Venti a 170 km/h e 250 mm di pioggia si sono abbattuti su Beira, portati dal ciclone di categoria 3 “Eloise” nella notte tra venerdì e sabato. La città dove operano due missionari fidei donum vicentini, ancora segnata dal ciclone Idai del marzo 2019 (di categoria 4), si è trovata nuovamente allagata, con case scoperchiate e quartieri e strade impercorribili, mentre le vittime, secondo fonti ufficiali, sarebbero quattro.
Quartieri allagati, case distrutte
«Sapevamo che sarebbe arrivato e sapevamo che sarebbe stato violento – racconta don Maurizio Bolzon, missionario vicentino in servizio a Beira assieme a don Davide Vivian -. Il vento ha soffiato fortissimo nella notte tra venerdì e sabato dalle 23.00 alle 5.00 del mattino, la pioggia invece cadeva già da qualche giorno. Il mattino dopo ho passato la giornata a girare per i quartieri. Chi ha un cuore, in questo momento, se lo ritrova a pezzi: le case d’argilla si sono completamente sciolte, in teri quartieri sono allagati, l’acqua arriva al ginocchio e perfino al busto. Grandi danni li ha subiti la Casa del Vescovo, sede di tutte le attività diocesane e dove risiede il Vescovo di Beira mons. Claudio Dalla Zuanna, che è stata scoperchiata».
«È venuta già tantissima acqua, le strade erano fiumi in piena – racconta don Davide Vivian -. Ora la gente vive con la fobia.. e si capisce! Comunque noi stiamo bene e ci sforziamo di incoraggiare e confortare le persone».
Dopo aver colpito Beira, il ciclone si è spostato nell’entroterra, verso lo Zimbabwe e il Sud Africa, venendo riclassificato in “tempesta tropicale”. Le piogge e i venti forti hanno toccato anche Mafanbisse, dove sono presenti i missionari della Pia Società San Gaetano di Vicenza. «Molte case sono state scoperchiate o sono finite sott’acqua, i campi sono allagati – racconta padre Piergiorgio Paoletto -. Noi stiamo bene ma la gente sta soffrendo. Pregate per noi».
«Questa gente è forte»
Ma non sono solo vento e pioggia a preoccupare gli abitanti di Beira: «Il coronavirus rende tutto più difficile – racconta don Maurizio – la seconda ondata è più virulenta e sta creando parecchie difficoltà. Sappiamo bene che di aiuti ne arriveranno gran pochi, a causa della difficile congiuntura economica mondiale. Ognuno, qui, dovrà cercare di rimettersi in piedi con le sue forze. Nonostante questo, ringrazio di essere qui, posso stare in mezzo alla gente, ascoltare le loro storie e cercare di dare coraggio. Ringrazio di essere qua, è qua che è bello essere. Questa gente è forte».
«Dalle testimonianze dei nostri missionari e delle nostre missionarie a Beira (nella città è infatti presente anche una comunità delle suore Orsoline di Vicenza – ciò che più mi colpisce non è solo la dedizione e l’abnegazione da loro vissute in questo particolare momento di emergenza, ma il loro essere “contenti” di stare lì accanto alla loro gente, condividendo tutto della loro vita – è la dichiarazione di Agostino Rigon, direttore dell’Ufficio missionario diocesano -. In fondo il missionario non è solo un annunciatore del Vangelo o il testimone dell’amore di Dio per tutti, ma è anche colui che si fa fratello tra fratelli, compagno di strada del popolo a cui è inviato».