Il prossimo martedì 1 gennaio (ritrovo alle ore 15 a Vicenza in viale Roma al Monumento a Ghandi) si terrà la decima edizione del Cammino di pace organizzato dall’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro. Il titolo dell’appuntamento “Quanta strada ha fatto la pace?” evidenzia come uno degli obiettivi dell’appuntamento sia fare memoria del percorso fatto e trarre in qualche modo anche un bilancio, in un momento in cui c’è il passaggio di consegne tra don Matteo Pasinato e il suo successore don Matteo Zorzanello, da settembre direttore della Pastorale sociale.
«Credo che questi dieci anni di cammino – commenta don Matteo Pasinato che ha pensato e strutturato la proposta dell’edizione 2019 – siano stati sicuramente intensi per una Chiesa diocesana toccata anche sul vivo dalla questione della base militare, dalle manifestazioni non violente per la pace, per il referendum sulla base. Mi sento di evidenziare il fatto che i confronti e le discussioni (anche accese), le manifestazioni di dissenso e di protesta, tutto è avvenuto dentro l’argine della democrazia». Il Cammino della pace ha visto affrontare tematiche diverse: dal problema delle armi e della violenza, alla questione della salvaguardia del creato, portando a Vicenza, nel 2014 anche la Marcia nazionale promossa dalla Cei.
«L’edizione 2019 – spiega Pasinato – avrà come immagine guida i ponti. Vicenza è una città costruita anche su ponti. Da quello grande sul Bacchiglione (Degli Angeli), a quelli interni del centro (Pusterla, Furo, S. Michele, S. Paolo, Barche), fino a quelli più recenti nell’anello di ingresso (Nuovo, Margherita, Borgo Berga). Se tutti i ponti di Vicenza scomparissero alcune zone resterebbero senza uscita, altre zone sarebbero senza centro, e per tutti non sarebbero possibili i cammini consueti del lavoro, della strada, dell’arte del Palladio». «A tutte le arroganze che alzano la voce, a tutte le rivoluzioni che alzano la voce contraria – conclude don Matteo Pasinato – noi opponiamo il “ponte” del buon senso, il “ponte” dell’incontro, il “cammino” della sicurezza che si chiama fiducia e non quello della minaccia. Anche questo è un muro che Cristo abbatte dentro di noi, e dalle macerie di un muro distrutto possiamo alzare ad un livello più alto la nostra umanità e anche il nostro cristianesimo».