“Dulcis in fundo o in cauda venenum?” Con questa domanda scherzosa don Stefano Mazzola ha salutato il vescovo Giuliano, introducendo nel duomo di Lonigo domenica scorsa 17 marzo la celebrazione conclusiva dell’ultima delle 14 assemblee vicariali che dallo scorso gennaio si sono svolte in tutte le zone della diocesi per rilanciare il cammino sinodale di riforma della Chiesa e della sua presenza sul territorio. «In questi mesi – ha continuato il vicario foraneo – il percorso sinodale si è fatto strada, cammino, itinerario, fatica, speranza, incontro, confronto, comunicazione… oggi abbiamo anche noi fatto esperienza d’uno stile nuovo che, siamo sinceri, faticheremo a sentire nostro, legati come siamo a criteri più di efficienza tutta veneta e di organizzazione funzionale che non di efficacia evangelica, ma che riconosciamo essere profetico, inebriante e necessario per guardare al futuro con speranza e non con rassegnazione».
Nelle ore precedenti la celebrazione eucaristica in duomo, circa 150 persone provenienti dalle 6 unità pastorali del vicariato leoniceno si erano ritrovate nel vicino centro giovanile per i lavori assembleari e di gruppo. Tra i facilitatori Laura Vinante, 51 anni, già catechista, capo scout e membro del gruppo ministeriale della parrocchia di Lonigo: «Quando mi hanno chiesto di aiutare lo svolgimento del confronto nei lavori di gruppo ho accettato con entusiasmo. Le sfide fanno sempre crescere e anche questa un po’ lo è stata. Essendo l’ultimo vicariato a vivere questo momento assembleare eravamo più consapevoli e prepararati anche rispetto a ciò che avrebbe potuto creare critiche o tensioni tra i partecipanti».
Come sempre, nella prima parte dell’incontro il clima è stato molto sereno e positivo. Pensando all’attuale esperienza di Chiesa, dopo qualche anno di collaborazioni pastorali e di condivisioni di cammini, sono emersi tanti aspetti positivi legati alla vita delle unità pastorali: il superamento dei campanilismi e la possibilità di relazioni e collaborazioni allargate e arricchenti per tutti; la riscoperta della centralità della Parola di Dio attraverso la lectio divina condivisa; la messa in rete di competenze, ad esempio nella gestione delle scuole dell’infanzia paritarie; in alcune parrocchie, soprattutto nelle più piccole, il risvegliarsi del mondo giovanile dopo la pandemia, come pure il manifestarsi di un bisogno profondo di trovarsi e di stare insieme.
«Nella nostra assemblea – continua Laura Vinante – è emerso forte il desiderio di incontrarsi e di farlo nell’ascolto della Parola, ma anche proponendo dei momenti fraterni e conviviali ad esempio dopo qualche celebrazione. Tutti siamo consapevoli che la Chiesa del futuro sarà sempre più una Chiesa dei ministeri laicali che dovranno essere di supporto ai pochi presbiteri disponibili. Insieme, preti, laici e religiose, dovremo maturare uno stile sempre più di vera comunione, avendo sempre fisso lo sguardo su Cristo Signore come guida e riferimento nel nostro andare».
Nicola Camporiondo, 18 anni, tra i più giovani partecipanti all’incontro di domenica scorsa, sottolinea la necessità di un cambiamento che non può essere più rimandato: «Anche se sono state espresse a volte idee divergenti, a partire magari da esperienze differenti, si è percepito, però, che ognuno è pronto a metterci del suo per cercare di migliorare la situazione, ognuno con le potenzialità e ricchezze che può donare alla comunità , e questo penso sia quello che maggiormente sia emerso in questo incontro: un insieme variegato di idee, visioni, proposte che hanno l’obiettivo comune di migliorare la nostra vita di parrocchia davanti alle sfide del nostro tempo».
Un’altra facilitatrice, Marianna Cunegatti di Monticello di Lonigo, non nasconde come nella seconda parte del pomeriggio, davanti alle proposte di riassetto territoriale di parrocchie e unità pastorali (che da sei divverebbero tre) ci siano state da parte di alcuni espressioni di contrarietà o quantomeno di forte perlessità , soprattutto per le distanze da coprire e la scarsa affinità territoriale e sociale di alcune realtà pur contermini. «Alla fine – spiega Marianna – il sentimento provato dopo la proposta è stato comunque di accettazione, coscienti che non si può fare diversamente e che, oltre e più importanti di questi aspetti organizzativi umani, c’è una realtà spirituale che riguarda la Chiesa. Comunque le criticità andranno ora approfondite e analizzate con le comunità direttamente coinvolte nel corso di appositi incontri sul territorio». Il vicario parrocchiale dell’UP Lonigo don Matteo Nicoletti (32 anni), il prete più giovane del vicariato e dunque quello che si sente più direttamente coinvolto pensando al domani, commenta: «Mi pare che si sia respirato un clima di apertura verso il futuro, nonostante le perplessità inevitabili e umanamente comprensibili di alcuni. Quando ci si incammina verso qualcosa di nuovo è normale che ci siano resistenze, dubbi, paure e domande. Da parte mia, mi auguro soprattutto che le scelte future non siano fatte solo a causa della “mancanza di preti”, ma che siano rispettose verso le comunità cristiane coinvolte e in funzione di una più profonda e reale corresponsabilità e comunione ecclesiale».
Al termine della giornata, tutti i partecipanti all’assemblea di Lonigo hanno ricevuto un piccolo puzzle dell’icona dei discepoli di Emmaus da ricomporre a casa: il cammino è solo iniziato, molti pezzi cercano ancora il loro posto.
Alessio Graziani (Ha collaborato Laura Vinante)