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Don Marco Pozza: «Maria, parlando solo sei volte, ha rigirato la storia umana»

Il 18 gennaio, alle 20.30, nel Santuario di Monte Berico, al via un ciclo d'incontri tenuto dal cappellano del carcere di Padova per conoscere da vicino la madre di Gesù: «Meno le donne parlano, più, quando lo fanno, vanno dritto al bersaglio».
di Marta Randon

«Maria in sei “colpi” ha rigirato la storia umana». Ne è convinto don Marco Pozza, vicentino, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova che, dal 18 gennaio, al Santuario di Monte Berico, offre l’occasione di incontrare la madre di Gesù da vicino. Un’opportunità per ascoltare le parole della Madonna, pronunciate in sei occasioni, indovinandone smorfie e sorrisi, stupori e spaesamenti. Il ciclo, nato in collaborazione con i Servi di Maria, si intitola “L’imitazione di Maria. Le sei parole di Maria nei Vangeli”. Un incontro al mese, alle 20.30, in Basilica (in basso gli appuntamenti nel dettaglio).

Don Marco perché un ciclo di incontri su questo tema?

«Anni fa lessi un libro intitolato “L’imitazione di Cristo”: mi sono immaginato che, da qualche parte, fosse ipotizzabile anche “L’imitazione di Maria”. Un’avventura più vicina alla gente di quella di suo Figlio, anche perchè la mia gente crede più facilmente a Maria che al suo Figliolo. L’ho inseguita tra le pagine dei Vangeli e ogni volta che apriva bocca (sei volte) mi sono chiesto cosa dicessero quelle parole a me, al bambino ch’è nascosto dentro di me.

Mi piace l’idea di condividerle con la gente nel posto mariano a me più caro: il santuario di Monte Berico. La considero casa mia: provengo da questo santuario come si proviene da un paese.  L’ultimo anno è stato il più complicato della mia vita, quello che stava facendo saltare per aria tutto. Quante volte mi sono “nascosto” in questo santuario a pregare, piangere, confidarmi. In una di quelle sere mi sono detto: “Se ne esco vivo da questo deserto, torno qui a portare un grazie a modo mio alla Madonna”. Questo ciclo di incontri è una una sorta di ex-voto per “la lucidità ricevuta”».

Partiamo dal titolo. Perchè e in che modo Maria va imitata?

«Guardando e imitando Maria non ci assale il sospetto che Dio, irrompendo nel nostro quotidiano, ci rubi qualcosa. Ma avvertiamo l’occasione di realizzare pienamente noi stessi, come Dio ci ha sognati. Anche perchè, come si legge ne “L’imitazione di Cristo”, “quando verrà il giorno del Giudizio, non ci sarà domandato che cosa avremo letto, ma che cosa avremo fatto. Né con quanta dottrina o eleganza abbiamo parlato, ma quanto santamente avremo vissuto”».

Maria in che occasioni ha parlato nei Vangeli? Ne parlano tutti e quattro gli evangelisti?

«Sì, di Maria parlano tutti e quattro gli evangelisti: ognuno a modo suo, ma con un affetto dirompente e accattivante. Lo stesso Marco, che sembra il meno interessato a raccontarci di lei (la narra solo all’interno del gruppo familiare), ne nasconde la sua presenza ovunque. Lei, da parte sua, interviene: per due volte nel momento dell’annunciazione, nella casa di Elisabetta, quando rimbrotta Gesù per la birichinata di starsene a Gerusalemme e di non ritornare con loro, e due volte in occasione delle nozze di Cana. Solo sei volte ma ogni volta che parla i Vangeli sembrano subire un’accelerazione. È la forza motrice di chi è donna, a maggior ragione se è anche (Ma)donna».

Le sei volte possono essere lette in modo unitario? Come un’unica grande “voce”? 

«C’è un modo di parlare di Dio ch’è tipico degli uomini: solitamente, alla lunga, stanca e annoia. E c’è un modo di parlare di Dio ch’è tipico delle donne: la differenza è abissale, la femminilità riesce ad intrufolarsi nel cuore meglio di ciò che è maschile. Il Dio raccontato dalle donne ha dell’imprevedibile, ama farsi riconoscere senza farsi mai prendere. Sanno prendere Dio per i capelli le donne: “Di chi sappia aggredirlo con la brama amor non sa respingere l’assalto” scrive Hadewijch. La brama e l’assalto. Maria, come donna, non ha l’ansia di dimostrare che Dio esiste/non esiste, ma lo lascia entrare direttamente nella sua vita, nei suoi desideri, nei suoi discorsi. Questo suo “fare spazio” al suo Dio è quanto di più umile abbia mai incontrato un tipo orgoglioso come me. Maria – e le donne che la anticipano nella Scrittura – si prendono con Dio una libertà che gli uomini neanche si sognano».

Che tipo di interventi saranno? Che cosa offrirà ai partecipanti?

«Mi piacerebbe essere un postino che riporta, nei cuori di chi verrà e vorrà, le parole di Maria: poche, semplicissime, così concise d’apparire inesauribili. A casa mia, da sempre, c’è una lezione in atto: meno le donne parlano e più le loro parole mettono in allerta. Le pesano prima, ragione per cui quando le “scaricano” vanno dritte a bersaglio. Questo fatto che Maria di Nazareth, in sei colpi, abbia rigirato la storia umana come fosse un calzino appena lavato, a me ha sempre incuriosito assai».

Lei recita il rosario tre volte al giorno e tiene la corona sempre in tasca. Tra le sei qual è la “voce” di Maria che preferisce? Perché?

«Senza dubbio la prima: “Com’è possibile questo?”. Questa schiettezza di guardare in faccia il Cielo e dirgli: “Grazie del complimento, però adesso siediti che ne parliamo io e te” mi fa impazzire. Non dice: “Tutto ok, eccomi”, ma espone al Cielo i conti che non tornano, i dubbi che porta dentro, la fatica di comprendere. E lì, se ti siedi ad ascoltare, capisci che è tutto ancora sospeso, che il futuro del Creatore dipende dalla libertà di una creatura. C’è aria di inquietudine, di fatica, di sorpresa, di scacco: c’è la fede inquieta dei patriarchi, dei profeti, di me stesso. Dio conosce la volgarità degli uomini quando imprecano, ma questa di Maria è eleganza allo stato puro. È come se Gli dicesse: “Io sono incinta? Guarda che io non mi sono mai svenduta per un sogno da sabato sera, lo sai vero arcangelo?” Mi risulta impossibile reggere la forza d’urto di un esordio così: c’è da perdere la testa».

Prima accennava al Santuario di Monte Berico come alla sua casa. Perché?

«Il Santuario di Monte Berico è l’eco della voce di mia nonna, quando ci diceva che “le cose impossibili o si risolvono a Monte Berico o non si risolvono”. Sotto quel mantello io mi sento a casa: non giudicato, accolto, incoraggiato, rimproverato, ascoltato, zittito. E soprattutto mai umiliato. In carcere, a Padova, sull’altare, ho voluto una statua della Madonna di Monte Berico».

 

SEI INCONTRI, ALLE 20.30, AL SANTUARIO

18 gennaio «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» (Lc 1,34)

15 febbraio «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38)

15 marzo «L’anima mia magnifica il Signore» (Lc 1,46-56)

19 aprile «Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo» (Lc 2,48)

17 maggio «Non hanno vino» (Gv 2,3)

21 giugno «Qualunque cosa vi dica, fatela» (Gv 2,3)

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