A due anni dall’inizio della pandemia e con 2.500 vittime del Covid-19 in provincia, Caritas Diocesana Vicentina rilancia le attività dei gruppi di auto mutuo aiuto (Gama), nati nel 2007 per occuparsi delle persone che vivono l’esperienza della morte di un loro caro e che nel contesto attuale devono prepararsi ad affrontare problematiche nuove.
«Morire è naturale, elaborare il lutto faticoso – afferma Viviana Casarotto, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice del servizio “Lutto, Solitudine ed Esperienza del Limite” di Caritas – La pandemia non ha fatto altro che aggravare queste difficoltà, per una svariata serie di motivi. Le persone che si ammalavano peggioravano velocemente, venivanoportate via in ambulanza e non era più possibile vederle. Quella di essere vicini agli ammalati e di accompagnarli è stata un’opportunità tolta a tutti che ha generato separazioni traumatiche, aggravate dalla mancanza di aggiornamenti sullo stato di salute dei ricoverati: nel migliore dei casi veniva trasmesso un bollettino medico quotidiano, nei peggiori si veniva contattati per recarsi alle celle mortuarie». Anche l’impossibilità di celebrare riti funebri ha lasciato il segno, perché «il funerale aiuta a comprendere il passaggio e consente di ricevere il conforto dei presenti – prosegue Viviana Casarotto -. In tempo di Covid queste restrizioni hanno toccato tutti, non solo le vittime del virus». È importante però essere consapevoli che molte restrizioni sono ancora presenti. «Le visite nelle case di riposo avvengono a giorni alterni e durano dieci minuti, chi può stare vicino ad un famigliare morente riceve una concessione importante. Per chi è malato, non sentire la vicinanza delle persone care ha conseguenze pesanti».
A queste problematiche se ne aggiungono altre che riguardano i guariti dal Covid che «possono sviluppare una “sindrome del sopravvissuto’ e il conseguente senso di colpa – aggiunge Viviana Casarotto -. Per chi invece il lutto lo subisce, in queste condizioni lo stress provocato si prolunga nel tempo, specie se legato a lutti difficili e vissuti nella solitudine».
La Giornata in memoria delle vittime del Covid-19
Sono quasi 160mila i decessi causati in Italia dal Covid- 19 in questi due anni di pandemia, 14mila quelli in Veneto, 2.500 in Provincia di Vicenza: nomi, volti e persone che vengono ricordati venerdì 18 marzo, nella seconda Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid istituita lo scorso anno dal Parlamento. Un appuntamento non solo per ricordare ma anche per non abbassare la guardia rispetto alla situazione attuale. Perché se è vero, come segnala l’Istituto superiore di sanità che i ricoveri nei reparti di terapia intensiva sono in calo, è vero anche che si registra un aumento dei contagi e che con l’arrivo massiccio di profughi dall’Ucraina (Paese a bassa copertura vaccinale) è necessario “continuare a rispettare rigorosamente le misure comportamentali individuali e collettive” ed in particolare “distanziamento interpersonale, uso della mascherina, aereazione dei locali, igiene delle mani, riducendo le occasioni di contatto e ponendo particolare attenzione alle situazioni di assembramento”.
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