Il percorso parte dal paese e si spinge fino alle Cenge che separano l’abitato dalla Val d’Assa.
Il territorio di Rotzo presenta alcune particolarità uniche in tutto l’Altopiano dei Sette Comuni. Essendo uno dei Comuni più antichi dell’area montana vicentina, dove ancora oggi si possono ammirare i resti dell’antica preistoria visitando il villaggio archeologico del Bostel o altri luoghi molto suggestivi come l’Altar Knotto (L’Altare dei Cimbri) e l’Altaburg (meta del Sentiero della fede di Rotzo), a livello naturalistico possiede caratteristiche uniche date dall’altitudine di circa 940 metri e dal versante in cui si trova, all’estremità occidentale dell’Altopiano, delimitato a sud dalla Val d’Assa e a ovest dalla Val d’Astico.
Come tutti gli altri Comuni altopianesi, anche Rotzo presenta un forte carsismo che non permette all’acqua di scorrere in superficie, per cui torrenti e ruscelli si fanno notare solo allo scioglimento delle nevi o dopo i forti temporali estivi. Ma con alcune eccezioni si formano dei piccoli corsi d’acqua vivibili durante tutto il tempo dell’anno: è il caso delle cascate formate dal torrente Pach a Rotzo. Il nome del torrente deriva il proprio nome dal cimbro ‘Bach’, che significa appunto ruscello, torrente. Il percorso – un’escursione dal carattere storico naturalistico – parte dal centro del paese e si spinge sino alle Cenge che separano l’abitato dalla Val d’Assa.

Qui si trovano le cascate tra salti di roccia e una vegetazione molto particolare. Il percorso è di media difficoltà, con un dislivello di circa 300 metri percorribile comodamente in un paio d’ore e consigliato nel periodo della tarda primavera, estate o inizio autunno.
Le cascate del Pach a Rotzo sono raggiungibili partendo dal centro del paese, a fianco del monumento all’alpino dove si trova un chiaro cartello indicatore. Si scende la stradina fino ad un campo sportivo, si svolta a sinistra e subito dopo a destra.

Qui si trova il cartello informativo sul più ampio e ben più impegnativo Sentiero delle Cenge, di cui la discesa alla cascata del Pach costituisce un tratto di raccordo. Si scende lungo la stradina fino al termine dei campetti nei pressi di un boschetto, dove sulla destra si vede un vecchio cartello che indica la discesa per il ripido sentierino. Il sentiero è una breve discesa, facile ma piuttosto ripida: per questo motivo sono consigliate calzature da escursionismo, un minimo di allenamento e un’attenzione per alcuni passaggi, tenendo sempre presente che con l’umidità alcuni tratti possono essere molto scivolosi. Si passa anche per un tratto molto caratteristico, denominato ‘Stighele’, che nella ‘lingua’ cimbra significa scaletta. E’ un percorso molto suggestivo e particolarmente apprezzato dagli amanti della montagna pura e selvaggia, ma non propriamente turistico. Per questo motivo i bambini – e le persone con scarsa esperienza escursionistica – vanno sempre accompagnati. La parte più faticosa è la ripida salita del ritorno.
Si tratta di un itinerario di media di coltà percorribile in un paio d’ore con un dislivello di 300 metri.
Dopo passaggi pittoreschi come la Stighele, si giunge a salti di roccia alti diversi metri, dove la magia dell’acqua viene enfatizzata dalla vegetazione lussureggiante, rendendo questa meta una passeggiata indimenticabile. Il ritorno avviene camminando tra gli ampi terrazzi coltivati a patate, ammirando i paesi di Treschè Conca e di Tonezza, che sembrano così vicini da poterli toccare ma separati in realtà da profonde valli.
E dal momento che Rotzo merita di essere conosciuta non solo per le ottime patate, è giusto dire che il Comune più occidentale dell’Altopiano è anche uno dei più antichi. Se in località Bostel ci sono scavi archeologici che testimoniano insediamenti dell’età del Ferro, lungo le Cenge della Valdassa trovavano riparo i cacciatori preistorici che salivano le valli in cerca di selvaggina. Sono proprio questi luoghi a rappresentare una possibile estensione del percorso: per chi ha buone gambe e tempo, l’itinerario può inglobare anche il sentiero delle Cenge, recentemente ripristinato dalla Comunità Montana, che consente di visitare i luoghi a strapiombo sulla Val d’Assa, su un sentiero che si snoda in luoghi ove un tempo si praticava la pastorizia e in piccoli spazi anche l’agricoltura.
In gergo montano, la cengia è una sporgenza pianeggiante che interrompe una parete rocciosa e consente agli arrampicatori di fare spostamenti trasversali. Il sentiero parte dalla campagna di Rotzo e un buon punto di inizio potrebbe essere proprio il Bostel.
La particolarità del sentiero è la presenza di numerose Cenge, sulle quali il sentiero si snoda per lunghi tratti. Il sentiero percorre la valle in prossimità delle cenge per circa tre chilometri. Si cammina nel bosco ricco di specie anche inusuali per l’altopiano, incontrando ripari naturali, macigni, gallerie della prima guerra mondiale, cascate e terrazzamenti che un tempo erano coltivati a vigneto.
Il sentiero giunge fino alle cascate del Pach per proseguire poi fino a raggiungere l’abitato di Albaredo. Il percorso è adatto a escursionisti esperti, infatti nel tratto iniziale presenta alcuni passaggi esposti che vanno superati con attenzione e passo fermo. Volendo si può abbreviare la passeggiata una volta raggiunte le cascate, tornando subito verso Rotzo.
Alcuni tratti sono ripidi e possono essere scivolosi. Si consigliano calzature da escursionismo e un po’ di allenamento.
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