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Home Editoriali

Decreti Salvini: è tempo di girare pagina

10 Ottobre 2019
in Editoriali
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Ancora un naufragio di migranti a Lampedusa. I numeri parlano di 13 donne morte e 8 bambini dispersi. Nulla sembra cambiato eppure è passato più di un mese da quando è nato il governo Conte 2, giallo-rosso, al posto di quello giallo- verde.

Uno degli ambiti in cui ci si aspetta discontinuità è proprio quello nei confronti dei migranti per recuperare finalmente quell’umanità che tanto ha difettato nel governo giallo-verde. E invece, per il momento, i morti di Lampedusa ci dicono che non bisogna abbassare la guardia e continuare a chiedere, a pretendere umanità. Da qualsiasi governo. Ora, si sa, il tema dei migranti va trattato con prudenza e intelligenza per non regalare un facile argomento di propaganda ai sovranisti nostrani che non aspettano altro. Premesso questo è essenziale, però, che si cambi passo, innanzitutto nello stile, nel metodo, nel linguaggio. E va riconosciuto che il nuovo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese fino ad ora non ha tradito le attese. Ma al di là di questo, poi se parli con chi opera sul campo, ti conferma che i famigerati “decreti Salvini” che hanno reso complicatissima qualsiasi azione di accoglienza e integrazione e hanno volutamente e vergognosamente creato le condizioni perché aumentino le situazioni di illegalità e criticità tra i migranti, sono ancora lì, uguali a come il “capitano” Matteo li ha lasciati.

È evidente che l’ex alleato Luigi Di Maio sta bene attento a non farsi infi lzare dal leader leghista su un terreno in cui, a dire il vero, il capo politico del M5S non ha mai marcato la distanza. Eccolo dunque impegnato a presentare in tutta fretta un decreto che ridurrebbe drasticamente i tempi di rimpatrio dei migranti che non possono restare nel nostro Paese. Sulla sua efficacia c’è da avere qualche dubbio, ma in ogni caso non è questo quello che serve davvero.

È invece urgente ripristinare gli strumenti che avevano mostrato di funzionare in termini di accoglienza e integrazione, in primis il sistema Sprar, dell’accoglienza diffusa.

Oltre a questo è il momento di abbandonare tatticismi vari e approvare la legge sullo Ius culturae checonsentaai ragazzi nati e cresciuti nel nostro Paese con genitori immigrati di vedersi finalmente riconosciuta la cittadinanza italiana. Da ultimo è tempo di discutere una legge seria e rigorosa che consenta agli immigrati che rispondono a certi requisiti, di arrivare regolarmente nel nostro Paese e trovare, senza impazzimento da burocrazia, un lavoro.

In tale prospettiva va sostenuta la campagna “Io accolgo” (si può firmare su www.ioaccolgo.it) promossa dallo scorso giugno da 146 organizzazioni sociali italiane ed internazionali, tra cui Caritas Italiana, Sant’Egidio, Cnca, Forum del Terzo Settore, Acli, Centro Astalli, Focsiv e che ha lanciato un appello dove, tra le altre cose si chiede di reintrodurre il permesso di soggiorno per motivi umanitari e la residenza anagrafica per i richiedenti asilo (senza documenti i migranti sono condannati all’esclusione e allo sfruttamento); riaprire l’accesso dei richiedenti asilo al sistema di accoglienza diffusa gestito dai Comuni (ex-Sprar); mai più morti in mare e persone lasciate per settimane sulle navi (chi rischia la vita in mare deve essere soccorso e fatto sbarcare al più presto in un porto sicuro) e infine stop ai respingimenti in Libia (annullando gli accordi Italia-Libia).

Sono richieste semplici, di civiltà verrebbe da dire. Per questa ragione occorre che l’attuale Esecutivo batta un colpo e faccia capire che, almeno in questo, è davvero cambiato qualcosa.

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