«Viviamo in una notte che segue al tramonto della luce, in cui le acque sono agitate, tutto è alla deriva». Quella descritta da suor Cristiana Dobner sembra l’ora del caos primordiale, quello descritto nel primo capitolo della Genesi sul quale Dio interviene soprattutto per mettere ordine. Ma proprio perché una creazione è già avvenuta, anzi, Dio con Gesù Cristo ri-crea continuamente l’umanità, «il credente – afferma la religiosa – deve imparare a giocarsi, a riconoscere nell’accettazione del nostro mondo la presenza dello Spirito che aleggia: «forza che irrompe costantemente nella nostra vita e ci consente di assumere le nostre responsabilità creative, di donare quello che ci è stato donato cioè un rapporto vero, concreto con il creatore».
Suor Cristiana Dobner è una carmelitana scalza del monastero di S. Maria del Monte Carmelo di Concenedo di Barzio, in provincia di Lecco, ed è una degli ospiti del Festival Biblico 2023 dedicato a “Genesi 1:11” con una meditazione e un incontro biblico. Nata a Trieste nel 1946, dopo la maturità classica si laurea in Lettere e Filosofia con la lode e alla Scuola di Lingue Moderne per traduttori ed interpreti di Conferenze all’Università di Trieste. Ha conseguito un Master en Estudios de la Diferencia sexual all’Università di Barcellona, un Dottorato in Teologia Orientale e un Master in Teologia Ecumenica. Dopo la specializzazione all’estero, è entrata tra le Carmelitane Scalze. Fra le sue opere citiamo: “Se afferro la mano che mi sfiora… Edith Stein: il linguaggio di Dio nel cuore della persona” (Marietti, 2011); “Il volto. Principio di interiorità: Edith Stein e Etty Hillesum” (Marietti, 2012); “Oscuro portone o immenso roveto ardente? Edith Stein nel mistero della morte” (Lindau, 2013); “Il libro dai sette sigilli. Edith Stein: Torah e Vangelo” (San Paolo, 2018); “Adrienne von Speyr. Un tentativo di fenomenologia teologica” (Effatà, 2019).
Suor Cristiana, in questo mare in tempesta i primi 11 capitoli della Genesi possono in qualche modo tracciare una rotta?
«Siamo nel pensiero di Dio da sempre e viviamo la nostra storia come una lode a lui e un ritorno di tutti i salvati attraverso Gesù Cristo. È questo il nostro canto e dobbiamo farlo sempre più nostro. Dobbiamo imparare davvero a fare risuonare questo canto dentro di noi e che esprime questa nostra appartenenza a una “sofia” e a Gesù Cristo».
”Sofia” cioè sapienza, saggezza, quella che nel capitolo 8 dei Proverbi afferma: “Fui stabilita fin dall’eternità, dal principio, prima che la terra fosse”. Al Festival biblico proporrà un collegamento proprio tra la Genesi e questo passaggio. Perché?
«Perché tutta la Bibbia è intrisa della presenza di “Donna Sofia”, come la chiama il poeta Vladimir Solov’ëv nell’inno che accompagnerà la meditazione al Festival Biblico. La sapienza danza sul mondo: “io ero presso di lui come un artefice; ero sempre esuberante di gioia giorno dopo giorno, mi rallegravo in ogni tempo in sua presenza”. Anche Michelangelo l’ha rappresentata assieme al Dio creatore, sugli affreschi della Cappella Sistina: è un volto di fanciulla quello che spicca, stretta nell’abbraccio di chi sta creando».
Nel mondo ci sono tante fedi, tanti che non credono. In cosa il cristiano può fare la sua parte?
«Un rapporto vero e concreto con il creatore ci consente di non essere spettatori e nemmeno naufraghi, ma di agire e cambiare il nostro quotidiano. Basta la testimonianza della nostra vita, niente di più. Un annuncio, non una costrizione o una coazione. Fare scelte d’amore, etiche, che guardano al bene altrui. Non l’appropriarsi di beni, non la menzogna, non maneggi strani che ci portano ad accumulare un bel patrimonio ma rimangono lì. Assumere uno sguardo più ampio. Essere personali ma non restringere il nostro sguardo sull’individualità. La persona risponde con tutto il suo cuore alla chiamata di Dio. Quando uno guarda l’individualità, il proprio benessere, le cose cambiano. Diventa una forte menzogna nei riguardi del dono che ci è fatto con la vita. Quando rifiutiamo lo sguardo di Dio su di noi e accettiamo di procedere per conto nostro commettiamo il male».
È ciò che è accaduto ad Adamo ed Eva e a Caino, protagonisti dei primi racconti della Genesi?
«Con l’allontanamento dall’Eden della coppia è stata intrapresa un’altra strada che però non è stata abbandonata dal Signore, anzi: egli continua a seguire il pellegrinaggio nella storia dell’umanità al punto tale che arriva Gesù Cristo che salva».
Andrea Frison