“L’amore perfetto scaccia il timore” e ancora “chi ama Dio, ami anche il suo fratello”. Sono due passaggi tratti dalla prima lettera di Giovanni (4, 7-21), il testo scelto per accompagnare l’edizione 2024 del Festival Biblico intitolato “agape” e che ne riflettono una delle tante sfaccettature: quella di un amore che spinge ad uscire da se stessi, riconoscersi fratelli e costruire comunità.
Un messaggio attuale nel contesto socio-economico in cui ci troviamo immersi, “fotografato” in termini poco consolatori dall’ultimo rapporto Censis nel suo ultimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese che definisce gli italiani “sonnambuli ciechi dinanzi ai presagi”. Proprio il direttore del Censis Massimiliano Valerii (ospite a Caldogno in occasione del Festival Biblico venerdì 17 maggio), spiega che «i sonnambuli sono apparentemente vigili, ma incapaci di vedere. Abbiamo sotto agli occhi una serie di processi economici e sociali prevedibili nei loro effetti ma poi, al risveglio, non siamo in grado di adottare le soluzioni necessarie. Dormiamo con gli incubi, ma al risveglio facciamo finta di niente».
Gli “incubi” di cui parla Valerii sono generati da quella che «per la società italiana, europea e occidentale è la sfida principale: abbiamo posato un piede sulla soglia di una nuova epoca, stiamo archiviando un ciclo storico, ma non abbiamo idea di che forma avrà il futuro». questo passaggio orta con sé «la fine di un’idea di dominio onnipotente sulla natura e sul destino, fine dovuta al cambiamento climatico – spiega il direttore del Censis -. In termini più sociali, stiamo archiviando gli ultimi trent’anni di globalizzazione con un bilancio controverso. Quell’idea di progresso basata su una promessa di libertà e di un accrescimento delle prospettive di benessere sta vacillando. È questa crisi che spiega la torsione avvenuta nella domanda politica, non più all’insegna del progresso, ma della protezione. Un’idea agli antipodi di quella alla base della globalizzazione che si basava su frontiere aperte».
Se fino a pochi decenni fa eravamo convinti che l’integrazione delle economie avrebbe archiviato la guerra, «oggi torniamo a fare i conti con la minaccia atomica, ulteriore sconfessione delle “profezie” sulla fine della storia annunciate con il crollo del muro di Berlino, nel 1989. La satira non è finita, si è rimessa in moto e ci trova delusi, incerti sulla soglia, ma con il dovere di costruire questa nuova epoca».
«Tutti questi passaggi d’epoca possono prendere, però, un nome biblico: Pasqua». Ad affermarlo è la biblista Emanuela Buccioni, che sarà ospite del Festival il 26 maggio alle 16.30 nel chiostro del Palazzo Vescovile a Vicenza. «Non è estraneo alla storia umana – prosegue Buccioni – quello che possiamo chiamare “passaggio pasquale”: una via stretta, spesso segnata dall’incomprensione delle cose del momento, da fatica, da sofferenza e da paura. Tuttavia, alla luce della storia della salvezza, tutto ciò non ha l’ultima parola».
Secondo la biblista, «ci troviamo di fronte a sfide enormi, ma disponiamo anche di una enorme potenzialità di risoluzione: velocità nei contatti, preparazione delle persone, una cultura più diffusa… il problema vero è la paralisi che ci impedisce di attivare energie per cercare soluzioni». Ed è qui che la Chiesa può fare la sua parte: «Creare rete, fare comunità, superare l’individualismo è l’alfabeto di base dei credenti, assieme a una fede profonda nel Dio della storia che ci aiuta a superare le crisi. Guardiamo alla storia per ricordare quante volte sono stati superati momenti di crisi con energie umane, spirituali, intellettuali, in collaborazione con Dio».
Secondo Buccioni sono da evitare approcci “orizzontali”, «che da un lato aspettano che sia Dio a fare qualcosa e dall’altro portano a riporre fiducia solo sulla tecnologia. Dio ispira, dà forza, dà speranza, è accanto agli uomini e alle donne, ma tocca a noi prendere le decisioni. Ed è in questi passaggi che si ricrea il senso del popolo». Senso del popolo che diventa società. «Il problema – riprende il direttore del Censis Massimiliano Valerii – è che oggi istituzioni fondamentali come la scuola, la sanità, la previdenza sociale, le organizzazioni di rappresentanza politica non godono di fiducia. Nelle ultime elezioni europee l’astensionismo si è attestato al 45% e forse quest’anno andrà anche peggio. Espressione di una comunità non coesa. Tuttavia, nella società italiana ci sono delle riserve che possono giocare un ruolo positivo: le donne e i giovani, un’energia finora poco espressa nel nostro Paese che può giocare un ruolo da protagonista per trovare un nuovo sentiero di sviluppo».
«Lo Spirito Santo soffia dove vuole – riprende Emanuela Buccioni -. La Chiesa è nata da questa dinamica e deve annunciarla con la sua vita comunitaria immersa nella città e nel mondo, non in maniera autoreferenziale: è chiamata a vivere e a testimoniare ciò che per prima ha ricevuto. L’amore, l’agape, non è altro che lo Spirito Santo in azione. Sta alla Chiesa riconoscere l’azione dello Spirito Santo e collaborare con lui. Questa è la crescita che deve avvenire. L’agape è la forma dell’amore che Dio ha dimostrato, un amore generoso, che non pretende reciprocità, la forma più matura dell’amore umano. E uno dei suoi effetti è investire sul futuro».
Andrea Frison