“Ne abbiamo abbastanza!”.
Espressione che sulla strada, nel mondo del lavoro, nelle periferie dei cuori, riecheggia un po’ sulla bocca di tutti.
Perfino una donna, prima degli anni 50, immersa nella folla parigina in uno spirito contemplativo (come lo definiva don Tonino Bello), arriva a dirsi in tale modo: ‘ne abbiamo veramente abbastanza di tutti i banditori di cattive notizie, di tristi notizie: essi fan talmente rumore che la tua parola non risuona più”. Così Madeleine Delbrel. Al punto che scrive un testo dal titolo:‘La gioia di credere’ e chiede al Signore: “Fa che noi corriamo le strade di città accompagnando l’onda delle folle contagiosi di gioia”.
Siamo qui oggi, come ieri – lungo le strade di Parigi e ancor più lontano, dopo l’esilio al tempo del profeta Sofonia.
Un invito concreto, un andare, contagiando le folle di esuli con uno sguardo non rivolto al tempo futuro ma a un orizzonte terreno: la gioia è qui, oggi ‘il Signore ha revocato la tua condanna’ (Sof 3,15). La diaspora babilonese non è per sempre. Come per sempre non è la dispersione dell’uomo, di cui essa è metafora. Sofonia invita a rallegrarsi di questo, a gridare la gioia di un passato che va lasciato alle spalle per riconoscere nel presente e nel futuro germi di speranza.
La garanzia è che il Signore Dio ‘è in mezzo a te’ (Sof. 3,17). Si confonde con te, ha le stesse sembianze della folla, della città che abiti; è in mezzo a te, prossimo tra i più prossimi, consolazione e presenza. Non c’è da temere, dice Sofonia (cfr v. 16). Sforzo enorme per noi donne e uomini di oggi, che i dati statistici dipingono come in preda alle paure e alle ossessioni. Eppure per il credente i vicoli bui, pur restando tali, sono sostenibili in quanto attraversati con un Altro/con altri. Si può ripartire da questa consapevolezza, di una ‘salvezza’ che è già…in mezzo, mediata, presente.
Rallegrati! (v. 14) Anche a una donna di un minuscolo villaggio della Galilea successivamente sarà pronunciata la stessa postura interiore. E lungo i secoli questa parola si è fatta invito, incoraggiamento, sostegno, grazia. Si è fatta nome concreto: Gesù-colui che salva.
Lì dove sembrano dominare separazioni, muri che si innalzano, dove sembra emergere un’inospitalità violenta e disumana, lì abbiamo continuamente bisogno che qualche profeta ci inviti a sorridere. A percepire che uno sguardo si posa con gioia sulla vita di oggi, così com’è: ‘gioirà per, ti rinnoverà il suo amore’(v.17).
Notevole che nella vita cristiana, senza sconti per nessuno, quando anche ‘ne abbiamo abbastanza’ di parole inutili, accada che qualcuno ci possa ricordare che Avvento è sperare, con tutto di noi, che Uno, ‘farà nuove tutte le cose’. Allora la gioia di oggi sarà definitiva e piena. Intanto stiamo per strada, aiutandoci a sorridere.
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