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Il Vescovo Beniamino compie 75 anni e si prepara ad “andare in pensione”

di Andrea Frison

In tanti si domanderanno se un vescovo, alle soglie della pensione, faccia bene a presentarsi al Papa con una maglietta a maniche corte. Cosa abbia pensato Papa Francesco incontrando il Vescovo Beniamino in t-shirt, è presto detto: «’Questi sono i Vescovi che mi piacciono!’ ». Lo racconta mons. Pizziol che mercoledì 1 giugno ha incontrato Papa Francesco assieme ad un gruppo di giovani della comunità vocazionale Ora X e del Mandorlo in piazza San Pietro, dopo l’udienza del mercoledì. «Quel pellegrinaggio è stata un’esperienza fortissima e ringrazio il Signore di averla vissuta a conclusione del mio ministero».

Il 15 giugno, infatti, il Vescovo Beniamino compie 75 anni, età nella quale i vescovi diocesani, secondo il canone 401 comma 1 del codice di diritto canonico, sono invitati a “presentare la rinuncia all’ufficio al Sommo Pontefice, il quale provvederà, dopo aver valutato tutte le circostanze”. «Ho già presentato la rinuncia, che è stata accettata “nunc pro tunc”, cioè per quando sarà pronta la nomina del mio successore».

Eccellenza, come sta vivendo questo traguardo?

«Lo sto vivendo con profonda gratitudine al Signore per avermi accompagnato e custodito in tutti gli anni della mia vita e in modo speciale negli 11 anni di episcopatonella Diocesi di Vicenza. Sto vivendo questi ultimi mesi del mio mandato con grande gioia e serenità e mi sento molto motivato nei molteplici impegni che ancora mi attendono. I latini dicono “motus in fine velocior”, il moto alla fine è più veloce: mi sento più “carico” nel fare le cose. Ogni impegno penso che possa essere l’ultimo da vescovo: la messa del crisma, la Pasqua, la marcia della pace, l’ordinazione della scorsa settimana… Percepisco che tutto è grazia e tutto proviene dal Signore, anche le inevitabili fatiche che l’annuncio del Vangelo di Cristo comporta».

Per la Diocesi questo passaggio cosa rappresenta?

«Anche per la vita della Diocesi è un momento di grazia. Sto per passare il testimone della fede, della speranza e dell’amore a un altro vescovo che verrà scelto dal Papa. Chiedo di accoglierlo con tutto il cuore come un dono, senza precomprensioni e senza riserve, con un atteggiamento di “stima previa”, prima ancora di conoscere il suo nome e la sua storia».

Ha già idea di quando avverrà il cambio?

«Spero entro l’anno civile, così avrò la possibilità di vivere la festa dell’8 settembre e il pellegrinaggio a Monte Berico. Ovviamente fatta salva l’obbedienza: se mi dicono che devo continuare, continuerò. Ma so che stanno già cercando la persona giusta».

Ma un vescovo va veramente in pensione?

«Nessun vescovo, nessun prete, ma potremmo dire anche nessun battezzato, va mai in pensione: possono cambiare le modalità di esercizio del ministero, può essere tolto il compito del governo, ma non viene mai meno la missione di annunciare il vangelo, celebrare i sacramenti, visitare gli ammalati, incontrare gli uomini e le donne che il Signore mette nel nostro cammino».Cosa farà dopo che il suo successore sarà entrato in Diocesi? «È mio desiderio rimanere a Vicenza e fare il collaboratore in una unità pastorale. Sto cercando una struttura che mi permetta di avere una mia autonomia e allo stesso tempo di condividere i momenti di vita comune dei preti. Come un normale collaboratore pastorale».

Tutto questo parte dal fatto che il 15 giugno compirà 75 anni: come festeggerà?

«Appartengo a una generazione che ha sperimentato una dignitosa povertà e un forte senso di solidarietà umana. Ho sempre festeggiato il compleanno in modo sobrio ed essenziale, senza regali, senza pranzi, senza torte con le candeline. Non disprezzo affatto questi riti che dimostrano affetto e riconoscenza ma non appartengono alla mia storia e al mio stile. Solo in qualche occasione ho dovuto ‘arrendermi’. Comunque accolgo con gioia e gratitudine i moltissimi messaggi che mi arrivano e cerco di rispondere a tutti, magari in modo sintetico».

La scorsa settimana ha partecipato alla 76esima assemblea della Cei che ha eletto il nuovo presidente, il cardinale Matteo Zuppi. Come ha vissuto quel momento?

«È da un po’ di tempo che tra i vescovi si respira un’aria nuova, dovuta alla scelta di vivere un cammino sinodale: c’è il desiderio di ascoltare e coinvolgere tutti i fratelli e le sorelle, anche coloro che non fanno riferimento alla comunità cristiana ma sono alla ricerca della verità, della giustizia e della pace. Non si tratta solo di un nuovo cammino pastorale ma del nuovo stile di una Chiesa che sa ascoltare, sa farsi compagna di strada di tanti fratelli e sorelle, sa discernere i segni dei tempi e sa condividere gioie e dolori, speranze e angosce dell’intera famiglia umana. Per questo vedo un’aria di novità e di entusiasmo».

Altermine dell’assemblea è rimasto a Roma per condividere il pellegrinaggio dei giovani dell’Ora X e del Mandorlo: che esperienza è stata?

«Tutto è nato a Federavecchia, in Cadore. Ogni anno vado a trovare i giovani del seminario e del campo di spiritualità. L’anno scorso una ragazza mi ha detto che al gruppo sarebbe piaciuto vivere un pellegrinaggio a Roma assieme a me e incontrare il Papa. Ho vissuto il pellegrinaggio con intensità, gioia e stupore. Emozionante è stata la visita al Palazzo apostolico, alla cappella Redemptoris Mater che contiene i mosaici di Rupnik e alla cappella sistina. Abbiamo anche visitato le logge dove vive e lavora il cardinale Parolin, con cui abbiamo dialogato insieme. Ma il momento clou è stato l’incontro con il Papa».

Gli avete portato qualcosa?

«Una maglietta come quella che indossavano i giovani, fatta apposta per il pellegrinaggio e che ho indossato anch’io. A lui invece abbiamo donato uno zucchetto».

Ha apprezzato?

«Lo ha subito indossato. E quello che portava lo ha lasciato a noi, così siamo tornati a Vicenza con lo zucchetto di Papa Francesco».

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