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La 24enne di origine ghanese parteciperà all'incontro in preparazione del Sinodo sui Giovani

La vicentina Laphidil Twumasi dal Papa

«Porterò la mia esperienza di figlia d’immigrati e le difficoltà che i ragazzi come me devono affrontare»
di Lorenza Zago

Dal 19 al 24 marzo Papa Francesco incontrerà 315 giovani provenienti dai cinque continenti in vista del Sinodo dei Vescovi di ottobre. Sei giorni di dialogo e confronto, in Vaticano, ai quali parteciperà anche una ragazza della nostra Diocesi. Il suo nome è Laphidil Twumasi, 24 anni, nata in Italia ma di origine ghanese, studentessa di bioingegneria a Padova e animatrice del gruppo giovanissimi della parrocchia di San Lazzaro a Vicenza. Alla riunione pre sinodale Laphidil parteciperà in qualità di rappresentante del mondo giovanile delle seconde generazioni ed è stata invitata su segnalazione del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, di cui lo scalabriniano bassanese padre Fabio Baggio è sottosegretario.

Laphidil, come ti stai preparando a questo importante appuntamento?

«Sono molto emozionata e anche un po’ agitata. Partirò in treno per Roma alla fine della prossima settimana. Spero di essere all’altezza di questo importante compito e, poi, non vedo l’ora di incontrare Papa Francesco».

Come si svolgerà questa riunione pre-sinodale?

«Sarà proprio il Santo Padre, ad aprire la riunione rispondendo a tutte le domande di noi giovani. La settimana proseguirà con dei “laboratori” organizzati in base ai gruppi linguistici, durante i quali ci confronteremo su una traccia di lavoro – redatta secondo le linee del documento preparatorio al Sinodo – ed elaboreremo delle sintesi per preparare il progetto conclusivo che sarà presentato in assemblea plenaria nella giornata di giovedì 22 marzo. Dalle nostre proposte e dai nostri suggerimenti il sabato si arriverà a un testo definitivo da consegnare ai padri sinodali. Papa Francesco ha sempre ricordato che in questo cammino i giovani devono essere protagonisti e far sentire la propria voce raccontandosi ed è proprio questo l’obiettivo con cui è stato organizzato l’evento».

Quali sono le istanze che porterai a Roma?

«Vorrei confrontarmi con gli altri partecipanti sul linguaggio utilizzato dalla Chiesa per comunicare, in particolare con i giovani, perché credo sia poco immediato e spesso inefficace. Senza dubbio, poi, porterò la mia esperienza di figlia d’immigrati e le difficoltà che i ragazzi come me devono affrontare. E allo stesso tempo anche la testimonianza del ruolo fondamentale che assumono i centri pastorali per i migranti, soprattutto per le seconde generazioni».

Tu sei molto vicina alla realtà del centro pastorale per ghanesi di San Pietro a Vicenza e anche alla quella della parrocchia di San Lazzaro..

«Esatto, sono animatrice del gruppo giovanissimi di entrambe le realtà. Insieme ad altri coetanei, sto lavorando per favorire una maggiore collaborazione tra il centro pastorale e la parrocchia per quanto riguarda i giovani. Dalla segreteria del Sinodo, dopo aver saputo delle mie esperienze, mi hanno comunicato che sono invitata anche come rappresentante della pastorale giovanile».

Insieme a te a Roma arriveranno ragazzi da tutto il mondo in rappresentanza di diversi ambienti culturali, sociali e politici. Ci saranno anche giovani di altre religioni e non credenti. Che cosa ti aspetti da questo incontro?

«Sicuramente sarà un’occasione di crescita personale unica, dalla quale potrò imparare molto. È una grande opportunità e responsabilità. I miei genitori sono quasi più emozionati di me. Anche il vescovo Beniamino ha voluto incontrarmi per conoscermi e per chiacchierare un po’ riguardo a questo importante appuntamento. Mi ha fatto molto piacere, è stato un bel segno di vicinanza da parte sua e della Diocesi».

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