1)Presidente Zaia, qual è la realizzazione di questi ultimi cinque anni di cui va più orgoglioso? E quale quella di cui è meno soddisfatto?
«Ne dico quattro: le Olimpiadi del 2026, che significano riportare il Veneto sotto i riflettori. Poi le colline del prosecco come patrimonio dell’umanità e il referendum sull’autonomia. E infine aver sbloccato la Pedemontana: ho ereditato un cadavere eccellente, adesso abbiamo il cantiere della più grande opera pubblica d’Italia che, tranne la galleria di Malo, sarà terminata entro il 2020. Si poteva fare di più, invece, nella vendita del patrimonio immobiliare della Regione».
Professor Lorenzoni, qual è la principale discontinuità che introdurrebbe nel Governo del Veneto rispetto alla gestione di questi ultimi dieci anni?
«I contenuti di discontinuità sono sostanzialmente legati al riallineamento della capacità di disegno normativo della nostra Regione rispetto agli “obiettivi 2030” dell’Onu con i 17 obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Lo Stato italiano ha adeguato i propri obiettivi, cosa che non ha fatto invece la Regione Veneto che ripetutamente, per esempio, ha rifiutato l’emergenza climatica. Questa è una grande opportunità per il nostro territorio, perché consente da un lato di riallineare sviluppo, protezione dell’ambiente e protezione della salute delle persone, dall’altro di beneficiare delle opportunità di investimento oggi disponibili. Il Progetto che stiamo proponendo va in questa direzione».
2)Sanità: con quasi 10 miliardi è il più consistente capitolo di spesa della Regione. Qual è il principale cambiamento che, se fosse confermato presidente/se diventasse presidente, vorrebbe introdurre nella sanità veneta? E le lunghe liste d’attesa: come ridurle?
Zaia: «L’abbattimento delle liste d’attesa resta una priorità: sto lavorando a un progetto, “OltreCup”, che prevede un accordo con i medici di base in modo che il paziente esca dall’ambulatorio anche con l’appuntamento fissato on line dal medico di base, per la visita o per l’esame fatto on line dal medico di base. L’altro fronte è quello della medicina, che sarà sempre più digitale. Abbiamo però 11mila medici, di cui quasi 4mila medici di base, e ne mancano almeno 1300. Noi vorremmo assumerli, ma non ci sono».
Lorenzoni: «Io partirei subito accettando il Mes, cioè i fondi messi a disposizioni dall’Europa per chiudere le finanze di progetto sanitarie (Schiavonia, Santorso, Soave, Castelfranco e così via) che sono costosissime. In questo modo si può abbassare il costo di questi investimenti liberando decine di milioni di spesa corrente. Va potenziata la presenza sul territorio. Tutta la parte della prevenzione è oggi assolutamente bistrattata e dobbiamo tornare a reinvestire. Il tema delle liste d’attesa è esemplificativo: mancando i medici, mancando l’organizzazione interna si è spinto di fatto verso la fornitura di questi servizi da parte della sanità privata».
3)Migranti stranieri in Veneto: che farà se sarà rieletto/eletto presidente?
Zaia:«Il problema non è il mezzo milione di migranti che sono già fra noi, che hanno un progetto di vita, lavoro e famiglia. Non posso dimenticare che l’uovo di cioccolato che ho messo all’asta durante l’emergenza Covid lo ha comprato un macedone e ha tirato fuori 30mila euro. I limiti di numero ai nuovi ingressi non li pone la Regione; ricordo però che in Veneto c’è un 10% di poveri e non sono tutti stranieri, anzi. Per cui è prioritario pensare a questi poveri prima che al tunisino che viene qui dicendo che è scappato da morte e fame, quando non è così».
Lorenzoni:«È una domanda importante per differenziare due approcci radicalmente diversi tra chi ragiona in termini di “noi” e chi ragiona in termini di “noi e voi”. Si è cercato di creare il nemico nel migrante quando il fenomeno non è così preoccupante dal punto di vista sociale. Va governato e questo non significa una apertura incondizionata, significa regolare. Rifiuto l’equazione immigrazione – nemico o immigrazione – criminalità, come ho sentito spesso fare. Questa equazione non rende merito alla nostra storia. Dobbiamo organizzarci e qui il ruolo di regia della Regione c’è tutto».
