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Home Attualità Territorio

Non c’è pace a Vicenza – Lettera aperta

16 Luglio 2019
in Territorio
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La Marcia della pace apre il nuovo anno

Cammino di pace a Vicenza, immagine di repertorio.

Vicenza ha deciso di lasciare il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani. L’Amministrazione comunale lo ha fatto con una delibera di Giunta del 28 giugno provocando lo sconcerto anche tra la società civile. Numerose realtà anche del mondo cattolico e del volontariato hanno preso posizione al riguardo con una lettera aperta che pubblichiamo di seguito firmata da Cisl Vicenza, parrocchia San Paolo di Vicenza, Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Vicenza, Centro Culturale San Paolo di Vicenza, Movimento dei Focolari di Vicenza, Centro Studi Presenza Donna, Coordinamento Palestina, Rete Famiglie Aperte, Azione Cattolica
del vicariato urbano di Vicenza 
esprimono con questa lettera aperta il proprio dissenso rispetto alla scelta dell’Amministrazione comunale di Vicenza di recedere dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani.

Apprendiamo con disappunto la decisione del comune di Vicenza di recedere dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani. Tra le motivazioni si legge:

“In questo periodo di contrazione delle risorse, è necessario valutare come investire ogni singola, anche se pur modesta, somma a disposizione dell’Ente”;

“l’adesione all’Associazione dal 2010 ad oggi ha rappresentato, per lo più, una formale dichiarazione d’intenti senza mai trasformarsi in azioni ed attività concrete a favore della promozione della pace”.

Tra gli articoli statutari del Coordinamento si legge:

Art. 4 Scopi del Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e i diritti umani sono: promuovere l’impegno costante degli Enti Locali e delle Regioni a favore della pace, dei diritti umani, dello sviluppo sostenibile, della solidarietà e della cooperazione internazionale valorizzandone le iniziative; promuovere il coordinamento nazionale e lo sviluppo di iniziative comuni, lo scambio di informazioni ed esperienze tra gli Enti Locali e le Regioni impegnati sui problemi della pace e dei diritti umani.

La pace poi è uno dei valori indicati come fondamentali nello Statuto del Comune di Vicenza, dove si legge:

Art. 2 (Pace e cooperazione)

1. Il Comune, in conformità ai principi costituzionali ed alle norme internazionali che riconoscono i diritti innati delle persone umane, sancisce il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e promuove la cooperazione fra i popoli, riconosce nella pace un diritto fondamentale della persona e dei popoli.

2. A tal fine il Comune incoraggia la conoscenza reciproca dei popoli e delle rispettive culture e promuove una cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione e di informazione e con il sostegno alle associazioni, che promuovono la solidarietà con le persone e con le popolazioni più povere”.

La scelta del Comune ci dice che oggi non vi è riferimento ideale e nemmeno l’interesse al tema della Pace.

La gravità della scelta non nega solo le due medaglie alla resistenza di cui la città gode, ma tutta una società civile cittadina che crede e lavora (da molti anni) per la pace.

Crediamo che un’istituzione come il Comune non possa ignorare gli enormi disastri che armamenti e guerre causano nel mondo, uno tra tutti i circa 20 milioni di rifugiati nel mondo e che sia, anche per questo, dovere di ciascuna istituzione lavorare per far crescere nel proprio territorio una cultura di pace.

La scelta della giunta comunale mostra, in questo senso, una pericolosa chiusura che vogliamo sperare possa essere rivista.

Per questi motivi chiediamo:

– che la pace sia riaffermata come un valore di riferimento per tutta la città, al di là delle identità politiche e che nel fare questo il sindaco eserciti il suo essere rappresentante di tutta la città e non di una sola parte;

– se sia vero che il contributo di euro 1.900 annuo sia uno tra i motivi reali della recessione;

– se e come il Comune intenda sostenere una cultura di Pace;

Le associazioni firmatarie la presente lettera si rendono disposte a collaborare assieme al Comune per una rivalutazione della delibera in oggetto ed alla programmazione di nuovi percorsi inerenti alla Pace rispondendo al secondo punto riportato nella delibera.

 

La risposta del direttore Lauro Paoletto
Difficile non condividere questa lettera. Ci sono decisioni che, al di là del loro contenuto specifico, assumono un indubbio valore simbolico. Non sappiamo se nell’approvare il ritiro dell’adesione del Capoluogo al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, la Giunta fosse consapevole del valore di tale gesto. E francamente non sappiamo dire se sia più grave se tale decisione sia stata assunta con la consapevolezza del suo valore oppure ignorandone la portata. Il risultato comunque non cambia: siamo di fronte a un atto che derubrica il lavoro per una cultura di pace a pura questione di (mini) budget. L’augurio è che la stessa precisa e minuzionsa attenzione al risparmio (parliamo di 1.900 euro in un bilancio di parte corrente di 118milioni di euro, pari allo 0,000016 per cento!!) sia assunta anche per tutte le altre tantissime decisioni.

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