L’economia non può trattare l’uomo come una merce, così come non possono essere i confini statali a stabilire chi è portatore di diritti e chi no.
Il concetto di diritti umani, intesi come dignità radicalmente comune ad ogni essere umano proprio per il fatto di essere umano, indipendentemente dall’età, provenienza, sesso, religione e status economico, è una conquista relativamente recente. Sarebbe interessante ripercorrere la storia e lo sviluppo di tali diritti ma ovviamente l’articolo non è il luogo adatto per fare questo tipo di excursus. Possiamo sintetizzare affermando che in epoca moderna si è iniziato a parlare di diritti degli esseri umani ma solo in quanto membri di una precisa organizzazione nazionale.
Grande importanza per lo sviluppo di questo argomento lo ha avuto la visione cristiana della vita (uomo come dono di Dio, creato a sua immagine) e un passaggio importante si è realizzato grazie alla filosofia kantiana del XVIII secolo. Ma è l’evento contemporaneo della Seconda guerra mondiale a provocare la vera e propria svolta. Gli orrori della guerra e il tentativo sistematico di eliminare popoli ed etnie ha provocato una reazione e una precisa presa di posizione. Il processo di Norimberga in Europa e quello di Tokio in Asia hanno posto la questione del concetto di “crimini contro l’umanità”: i crimini commessi non possono essere semplicemente considerati come violazione dei trattati tra gli Stati ma come negazione della dignità stessa che ogni uomo e donna in quanto tale porta con sé.
La Società delle Nazioni, divenuta poi Onu, arriva a promulgare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani il 10 dicembre 1948. Fin dai primi capitoli dell’enciclica Papa Francesco sottolinea l’importanza dell’incontro con il grande Imam Ahmad Al-Tayyeb ad Abu Dhabi il 4 febbraio del 2019. In quell’occasione avviene la firma della dichiarazione sulla Fratellanza Umana per ricordare che “Dio ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro” (Fratelli Tutti, 5).
Successivamente, specialmente nei punti 22-23-24, fa un riferimento esplicito ai diritti umani come riferimento nel pensare alla radicale fraternità universale tra gli uomini e ai tanti casi della mancata attuazione pratica degli stessi. Con un particolare riferimento alla questione delle donne e del mancato riconoscimento della loro dignità, della moderna schiavitù in cui molti si trovano a vivere soprattutto nella forma della tratta e della prostituzione. Questo ragionamento trova poi una naturale prosecuzione nell’affermare un radicale rifiuto della guerra come negazione dei diritti umani stessi e della fraternità.
Nei paragrafi 121 e poi 124 torna ancora a parlare di diritti umani che devono valere per tutti e in tutti i casi: sia in riferimento a una economia che non può trattare l’uomo come una merce, così come non possano essere i confini degli Stati a stabilire chi è portatore di diritti e chi non lo è. I diritti fondamentali precedono qualunque società perché derivano dalla dignità conferita ad ogni persona in quanto creata da Dio. (124). L’enciclica Fratelli Tutti prende perciò in grande considerazione questo tema. È un punto di partenza comune per il dialogo con ogni uomo e donna di ogni provenienza, cultura e fede, senza dimenticare che per un cristiano tutto ciò è illuminato dalla consapevolezza che ogni uomo e donna è creato a immagine di Dio stesso: rifiutando l’altro si rifiuta Dio stesso.
Papa Francesco non si accontenta di accogliere il concetto di diritti umani e arriva a delineare i limiti che la dichiarazione oggi trova ad avere a causa delle inefficienze dell’Onu (organizzazione che deve essere riformata), del ritorno del populismo e del nazionalismo (che pone la questione della diversa dignità delle persone a partire dalla nazione di appartenenza), della guerra come mezzo di soluzione delle controversie (mentre occorre affermare il multilateralismo come metodo di confronto tra gli stati e le organizzazioni) e della “cultura dello scarto” che caratterizza il modello economico all’interno del quale oggi noi viviamo.
Alla luce di tutto questo i Diritti Umani sono un punto di partenza importante per un cammino ancora tutto da compiere, guidato dalla dichiarazione dei Diritti Umani e, per noi credenti, illuminato dalla luce del Vangelo. Scrive Ivano Fossati nella sua canzone del 1992 “Mio fratello che guardi il mondo”: “Se c’è una strada sotto il mare prima o poi ci troverà, se non c’è strada dentro il cuore degli altri prima o poi si traccerà. Sono nato e ho lavorato in ogni paese e ho difeso con fatica la mia dignità”. Fossati, cantando questa canzone come ospite dell’edizione del 1999 del Festival di Sanremo, fa mettere in onda la frase della lettera agli Ebrei ”non dimenticate di essere ospitali con gli stranieri poichè alcuni hanno ospitato degli angeli senza saperlo’’

