«Tutti, mia mamma compresa, mi dicevano di abortire. Amici, parenti, tutti. Non sapevo che cosa fare, a chi rivolgermi, piangevo sempre. E intanto il tempo passava». Tiana ha 25 anni, occhi grandi e lunghi capelli d’ebano. È in Italia da quando ha 14 anni, arrivata da un Paese lontano con la madre e il fratello. Abita nel vicentino. Ci diamo appuntamento al “Centro di Aiuto alla Vita” in stradella dei Cappuccini a Vicenza che due anni fa ha cominciato ad aiutarla. «Oggi Daniel ha 16 mesi. È l’amore della mia vita» dice Tiana con un sorriso che riempie la stanza.
Tiana, perché ti dicevano di non tenerlo?
«Era un periodo molto difficile. Ero sola. Appena saputo della gravidanza avevo lasciato il mio compagno perché aveva avuto degli atteggiamenti che non mi piacevano. Avevamo da poco preso una casa in affitto, ma c’era ancora tutto da comprare. Mancava perfino la cucina. Tutti dicevano che ero giovane, che da sola non ce l’avrei fatta, che un figlio mi avrebbe sconvolto la vita. Lavoravo in un negozio».
I tuoi sentimenti quali erano?
«Io non ho mai voluto abortire. Mai. Ma quando tutti ti dicono che è la cosa migliore non è facile. Ero disperata. Mi ero rivolta ad un consultorio, spiegando la mia situazione. Avevo sentito il battito del piccolo. Ero già in 10 settimane, avevo pochissimo tempo per decidere (l’interruzione volontaria di gravidanza, se non ci sono malformazioni, è possibile in Italia entro le 12 settimane ndr). Mi hanno anche proposto di partorirlo e poi di darlo in adozione. Soluzione che ho scartato subito. Stavo malissimo, non sapevo che cosa fare».
Come sei entrata in contatto con il Centro di Aiuto alla Vita di Vicenza?
«Una sabato sera, disperata, ho digitato su internet “Aiuti per mamme”. Mi è apparso il sito SOS Vita, un servizio 24 ore su 24 in collegamento con tutti i CAV d’Italia. Non ho telefonato, mi vergognavo, così ho scritto una mail. Ho chattato con Margherita, una volontaria gentilissima che il giorno dopo, domenica mattina, ha chiamato la presidente del CAV di Vicenza Rossella Oselladore: “C’è una ragazza che ha bisogno di voi”. Da lì è iniziato tutto».
Concretamente come ti hanno aiutata?
«Prima di tutto con il supporto morale. Hanno fatto emergere la mia volontà, mi hanno rassicurata dicendo “Puoi avere il tuo bambino”. Ho capito che ce la potevo fare. Hanno creato un progetto su di me sostenendomi economicamente. Mi davano un fisso al mese per le visite, gli integratori. Le volontarie del Centro di aiuto alla vita, tra cui Rossella, sono i miei angeli. Lo dico sempre. Anche la psicologa del consultorio mi è stata molto vicina. È stato un lavoro di squadra. Tramite l’assistente sociale ho trovato una casa del Comune. La Caritas del mio paese mi portava i pannolini. A mio figlio non è mai mancato nulla, anzi. Ancora adesso ci coccolano. Era tutto buio, non trovavo un appiglio. Il CAV è stato la luce. Provo tanta gratitudine. Se avessi ascoltato gli altri me ne sarei pentita per la vita».
Momenti di difficoltà?
«I primi mesi con Daniel sono stati molto faticosi. Mia mamma abitava in un’altra città. Ero da sola. Aveva tante coliche. Per fortuna di carattere sono paziente. Quando dormiva piangevo, mi sfogavo, ma non ho mai mollato. Avevo comunque tante persone che mi sostenevano».
Oggi come va?
«Daniel è la mia forza e il suo papà lo viene a trovare. Mia mamma è una nonna felice e me lo tiene quando lavoro. Posso contare anche sulla madre del mio ex compagno con cui vado d’accordo. Sto studiando per diventare Operatrice Socio Sanitaria. Mi manca un annetto. Vorrei lavorare con i bambini con disabilità. In più sto studiando per la patente. Non mi fermo mai».
Che cosa diresti ad una ragazza che si trova nella tua stessa situazione?
«Di seguire il suo cuore. Avere un bambino non è un impedimento. Sì, la vita cambia. Drasticamente. Ma si fa. Ho un bambino, ma ho anche la mia vita e tanti sogni per il futuro. Daniel è una benedizione».
Hai fede?
«Tanta. E mi ha aiutato. Pensavo che Daniel fosse una femmina. Mio papà mi ha detto “Se Dio ti ha inviato un maschio, significa che avevi bisogno di un maschio”. Aveva ragione. Daniel è il mio ometto. Il mio amore. È bello tornare a casa e trovare qualcuno che ti ama davvero. C’è un’altra bella coincidenza: la casa dove vivo appartiene ad un prete. Non l’ho mai conosciuto perché abita in un’altra città. Anche qui il Signore ci ha messo lo zampino».
Marta Randon
Sos vita: 800813000; www.sosvita.it, aperto 24 ore su 24
Cav Vicenza:0444.542007; www.cavvicenza.org.