Maria fa visita alle varie comunità della Diocesi. D’altronde “si alzò e andò in fretta”, recita il Vangelo. Il 4 maggio, primo sabato del mese, giorno caro alla devozione alla Madre di Gesù, la copia in vetroresina della statua della Madonna di Monte Berico parte dal Santuario per raggiungere, tappa dopo tappa, tutti i 14 vicariati della Diocesi di Vicenza. Il primo è quello di Valdagno (6-12 maggio), seguito da Camisano (13-19 maggio). La statua, alta 130 cm e larga 75, è un po’ più piccola dell’originale. Trascorrerà una settimana in ogni vicariato fino a novembre, ospite di parrocchie e santuari dove saranno organizzati momenti di preghiera e di meditazione (nel box a lato tutte le tappe). L’occasione della peregrinatio è l’Anno di preghiera chiesto da papa Francesco in preparazione al grande Giubileo del 2025 che, per i vicentini, diventa propedeutico anche al Giubileo di Monte Berico (per i 600 anni dalla prima apparizione della Vergine a Vincenza Pasini) che si terrà nel 2026.
«Questa iniziativa vuole essere un piccolo aiuto per tornare a volgere l’animo a Dio, magari proprio attraverso la preghiera popolare del Rosario – ha annunciato il vescovo Giuliano ancora al termine della Messa Crismale – aiutati da Colei che è potente nell’intercessione e nell’invocazone dell’aiuto di suo Figlio per le molteplici necessità del popolo di Dio e del mondo intero». Per l’evento, l’Ufficio liturgico della diocesi ha preparato una specifica traccia di preghiera che potrà essere utilizzata insieme al sussidio predisposto per il mese di maggio dalla Comunità teologica del Seminario.
L’orazione si intitola “Santa Maria del Cammino”. «Se i personaggi del Vangelo avessero avuto una specie di contachilometri incorporato, penso che la classifica dei più infaticabili camminatori l’avrebbe vinta Maria, Gesù a parte, naturalmente», commenta don Pierangelo Ruaro che ha preparato il sussidio, citando le parole di don Tonino Bello.
«Maria è sempre in cammino, da un punto all’altro della Palestina – continua il direttore usando le parole del Vescovo di Molfetta -, con uno sconfinamento anche all’estero. Viaggio di andata e ritorno da Nazaret verso i monti di Giuda, per trovare la cugina Elisabetta. Poi fino a Betlemne. Di qui a Gerusalemme, per la presentazione al tempio. Espatria clandestinamente in Egitto. Ritorna guardinga in Giudea e poi di nuovo a Nazaret. Finalmente la troviamo sui sentieri dolorosi del Calvario, ai piedi della Croce».
Nei prossimi giorni a Monte Berico verrà firmato un “accordo quadro” tra Regione Veneto, Provincia, Comune, Diocesi, Convento e Basilica di Monte Berico che intendono “farsi sostenitori” – recita l’accordo – collaborando insieme in vista del Giubileo 2026, chiamato “Anno giubilare e della rinascita”. «La presenza della Madre di Dio aiuta a risvegliare la fede – commenta il priore di Monte Berico, padre Carlo Rossato -e apre tutti alla speranza, forse la dimensione più difficile della fede: vedere quello che non appare, vedere la pace dove ci sono focolai di guerra e di contesa».
«Siamo in cammino con una serie di progetti ed iniziative per ricordare il 7 marzo 1426, ed è necessario risvegliare soprattutto la dimensione della fede – continua padre Rossato -. È Dio che si muove prima di noi, che con la Madre si offre a noi, è l’incanto di ogni apparizione, è quello che accade ogni domenica sull’altare».
La copia della statuta chiuderà il suo peregrinare nella Casa Circondariale di Vicenza, nel quartiere di San Pio X: «Anche i detenuti hanno bisogno di recarsi in pellegrinaggio dalla Madonna di Monte Berico, non potendolo fare fisicamente, è la Madonna che andrà da loro» ha sottolineato il Vescovo. «Apprezzo molto la scelta coraggiosa di mons. Brugnotto – commenta il cappellano della Casa Circondariale don Gigi Maistrello -. La Madonna di Monte Berico rappresenta il cuore della comunità di Vicenza; decidere di collocarla in carcere signifca dare importanza al luogo di detenzione, riconoscere che esso palpita, esiste ed è importante». «La Madonna di Monte Berico esprime il desiderio di vita piena che, a volte,deve ripartire dopo un fallimento – continua don Gigi -. Il carcere è un grande grembo di rinascita, con la Madre di Dio il connubio è perfetto. Sarà un vero simbolo di rinascita».
Marta Randon