No all’aziendalismo che fa della salute un mercato. Sì, invece, alla Chiesa come “ospedale da campo” che assiste tutti, nessuno escluso, ma in particolare le famiglie che curano in casa malati gravi o disabili. Questo, in sintesi, il messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale del malato, in programma l’11 febbraio sul tema: “Ecco tuo figlio…ecco tua madre”.
La vocazione materna della Chiesa. “Ecco tuo figlio… Ecco tua madre”. Ispirarsi a queste parole, esordisce il Papa, aiuta il servizio della Chiesa ai malati e a coloro che se ne prendono cura. Come Maria, i discepoli sono chiamati a prendersi cura gli uni degli altri, ma non solo: sanno che il cuore di Gesù è aperto a tutti, senza esclusioni. Così deve essere la carità dei cristiani: indirizzata verso tutti coloro che sono nel bisogno, semplicemente perché sono persone, cioè figli di Dio. Ai piedi della croce Giovanni, che raffigura la Chiesa, riconosce Maria come propria madre ma anche come modello del discepolato: è lì, ai piedi della croce, che
“la vocazione materna di Maria, la vocazione di cura per i suoi figli, passa a Giovanni e a tutta la Chiesa”.
Tutti siamo coinvolti nella vocazione materna della madre di Gesù. A partire da Giovanni, che ha condiviso tutto con Gesù e può testimoniare che il Maestro “ha incontrato molte persone malate nello spirito, perché piene di orgoglio, e malate nel corpo. A tutti ha donato misericordia e perdono”.
Ospedale da campo. Quella della Chiesa a fianco dei malati è una storia di dedizione che non va dimenticata, perché continua ancora oggi, in tutto il mondo: nei Paesi dove esistono sistemi di sanità pubblica sufficienti, il lavoro delle congregazioni cattoliche, delle diocesi e dei loro ospedali, oltre a fornire cure mediche di qualità, cerca di mettere la persona umana al centro del processo terapeutico e svolge ricerca scientifica nel rispetto della vita e dei valori morali cristiani. Nei Paesi dove i sistemi sanitari sono insufficienti o inesistenti, la Chiesa lavora per offrire alla gente quanto più è possibile per la cura della salute, per eliminare la mortalità infantile e debellare alcune malattie a larga diffusione.
“Ovunque essa cerca di curare, anche quando non è in grado di guarire”,
sintetizza Francesco, secondo il quale “l’immagine della Chiesa come ‘ospedale da campo’, accogliente per tutti quanti sono feriti dalla vita, è una realtà molto concreta, perché in alcune parti del mondo sono solo gli ospedali dei missionari e delle diocesi a fornire le cure necessarie alla popolazione”.
“Preservare gli ospedali cattolici dal rischio dell’aziendalismo, che in tutto il mondo cerca di far entrare la cura della salute nell’ambito del mercato, finendo per scartare i poveri”.
È l’appello del Papa, nella parte centrale del messaggio, in cui invita a recuperare “la generosità fino al sacrificio totale di molti fondatori di istituti a servizio degli infermi; la creatività, suggerita dalla carità, di molte iniziative intraprese nel corso dei secoli; l’impegno nella ricerca scientifica, per offrire ai malati cure innovative e affidabili”.
“L’intelligenza organizzativa e la carità – il monito per l’oggi – esigono piuttosto che la persona del malato venga rispettata nella sua dignità e mantenuta sempre al centro del processo di cura”.
Non solo nelle strutture cattoliche, ma anche negli ospedali pubblici, in cui i cristiani che vi operano sono chiamati a dare buona testimonianza del Vangelo.
“Sostenere le cure” che nelle famiglie vengono prestate agli ammalati. È l’invito finale del messaggio, in cui Francesco elogia la tenerezza e la perseveranza con cui molte famiglie seguono i propri figli, genitori e parenti, malati cronici o gravemente disabili:
“Le cure che sono prestate in famiglia sono una testimonianza straordinaria di amore per la persona umana e vanno sostenute con adeguato riconoscimento e con politiche adeguate”.