro. «Le motivazioni possono essere diverse. Anzitutto, è stato fatto uno sforzo notevole dalla Regione per dotare gli agricoltori di mezzi di difesa, con contributi per reti e recinti mobili e per l’acquisto di cani da pastore. In Provincia, con il consigliere Moreno Marsetti è stato creato un tavolo di lavoro con tecnici e associazioni per risolvere i problemi».
Contenimento
e rischi per l’uomo
Il lupo gode di uno status di animale “super protetto” a livello nazionale, quindi caccia e contenimento sono vietati. In provincia è stato rilevato ad oggi un solo caso di tentato abbattimento: nel 2024 la polizia provinciale è intervenuta su un animale gravemente ferito da una fucilata. «È stato portato al centro di recupero Cras (Centro recupero animali selvatici) di Arcugnano e curato. C’è un procedimento penale con un’indagine in corso, abbiamo dei sospetti – sottolinea Mazzucco –. L’abbattimento è un reato, del resto la caccia senza regolamentazione può fare dei gravi danni: se chi spara colpisce il maschio o la femmina alfa, nel branco viene a mancare il capo, con un caos che si propaga nel territorio». La mancanza del capobranco fa venire meno la gerarchia, con più riproduzioni incontrollate e, per paradosso, maggiori predazioni e maggiori timori nelle zone abitate. Anche se, ad oggi, non risultano attacchi all’uomo da parte di lupi. O quasi: « È accaduto, in un’area verde in Lazio, di un tentato attacco di un lupo a un bimbo di tre anni. È l’unico caso attestato ed è stato filmato. È chiaro che siamo agli estremi, mediamente è un animale di 35, 40 chili ed evita il confronto con l’uomo, creatura più grossa. Vedo piuttosto possibili problemi con il cane a passeggio. Un attacco al cane è possibile – conclude Mazzucco – potrebbe essere visto come rivale».
di Andrea Alba
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