Itinerari

Viaggio a Villa Pisani dove pranzò Elisabetta II

La facciata principale di Villa Pisani Bonetti.


In un ideale itinerario tra le ville palladiane un posto d’onore spetta a questa struttura.

«Siamo in una situazione di attesa e aspettiamo il momento in cui potremo ritornare alle attività di sempre». Così Manuela Bedeschi, attuale proprietaria di villa Pisani a Bagnolo di Lonigo, descrive la situazione della struttura, che ospita anche un prestigioso Resort fermo da tempo a causa dell’emergenza sanitaria. «Sono mesi di inattività in cui non abbiamo potuto lavorare con le visite di turisti e studenti né con gli eventi artistici e culturali che ci hanno contraddistinto negli ultimi anni. La nostra fortuna è di avere un grande spazio all’aperto e questo ci favorirà quando, speriamo presto, si deciderà per le riaperture, anche per quanto riguarda la ristorazione ». In questo tempo ‘sospeso’ il turismo, soprattutto straniero, è mancato del tutto e quello interno è stato scarso. Stessa sorte per matrimoni e seminari aziendali, attività in cui la villa si era guadagnata nel tempo una buona fetta di clientela. «Molti eventi sono stati rimandati, ma molti altri cancellati. Ci conforta sapere che un progetto al quale aderiamo – Posto Unico – in collaborazione con il teatro di Lonigo, durante l’estate vedrà finalmente la realizzazione di alcuni appuntamenti che vedranno la villa come scenario a cielo aperto».


Completata nel 1545, è l’opera più rappresentativa del periodo giovanile di Andrea Palladio.

 

Emergenza a parte, in un ideale itinerario tra le ville palladiane del Vicentino, un posto d’onore spetta senza dubbio a questa prestigiosa struttura, progettata da Andrea Palladio e costruita tra il 1544 e il 1545, l’opera più rappresentativa del periodo giovanile del grande architetto veneto. Con essa inizia la collaborazione del Palladio con la Serenissima e si apre anche la sezione dedicata alle Case di Villa nel famoso trattato ‘I Quattro Libri dell’Architettura’ del 1570. La Villa di Bagnolo, ispirata ai monumenti dell’antica Roma, in particolare agli edifici termali, ne ripeteva la monumentalità e come tale ben si adattava a rappresentare il potere di Venezia sulla terraferma. La villa è oggi in perfetto stato di conservazione grazie all’opera dei proprietari precedenti e attuali. La visita ha inizio dall’ingresso rivolto verso la campagna. La facciata presenta due elementi importanti: la grande finestra termale, che testimonia l’influenza del soggiorno romano sull’opera del Palladio, e il basamento. Attraverso la porta sottostante la finestra termale, si accede alla sala centrale, che occupa tutta l’altezza dell’edificio – 9 metri – composta da un atrio e da un vano crociato. Dal salone si accede poi alla loggia, dove si trovano due campane donate nel 1834 alla Chiesa di Bagnolo da Chiara Pisani Barbarigo e poi restituite alla famiglia. Scendendo la scala si raggiunge lo spazio antistante la villa da dove si può ammirare la facciata principale. L’edificio era situato lungo il fiume, oggi nascosto da un muraglione che lo protegge dalle piene, per poter essere facilmente raggiunto in barca da Venezia e per potervi riportare i ricchi prodotti della campagna, principalmente il riso, introdotto dai Pisani nella regione.

Dettagli in giardino.

Salendo la scala semicircolare, attraverso la loggia si torna nell’atrio per proseguire la visita cominciando dal salotto del Procuratore. Da qui si passa alla sala delle mappe che ospita una collezione di mappe della proprietà nei secoli XVII – XVIII; notevole anche il camino in marmi policromi detto “della salamandra”, per il bassorilievo scolpito sul fondo raffigurante il mitico animale che sopravvive al fuoco. Segue la stanza della Torre meridionale o sala della musica: sulle pareti sono rappresentante le dieci giornate del Decamerone, sulla volta episodi tratti dall’Orlando furioso.
Attraverso la loggia si accede alla Torre nord, uno spazio semplice e chiaro che deve la sua luminosità alla pavimentazione in pietra di S. Gottardo. Proseguendo si entra nella sala da pranzo, sulla destra il monumentale camino di pietra. La sala che segue è il cucinone dall’uso cui fu adibita nel ’700 quando, a causa degli allargamenti provocati dalle piene di quello che si chiamava all’origine fiume Novo, divenuto in seguito Guà (il ‘fiume dei guai’ secondo la tradizione popolare) le cucine furono trasferite dal seminterrato al piano nobile. Di notevole interesse è lo straordinario lavamani disegnato e scolpito dal Palladio stesso. In questa stanza nel 1987 ha pranzato la Regina d’Inghilterra durante la sua visita privata alle ville venete.
Uscendo dalla porta rivolta verso la campagna, prima di percorrere il viale che conduce al cancello in fondo al giardino, si consiglia la visita al seminterrato. Le cantine sono state recentemente risanate dopo due secoli di assoluta impraticabilità. Questi locali all’origine erano adibiti a cucine e a luoghi di servizio. Sul lato nord del grande prato sorgono le barchesse, monumentale edificio, il cui esterno è dovuto ad un architetto padovano del XIX secolo, ma che reca all’interno testimonianze di varie epoche a cominciare dal Medio Evo. La funzione di questa costruzione era essenzialmente agricola: gli ampi spazi, destinati a granai e a depositi, sono sostenuti da imponenti travature che raggiungono la lunghezza di 16 metri.


L’architettura è ispirata ai monumenti dell’antica Roma, in particolare agli edi ci termali.