Manga e anime, ovvero i fumetti e i cartoni animati giapponesi, hanno letteralmente conquistato il pubblico europeo, specialmente quello giovanile. Per iniziare ad addentrarsi nel variegato immaginario giapponese, un ottimo punto di partenza sono i film d’animazione prodotti dallo studio Ghibli, fondato da Hayao Miyazaki, che da questo mese di luglio è possibile vedere riproposti sul grande schermo.
La programmazione è iniziata con “La città incantata” e proseguirà con “La principessa Mononoke” (dal 14 al 20 luglio), “Nausicaa della valle del vento” (dal 25 al 31 luglio), “Porco rosso” (dall’1 al 7 agosto) e “Il castello errante di Howl” (dall’11 al 17 agosto). I film sono inseriti anche nella programmazione estiva del Cinema Araceli di Vicenza.
Tra tutti, “La principessa Mononoke” (1997) e “Nausicaa della valle del vento” (1984, nella foto grande) sono due titoli da non perdere. Rispetto alla Disney, i film dello Studio Ghibli si distinguono per la complessità delle trame, dei temi trattati e dei personaggi. In particolare questi due titoli affrontano il tema dell’ecologia, dell’inquinamento e del cambiamento climatico ben prima che la Disney ci arrivasse, seppure con gli ottimi “Tarzan”, “Koda fratello orso” e il recente “Oceania”. Anche le protagoniste femminili sono principesse ben lontane dal canone Disney di quegli anni e anticipatrici delle eroine che abbiamo visto in film come “Raya e l’ultimo drago” o “Frozen”.
In “Nausicaa della valle del vento” una guerra combattuta con armi potentissime ha incendiato il mondo generando spore velenose che lentamente si espandono in grandi foreste (chiamate “mar marcio”) popolate da enormi insetti. Nausicaa, la coraggiosa principessa della Valle del Vento, esplora il mar marcio scoprendo che nel sottosuolo esistono fonti d’acqua pura, non toccate dall’inquinamento, che gli insetti di fatto custodiscono. Da qui l’intuizione: tra l’umanità sopravvissuta alla catastrofe, gli insetti e il mar marcio si può costruire un nuovo equilibrio. Il film è ricco di intrecci e azione, esprime l’angoscia per la guerra nucleare (appena quarant’anni prima il Giappone aveva sperimentato l’atomica) e offre un approccio “scientifi co” al problema dell’inquinamento e del cambiamento climatico.
Stessi temi ma approccio diverso lo si trova in “La principessa Mononoke”. Ambientato nel medioevo giapponese, il film racconta la storia di un giovane che per difendere il proprio villaggio uccide un cinghiale posseduto da un demone. Il cinghiale era stato ferito a morte da un proiettile di ferro e il ragazzo, colpito a sua volta dalla maledizione, parte per scoprirne l’origine. La troverà in un villaggio-fucina che per estrarre il metallo sta disboscando una foresta abitata da spiriti che non esitano a lottare per difendere il loro territorio. Anche in questo caso si tratterà di ricostruire l’equilibrio infranto tra uomo e ambiente, ma la storia dalle tinte più “crude” e “irrazionali” (si parla di spiriti e magia) sembrano suggerire che il problema ecologico sta assumendo dimensioni sempre più angoscianti. Decisamente si tratta di un film complesso, che può essere visto da ragazzi più grandi e non da bambini (“Nausicaa” è impegnativo come storia ma decisamente più accessibile) e ricco di temi: lo scontro tra città e campagna, tra società rurale e società industriale e poi tutta la tematica dell’emancipazione femminile.
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