Altro che intesa storica, questa è una porcheria colossale. Già la scelta delle parole mi ha fatto accapponare la pelle: “Centri per la gestione dei migrati illegali”. Come dire che il governo italiano vuole creare due discariche in Albania cui conferire i rifiuti umani per i quali ritiene non esserci più posto sul proprio territorio nazionale.
Gestione, parola tecnica, in genere usata relativamente a cose o processi: applicata a delle persone (perché tali restano, almeno per noi cristiani, i migranti) che visione dell’uomo e del mondo tradisce? Sono i flussi migratori o i centri di accoglienza che si gestiscono, non le persone migranti. Lapsus emblematico e pericoloso. Le persone si accolgono, si curano, si educano, si integrano. Da notare poi che da “irregolari”, i migranti sono diventati “illegali”, in una involuzione del linguaggio che non ci stupiremmo se a breve si tornasse a parlare apertamente anche di “clandestini”.
Tali centri di detenzione (perché siamo sinceri, di questo si tratta), una volta realizzati, che condizioni di vita riserveranno a queste persone? È stato precisato che i funzionari saranno italiani, mentre le forze di polizia e di controllo albanesi.
Durante uno dei tanti talk show serali che avvelenano le serate e bloccano la digestione degli italiani, un deputato di Fratelli d’Italia ha spiegato che questo è un bene, così chi tenterà eventualmente di scappare poi potrà raccontare ai sui connazionali che cosa li attende, dissuadendoli così dal partire. Ottimo direi. Ci sarà almeno la Croce Rossa a vigilare? Quali tutele umanitarie avranno queste persone? Il fatto che non vi manderanno donne incinte e bambini deve rassicurarci o piuttosto ancor più inquietarci?
Per non parlare poi di tutti coloro che continuano a ribadire che bisogna trovare il modo di non farli sbarcare in Italia, non chiedendosi minimamente perché queste persone si mettano in viaggio e se non si potrebbe invece fare qualcosa perché non siano costrette a partire a causa delle guerre, della fame, di mancanza di ospedali, di scuole, di lavoro o dei mutamenti climatici che rendono le terre sterili e inabitabili.
Davvero la soluzione è creare centri in Albania, o pagare le motovedette libiche o foraggiare la Turchia perché facciano muro e non lascino passare? Le montagne di denaro che verseremo al governo albanese o quelle già previste nella recente finanziaria per potenziare i “centri per il rimpatrio”, non potrebbero meglio essere impiegate in progetti a lungo termine di accoglienza, istruzione e inserimento lavorativo dei migranti con un beneficio anche per il nostro tessuto sociale, produttivo e previdenziale sempre più vecchio e sfibrato? O magari per implementare progetti di cooperazione internazionale volti a migliorare la qualità della vita in quei Paesi del mondo sul cui sfruttamento sistematico e indiscriminato si fonda buona parte del nostro attuale benessere? E vorrei aggiungere: ci avete mai pensato che l’Italia, con Roma, cuore della cristianità, finora è stata esente dagli attentati terroristici del fondamentalismo islamico che hanno invece colpito quasi tutti gli altri Paesi occidentali? Una ragione non potrebbe trovarsi forse anche nel volto umano e accogliente manifestato, almeno finora dal nostro Paese? Stiamo imboccando strade pericolose, stiamo perdendo la nostra umanità e forse, quando anche a noi toccherà “partire”, troveremo una porta chiusa, ben sigillata dal nostro stesso stupido egoismo.
Alessio Graziani