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Preti anziani, risorsa per la comunità

di Lauro Paoletto

Erano almeno una sessantina i sacerdoti con più di settantacinque anni presenti all’incontro per preti anziani mercoledì 13 giugno scorso a Villa San Carlo, al quale ha partecipato anche il vescovo Beniamino e dove la relazione principale è stata tenuta dal vescovo emerito di Trento mons. Luigi Bressan.

«C’era un buon clima – sottolinea don Roberto Pieri, delegato vescovile per i sacerdoti anziani, malati e quiescenti –, è un’occasione annuale preziosa per confrontarsi e sentirsi sostenuti». Quella del prete anziano è una figura particolare perché, a seconda delle situazioni (innanzitutto di salute), può presentare caratteristiche molto diverse.

«Almeno i due terzi sono ancora attivi e svolgono un servizio pastorale in qualche comunità. Altri per le condizioni di salute precarie hanno bisogno di un’assistenza che è spesso garantita da familiari (ci sono significativi esempi di grande dedizione) o da qualche badante. Queste sono situazioni che cerchiamo di seguire da vicino, per ridurre il rischio della solitudine. In tale prospettiva sono molto significativi il servizio e le risposte che pone in essere la Rsa Novello che attualmente accoglie una trentina di preti non autosufficienti».

A tale riguardo assumono un’importanza particolare tutta una serie di aspetti umani. «È normale – precisa don Roberto -, che una persona faccia fatica, per esempio, a staccarsi dalla propria abitazione per andare al Novello, ma si deve capire quando non si può più stare soli e il bisogno di assistenza cresce».

L’obiettivo principale è che ogni sacerdote si senta sempre parte del presbiterio. «Anche con questo scopo – spiega don Pieri -, cerchiamo di andare a trovare, inparticolare, chi non può muoversi. Anche il Vescovo cerca di farsi presente magari con qualche telefonata, se non riesce ad andare di persona». In tale prospettiva i preti che svolgono ancora attivamente un servizio pastorale sono una risorsa preziosa per le comunità. «Garantiscono un riferimento ulteriore in parrocchia, sono disponibili per le confessioni e per una serie di altri servizi.

Nelle situazioni dove i presbiteri non abitano insieme è importante che tutti si ritrovino almeno una volta alla settimana per pregare, fare il punto e programmare l’attività pastorale. In tal modo anche i preti anziani si sentono valorizzati ed è fondamentale perché uno possa vivere positivamente la fase della vecchiaia». Pieri evidenzia come il passaggio non sia facile. «C’è chi era abituato a un ruolo che portava a una visibilità e a un certo protagonismo. Con la terza età la condizione cambia. Quello che è essenziale è che, pur nel cambiamento, uno si senta considerato e si eviti quello che, specie nel passato, era visto come un rischio: “Esser messo in un canton”». È cresciuto il coinvolgimento e ciascuno dà secondo le proprie possibilità e forze.

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