Un suggestivo itinerario storico e naturalistico ai confini tra le province di Vicenza e Trento.
Folgaria, Trentino. Una delle mete preferite dai vicentini amanti della montagna o più semplicemente in cerca di refrigerio durante le afose giornate estive. Una località vicina che può essere considerata come una meta per una passeggiata alla scoperta del paese e delle sue vetrine, oppure per una più impegnativa escursione a scelta tra le molte opportunità che quell’area offre. Tra queste ultime proponiamo un itinerario di una decina di chilometri, di media difficoltà, percorribili in circa tre ore con un’altitudine massima di 1.655 metri e un dislivello in salita di 420. Si tratta della Forra del Lupo – dove “forra” sta per “gola” – detta anche ‘Wolfsschlucht’ come la chiamavano gli austriaci, uno dei percorsi tematici della Grande Guerra tra i più interessanti dell’area a cavallo tra il Vicentino e il Trentino. A rendere speciale questo percorso è appunto la presenza di una gola circondata da pareti di roccia, dove i militari dell’esercito austro-ungarico costruivano dei ripari per nascondersi e combattere contro i soldati italiani. Siamo nel territorio dell’Alpe Cimbra, con panorami unici sull’alta valle di Terragnolo e sul passo della Borcola. Non lontano il monte Pasubio, teatro di alcuni dei più cruenti scontri della prima guerramondiale che ha lasciato in quelle ‘terre alte’tracce e segni ancora oggi visibili: resti dipostazioni, stazioni di teleferiche e lunghi tratti di trincea. Una di queste ultime è appunto la Forra del Lupo, un percorso che dalla localitàCogola di Serrada sale fino al Dosso delle Somme, altura sulla quale si trovano i resti dell’omonimo Forte, noto anche come “Werk Serrada”. Si tratta di uno dei forti austriaci costruiti sugli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna, territori compresi fino al 1918 nel Tirolo di lingua italiana e coinvolti nella Grande Guerra.
Nello stretto sentiero ricavato tra alte pareti di roccia i soldati austro-ungarici trovavano riparo dai bombardamenti durante la Grande Guerra.

Partendo da Cogola, dopo poco si raggiunge un bosco e già qui sono visibili le prime postazioni di osservazione affacciate sulla valle. Non è raro incontrare animali selvatici – ad esempio i camosci – un dettaglio che arricchisce la curiosità degli escursionisti e rappresenta forse un motivo in più per scegliere questi luoghi. Via via che si sale in quota, il panorama si allarga e le contrade abitate appaiono sempre più lontane e piccole. Si affronta il dislivello e si raggiunge la Forra: è qui che l’escursione rivela tutto il suo fascino. Ci si addentra tra pareti di roccia, scale naturali e postazioni di osservatorio, finchè il paesaggio si apre in una valle conosciuta come località Caserme. Da qui ci si avvicina al Forte Dosso delle Somme e si può scegliere se proseguire sulla strada raggiungendo facilmente il Forte, oppure affrontare il tratto più impegnativo del percorso, quello che arriva alla fortezza percorrendo un breve tratto in galleria. Questa imponente costruzione, i cui resti sono arrivati fino ai giorni nostri, fu edificata tra il 1911 e il 1914. All’epoca era considerata un’opera di importanza strategica perchè, affacciandosi sulla valle di Terragnolo, controllava l’accesso dal passo della Borcola, attraverso il quale i militari italiani potevanoraggiungere Rovereto. Durante la guerra il Forte fu pesantemente bombardato e subì ingenti danni senza però essere del tutto distrutto. Una curiosità a proposito di questo itinerario è la sua recente scoperta dovuta alle testimonianze lasciate dai soldati austriaci. Grazie ad un lavoro di sistemazione dei sentieri da parte di volontari e gruppi di alpini, oggi lungo il percorso si trovano numerose fotografie e racconti risalenti ad oltre un secolo fa, che testimoniano le difficili condizioni di vita dei soldati sul fronte austroungarico.

Gli escursionisti esperti ci ricordano che questa non è una semplice passeggiata domenicale e, pur essendo alla portata di famiglie con bambini dai dieci anni in su, richiede comunque alcune precauzioni – come sempre accade in montagna – e, per chi non volesse correre alcun rischio, anche quella di indossare un caschetto protettivo per la possibile caduta di sassi dalle alte pareti. In compenso il panorama da quelle alture è davvero magnifico: dalla sommità del Dosso lo sguardo scorre con una rapida carrellata dal Pasubio all’Adamello fino alle Dolomiti di Brenta. Bellezza, dunque, ma anche natura selvaggia e aria pura. E poi, non ultima, una riflessione, che in questi luoghi quasi “sospesi” tra terra e cielo risulta doverosa. Chi sale lassù non dimentichi mai che non sta soltanto facendo un’escursione, sta anche mettendo i piedi sulla stessa terra che i nostri avi hanno difeso con la loro vita per poterla un giorno consegnare a noi. Un capitolo di storia emblematico che deve farci comprendere come la Storia sia sempre una maestra di vita che, a saperla leggere bene, ci insegna molte cose. E la natura è una sua grande alleata, da preservare a qualunque prezzo.
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