Sorpresa! La radio, a differenza della carta stampata, tiene e anche tra i giovani. Fra i cosiddetti media tradizionali (radio, tv e giornali) è quello che meglio sta reggendo alla potente onda d’urto della rivoluzione digitale. Le statistiche, a livello nazionale e ancor più su base europea, lo confermano ampiamente. La radio piace perché risponde a diversi bisogni (relax, compagnia, informazione, senso di appartenenza, approfondimento culturale, perfino ricerca spirituale…), ma lo fa in modo discreto, oggi si direbbe smart, senza imporsi, impegnando solo l’udito e permettendo così al contempo di dedicarsi ad altro: guidare, lavorare, disegnare, scrivere, pulire casa, stirare, far da mangiare, o semplicemente, chiudere gli occhi e sognare.
Da bambino guardavo affascinato la vecchia radio verde nella cucina di mia nonna. Quando si trasmetteva e si poteva ricevere ancora in AM sulle onde lunghe, la “scala parlante” del sintonizzatore recava i nomi delle principali capitali europee: Roma, Londra, Berlino, Budapest, Bruxelles, Varsavia… Chiesi ed ottenni in seguito una piccola radio portatile dotata di cuffiette e così iniziai a passare lunghe ore di notte cercando di captare segnali lontani e di indovinarne lingua e provenienza. Alla fine mi affezionai ai concerti di musica classica e alle letture proposte da Radio3 e da Radio Vaticana, le cui trasmissioni all’epoca si concludevano immancabilmente sulle note del “Christus Vincit”. A 15 anni, prima e a volte al posto di dormire, ascoltai così la versione radiofonica de “I racconti di un pellegrino russo”, della “Storia di un’anima” di Teresina di Lisieux e del “Diario di un curato di campagna” di Bernanos… ascolti che, in quel dormiveglia visionario e sognante di adolescente, si impressero dentro di me e penso risultarono decisivi nella mia formazione e nella mia storia vocazionale. Da poco mi ha emozionato scoprire come anche per una giovane suora della nostra diocesi fu determinante, prima di abbracciare la vita religiosa, una lettura spirituale ascoltata a puntate su Radio Oreb nei tragitti in auto tornando dall’università.
Quando oramai sette anni fa il vescovo Beniamino mi affidò la cura di Radio Oreb, scoprii che quelle letture notturne, quegli “Orizzonti cristiani”, esistevano ancora e che anche la nostra emittente vicentina continuava a proporle, seminandole fiduciosamente, attraverso l’etere, nella vita e nei cuori di tante persone. In questi anni spesso ho avuto la riprova di quanto quelle parole possano essere inaspettatamente efficaci. Ascoltando “per caso” Radio Oreb, una madre ha finalmente trovato pace accettando la morte del figlio; un medico risposte alle sue domande tornando in auto dal turno all’ospedale; un operaio compagnia nelle lunghe ore di lavoro notturno in acciaieria; una donna anziana l’abbraccio di Morfeo nella sua persistente insonnia; un giovane automobilista una canzone che gli ha ridonato la gioia da tempo perduta; un camionista la forza di tornare a dire “Padre nostro”… E di riscontri così ne arrivano alla redazione di Lisiera quasi ogni settimana.
Questi, insieme alle tante piccole offerte degli ascoltatori (le “gocce d’amore” che permettono a Radio Oreb di andare avanti senza gravare troppo sui bilanci diocesani) sono il nostro auditel migliore: ciò che motiva i tanti volontari a dedicare tempo a questa emittente comunitaria sui generis nata in parrocchia nel 1974 e ampliatasi poi oltre ogni ragionevole aspettativa; ciò che ci fa dire che non solo ha senso avere ancora una radio, ma che è una vera grazia, da non sottovalutare. E allora buon compleanno Radio Oreb, che tu possa essere ancora a lungo una voce amica, una voce di speranza per tante persone!
Alessio Graziani