«Agire nel presente e costruire il futuro, creare una cultura democratica contro l’indifferenza, custodire la memoria come leva per l’azione». Con queste parole Pietro Grasso, ex presidente del Senato e già procuratore nazionale antimafia, introduce l’incontro che lo ha visto protagonista a Barbarano Mossano di una serata nell’ambito del festival “Un posto in cui tornare”, realizzata in collaborazione con la parrocchia.
Un momento di intreccio tra riflessione civile e spirituale, nato dal desiderio di un gruppo di trenta giovani di trasformare la memoria e l’impegno ambientale in un’azione collettiva. «Poter tornare non è scontato. Il nostro dovere è raccontare e impegnarci per avere un posto in cui tornare»: questo lo slogan del festival, che fin dalla prima edizione nel novembre 2022 ha scelto di affrontare il tema del cambiamento climatico e delle sue conseguenze. L’immagine della Marmolada, ferita dal crollo del ghiacciaio, è diventata il simbolo di un pianeta che lancia un grido d’aiuto. Da quel segnale di allarme è nato un percorso di giovane cittadinanza attiva, di condivisione e di cura, che ogni anno si rinnova con incontri, testimonianze e momenti di dialogo. In questo contesto si inserisce la voce autorevole di Grasso, oggi presidente della Fondazione Scintille di Futuro, che ha deciso di dedicare la sua “terza vita” ai giovani. «Dopo quarantatré anni da magistrato e dieci di attività politica, ho scelto di dedicarmi interamente ai ragazzi – racconta –. Ho istituito la Fondazione Scintille di Futuro per accendere, attraverso una scintilla, la luce del domani. Il nostro slogan è “custodire la memoria, agire nel presente e costruire insieme il futuro”». Con questo spirito la fondazione porta nelle scuole progetti di educazione alla legalità e alla cittadinanza responsabile. «L’obiettivo è formare cittadini consapevoli e attivi – spiega –. L’impegno non si esaurisce nella denuncia delle mafie, ma si allarga ai temi che riguardano la qualità della convivenza: i diritti, la giustizia sociale, l’inclusione, la dignità del lavoro, la sostenibilità e la pace. Vogliamo costruire anticorpi contro l’indifferenza, dare valore alla memoria come energia per l’azione futura».
Tra i linguaggi scelti per dialogare con le nuove generazioni, la fondazione ha puntato su strumenti immediati come il fumetto. L’ultima pubblicazione, “Da che parte stai”, racconta ai ragazzi che “tutti siamo chiamati a scegliere”. «È un modo per arrivare ai più giovani con strumenti accessibili e diretti – aggiunge Grasso –. Le storie aiutano a comprendere la complessità, ma anche a prendere posizione. La cultura della legalità si trasmette non solo con le lezioni, ma con i racconti, le emozioni e le immagini che restano». Dalla memoria all’ecologia, il filo conduttore resta l’impegno: «Oggi la sostenibilità ambientale non è più un’opzione, ma un imperativo categorico. Le crisi del cambiamento climatico e la perdita di biodiversità ci costringono a ripensare radicalmente i nostri modelli economici e produttivi. Le risorse naturali non possono essere usate per creare danni ai cittadini». Parole che risuonano anche in un territorio come il Vicentino, segnato dalla vicenda Pfas, dove le comunità si interrogano sul rapporto tra ambiente e giustizia. E Grasso conosce bene queste dinamiche: «Da magistrato ho visto quanto siano pericolose le ecomafie, reti criminali capaci di infiltrarsi nell’economia legale. Dietro operazioni apparentemente regolari agiscono imprenditori spregiudicati che, per profitto, sacrificano la salute delle persone e la bellezza dei territori. Per questo serve un cambiamento culturale profondo: bisogna proteggere la casa comune in cui viviamo».
Nel 2015, da presidente del Senato, Grasso contribuì all’approvazione della prima legge italiana che introdusse i delitti ambientali nel codice penale. «Fu un passaggio storico – ricorda – che ha fornito strumenti concreti alla magistratura e permesso di riconoscere il danno ambientale come un crimine grave. Oggi quelle norme continuano a produrre risultati importanti».
Ma il cuore del suo messaggio resta rivolto ai giovani: «Devono considerare l’ambiente come la propria casa e loro lo sanno bene. Nessuno lascerebbe immondizia nel salotto della propria abitazione: così bisogna rispettare la Terra. I ragazzi hanno la capacità di sognare e di cambiare il mondo, ma vanno formati alla responsabilità. La cultura della legalità non è un insieme di regole: è una forma di umanesimo che unisce diritti, verità, giustizia, solidarietà e pace».
Pietro Grasso lancia un invito che è anche una consegna alle nuove generazioni: «Ogni scintilla accesa può diventare luce. Bisogna pensare la legalità come una parte della cultura, una “cultura della legalità” cioè un insieme di comportamenti che tendono a realizzare i diritti dei cittadini, il rispetto degli altri, la libertà, l’eguaglianza, la verità, la giustizia, la tolleranza, la solidarietà e quindi anche la pace. Che possa formare cittadini una nuova classe dirigente responsabile e capace di cambiare in meglio il nostro mondo e anche la loro vita. Solo così potremo davvero “avere un posto giusto in cui tornare”».
di Giada Zandonà
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