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Mons. Pizziol: «Per la lavanda dei piedi avrei scelto medici e infermieri»

9 Aprile 2020
in Diocesi, In primo piano
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Mons. Pizziol: «Per la lavanda dei piedi avrei scelto medici e infermieri»

Il vescovo Beniamino durante la "Missa in Cena Domini".

«Il Signore Gesù, risponde a ciascuno di voi, papà e mamme, figli e figlie, nonni e nonne, consacrati e consacrate, diaconi e presbiteri: quest’anno ho deciso di celebrare la Pasqua nella tua casa, con la tua famiglia, con la tua comunità». Così il Vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol, durante l’omelia pronunciata nella celebrazione eucaristica del Giovedì Santo, a Monte Berico, nel rispetto delle normative per il contenimento del contagio da Coronavirus.

«Carissimi fratelli e sorelle – ha esordito Pizziol -, anche dal nostro cuore, in questo momento, sale una domanda, piena di affetto e di tenerezza al Signore Gesù: “Signore, dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?” (Mt 26, 17b). Questa domanda era normale per gli apostoli che, ogni anno all’inizio della primavera, osservavano quanto Mosè aveva prescritto come abbiamo letto nella prima lettura: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa” (Es 12,3). Ecco lo spazio fisico e umano della celebrazione della Pasqua: la casa e la famiglia. E allora, il Signore Gesù, risponde a ciascuno di voi, papà e mamme, figli e figlie, nonni e nonne, consacrati e consacrate, diaconi e presbiteri: quest’anno ho deciso di celebrare la Pasqua nella tua casa, con la tua famiglia, con la tua comunità».

«Questa sera accogliamo nelle nostre case non un ospite di passaggio, ma un amico fedele, un fratello, un familiare – ha proseguito Pizziol -. In queste settimane, abbiamo imparato ad accogliere Gesù nelle nostre case e nelle nostre famiglie, condividendo con Lui le nostre fatiche e le nostre preoccupazioni, ma anche i nostri desideri e le nostre speranze. Come in quella sera della sua ultima cena: “Venuta la sera, (Gesù) si mise a tavola con i Dodici” (Mt 26, 20), anche noi vogliamo ascoltare le sue parole e accogliere, con stupore e affetto, i suoi gesti, come ci sono narrati dall’Apostolo Paolo nella prima lettera alla comunità cristiana di Corinto. “Nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me” (1Cor 11,23 23-25). Con queste parole e con questi gesti, Gesù realizza in modo definitivo e perenne l’alleanza di Dio con il suo popolo».

«Il memoriale della Pasqua fa dei credenti una comunità di salvati dal sacrificio di Cristo sulla croce – ha detto Pizziol -. L’eucaristia rende possibile un nuovo modo di vivere, un modo bello e umano. I cristiani comprendono che non sono individui chiusi in sé stessi, ma sono persone in comunione con Cristo e perciò in comunione tra di loro. Conferendo agli apostoli il mandato: “Fate questo…in memoria di me” (1Cor 11, 25) Gesù li costituiva sacerdoti della nuova alleanza. Il sacerdozio ministeriale è un dono fatto da Cristo a coloro che sono chiamati, non perché lo tengano per sé, ma per metterlo a servizio del sacerdozio comune del popolo di Dio».

In questa Santa Messa, nella Cena del Signore, facciamo memoria della istituzione del sacerdozio ministeriale, per questo vi chiedo, carissimi fratelli e sorelle, di pregare per i nostri presbiteri e per me, vostro vescovo – l’invito di Pizziol -. Da parte mia desidero salutare e ringraziare tutti i presbiteri che stanno partecipando spiritualmente dalle loro abitazioni a questa S. Messa, e anche i nostri missionari “fidei donum”, e così pure quelli che vivono il loro ministero negli ospedali, nel carcere, nelle case di riposo, nelle comunità di accoglienza, che sono a servizio degli ultimi, dei più poveri. So che in questo tempo di sofferenza, vi state prodigando, con tutti i mezzi disponibili, per sollevare le nostre famiglie e soprattutto i nostri anziani, le persone ammalate dalla solitudine e dallo sconforto. A tutti voi va la mia gratitudine e la mia riconoscenza perché i nostri fratelli e le nostre sorelle, vedendo le vostre buone opere, rendano gloria al Padre nostro, che sta nei cieli».

«Questa mattina non ci è stato possibile, per i motivi che conosciamo bene, trovarci insieme, preti, diaconi, fedeli per la Santa Messa Crismale: è stata una sofferenza grave per tutta la nostra diocesi, la celebreremo più avanti. Ma in questo momento vorrei darvi una notizia bella, confortante per la nostra Chiesa particolare. Quando sarà terminata questa pandemia sanitaria fisseremo la data per le ordinazioni al diaconato e al presbiterato. A Dio piacendo, saranno ordinati presbiteri due giovani diaconi del nostro seminario: Marco Battistella e  Matteo Nicoletti. Saranno, inoltre, ordinati 6 diaconi: un giovane del nostro Seminario: Mauro Cenzon e un giovane professo dei Frati Minori Francescani, Federico Rovarin. Per grazia di Dio, avremo anche il dono di 4 diaconi permanenti, tutti e quattro sposati: Fabio Fontana, Massimiliano Frigo, Giancarlo Milani, Claudio Pellizzaro».

«Durante la sua ultima cena, Gesù, dopo essersi consegnato a noi con le parole e i gesti decisivi sul pane e sul calice del vino, sorprende gli apostoli con un altro gesto inaspettato e inimmaginabile, come ci è narrato dall’evangelista Giovanni: “…si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto” (Gv 13, 4-5). Il gesto della lavanda dei piedi ai discepoli è strettamente legato alle parole e ai gesti compiuti sul pane e sul vino, ne è la testimonianza più eloquente: il dono della vita di Gesù per noi diventa per la comunità un servizio reciproco tra fratelli e sorelle. Questo atto di Gesù diviene non solo esemplare, ma addirittura “un atto fondativo”. Lo stile di vita del discepolo si innesta e prende forza dallo stile di vita del Maestro: l’agire di Cristo fonda quello dei discepoli. Il gesto della lavanda dei piedi è per la chiesa generativo di un nuovo modo di essere e di agire».

«Tutti i cristiani battezzati, i sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate non sono chiamati solamente a compiere gesti di servizio, ma a “divenire servi”, come Gesù, il servo del Signore, servo dell’umanità nuova. In questa celebrazione eucaristica non ci è possibile compiere il gesto della lavanda dei piedi. Vi confesso che quest’anno avrei chiesto a 12 persone, uomini e donne, scegliendoli tra i medici, gli infermieri e infermiere, di accogliere la lavanda dei piedi dalle mani del vescovo, che è segno sacramentale di Cristo servo, che lava i piedi ai discepoli. In questo momento mi sento di ringraziare tutti coloro che, concretamente e quotidianamente, compiono gesti di servizio, di affetto e di solidarietà verso le persone sole, ammalate, povere, abbandonate». Tutti costoro, consapevoli o meno, stanno realizzando, in modo umile e nascosto quanto ci ha comandato il Signore Gesù: “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13, 15)».

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