
Non si è spenta l’eco sulla recente visita di papa Francesco in Amazzonia. L’estesa selva, polmone della terra, scrigno di ossigeno e biodiversità per cui Bergoglio ha speso un viaggio e molta attenzione, è una realtà che il mondo ancora sottovaluta e non protegge a sufficienza. C’è invece una vicentina che di quelle terre lontane ha fatto grande esperienza, non solo per avervi trascorso vent’anni, ma per essersi lasciata compenetrare dalla storia e dalla vita dei popoli indigeni. È Gisella Evangelisti. Il suo libro: Dalla curva del fiume all’improvviso racconta la storia di una donna conosciuta lì, con un ruolo molto importante nella tutela e valorizzazione delle popolazioni locali indigene nel contesto amazzonico. A parte la parentesi sudamericana, Gisella vive nel capoluogo berico da quasi quarant’anni e torna spesso in Perù. È stata insegnante di lettere, storia e geografia alle scuole medie e ha poi studiato antropologia e mediazione dei conflitti.
Perché un’insegnante di un tranquillo capoluogo di provincia decide di trasferirsi in Perù?
«Il “responsabile” di questa decisione fu don Arrigo Grendele, direttore dell’Ufficio Missionario della Diocesi di Vicenza, con cui feci un viaggio nel 1980. Portò me e un gruppo di amici a conoscere l’interno del Brasile, la parte meno turistica, di una povertà estrema. Lì incontrai il vescovo don Helden Camara e il suo forte messaggio umano e spirituale. Sosteneva i diritti dei poveri, cioè della maggioranza. Pensai che sarei stata più utile là che in Italia. Siamo partiti nel 1985 con la famiglia, per un progetto di volontariato e cooperazione a Lima e siamo rimasti fino al 2005. Ma mantengo rapporti di amicizia e scambio con questo continente».
Cosa le ha dato questa esperienza rispetto alla vita di prima, quali risorse ha messo in campo?
«In Italia avevo insegnato con passione, amando i ragazzi e cercando di tenere svegli creatività e pensiero. Ma ciò che dà l’America Latina è tutt’altro. La nostra piccola Italia è bellissima, ma là i paesaggi sono immensi, gli orizzonti infiniti, l’Amazzonia verde a perdita di sguardo…Purtroppo la povertà è altrettanto enorme. Le tracce del colonialismo sono ancora pesanti: le persone hanno introiettato un disvalore di sé, che rende forti le piccole élite di potere. Dignità e diritti sono lontani. Perciò ci siamo impegnati ed è stato un arricchimento umano indicibile. Si riceve più di quanto si dà. Si smette di lamentarsi, si capisce che siamo dei privilegiati che consumano anche le risorse di chi sta a sud dell’Equatore ».

Cosa pensa del viaggio del Papa in questi Paesi e dell’avvio di un sinodo sull’Amazzonia?
«È stata una grande gioia vedere il Papa entrare in prima persona in quest’areacosì conflittuale, dallo sviluppo distorto. Certo non è andato lì a caso, il suo messaggio è fortissimo, gli va dato seguito. A partire dalla Chiesa che non sempre è tutta pronta a sostenerlo. I popoli indigeni hanno apprezzatomoltissimo. È grazie alla loro cura se la selva amazzonica è arrivata alla modernità, che però ora ne sta facendo scempio. Purtroppo i governi sono sordi. Due giorni dopo la partenza del Papa, il congresso peruviano ha varato una legge che dichiara di interesse nazionale fare strade in Amazzonia. Vuol dire disboscare grandi aree e aprire la via a tagliatori di legname, narcotraffi canti, miniere d’oro, estrazioni petrolifere. Questi soggetti hanno già l’80% di concessioni in Amazzonia, inquinano i fiumi e lasciano gli indigeni senza acqua da bere e pesci da pescare».
Ha detto che trovarsi in quei luoghi selvaggi, dormire all’aperto, fa pensare a una presenza superiore.
«È un’esperienza molto forte. Dove la natura è così potente senti la mano di un creatore: non è possibile che tutta questa meraviglia sia casuale, trasuda spiritualità, non necessariamente identificabile con una sola dottrina. Ci sono sciamani involontari che guariscono senza aver studiato, mostrando di possedere doni preziosi. Doni di Dio all’umanità e a quei popoli che riescono ad attingere a un grado di conoscenza e saggezza anche in assenza di biblioteche e istruzione. Il Concilio Vaticano Secondo diceva che i semi di verità, conoscenza e spiritualità sono ovunque. Ho cercato di renderlo manifesto nel mio libro, per aprire gli orizzonti. Ho potuto apprezzare tanti diversi semi di verità e non volevo tenerli solo per me, ma condividerli. Questo vorrei trasmettere. Solo così possiamo darci una mano e fare qualcosa di buono per questo pianeta in bilico».
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