4)Più studi dicono che, a causa del cambiamento climatico, attorno al 2030 l’innalzamento del livello dei mari porterà le acque a invadere le coste e le cittadine balneari venete. Cosa intende fare?
Zaia: «La storia ci insegna che abbiamo avuto cicli di grande caldo alternati a cicli di freddo, di secco e di umido… Oggi siamo in un periodo in cui i fortunali si vedono spesso e scaricano bombe d’acqua in zone circoscritte; però è anche vero che, quand’ero bambino, andavo in giro a raccogliere soldi per far celebrare Messe in cui si pregasse per la pioggia d’estate; e tutti dicevano: non c’è mai stato tanto caldo, tanto secco… Per cui penso anche che ci sia poca memoria storica. È vero che il ghiacciaio della Marmolada si sta ritirando, che la temperatura globale è cresciuta di un grado e mezzo, però la storia naturale insegna che il mondo non è mai stato fermo».
Lorenzoni: «Sono due le linee su cui la Regione si deve muovere. La prima misura che prenderei da presidente è la coibentazione degli edifici azzerando i consumi degli edifici pubblici e poi toglierei dalla strada tutti i mezzi a combustione interna mettendo dei mezzi elettrici».
5)Autonomia del Veneto: la sua posizione? Qual è il risultato realistico per il quale battersi?
Zaia: «I tempi non li so, ma le interlocuzioni che stiamo avendo con questo Governo sono nella direzione di arrivare alla firma di un accordo. Il vero problema è che a Roma percepiscono l’autonomia come una sottrazione di potere e quindi tergiversano. E invece è assunzione di responsabilità. Quando una comunità, come quella veneta, appena arriva il Coronavirus mostra che si sa organizzare, fa capire a tutti che è pronta per la responsabilità dell’autonomia».
Lorenzoni: «Un’autonomia reale non raccontata è in primo luogo una riforma federalista dello Stato che permetta di allocare diversamente la spesa. Su questo tra l’altro il governo sta lavorando».
6) Grandi infrastrutture: ce n’è una che ritiene essenziale e vorrebbe avviare e realizzare?
Zaia: «Ho ereditato delle grandi opere in cantiere e cerco di portarle a compimento: la Pedemontana, per esempio, è fondamentale. E voglio completare gli ospedali: quello di Padova e quello di Treviso, che sarà pronto nel 2021».
Lorenzoni: «L’infrastruttura alla quale darei priorità è il sistema ferroviario metropolitano regionale, cioè la metropolitana di superficie, progetto accantonato perché ritenuto costoso, ma progetto che ha una valenza sociale grandissima per un territorio come il Veneto che, di fatto, è una metropoli diffusa, ma lo è se ci si può muovere con facilità e libertà all’interno delle province. È una infrastruttura che ritengono indispensabile perché nessun territorio rimanga periferico. Stessa cosa possiamo dire per la banda larga che è una infrastruttura non più procrastinabile».
CONOSCIAMOLI MEGLIO
Luca Zaia, 52 anni, spostato, non ha figli. Leghista, è candidato per il terzo mandato da Presidente del Veneto. Ama andare a cavallo e fa anche bicicletta. La passione per la politica nasce in famiglia. «I miei frequentavano i leghisti, ma non per politica: Paolo Gobbo riforniva i meccanici e mio papà era meccanico. Appena laureato mi è stato chiesto di mettermi in lista per Godega, perché nessuno voleva farlo. E io, che venivo da una famiglia che conosceva i buoni principi dei leghisti, mi sono candidato, senza fondamentalismi o idee strane per la testa».
Arturo Lorenzoni, 54 anni, è il candidato del Centrosinistra. Laureato in ingegneria elettrotecnica, professore di economia dell’energia all’università di Padova, è sposato con Anna da 28 anni e ha tre figli. È l’ex vice-sindaco di Padova, città dove è nato e vive. È un grande appassionato di rugby: «Ho giocato a rugby per più di vent’anni. E rimane un passaggio educativo insostituibile e un divertimento grandissimo». «Se devo scegliere tra mare e montagna? Montagna, assolutamente. Dolomiti direi e possibilmente camminare o fare una ferrata».