Sarà un po’ più azzurro il cielo sopra Kiev, o almeno, lo sarà per i 26 ragazzi ucraini ospitati la scorsa settimana dal’Azione cattolica vicentina. È questo il messaggio con il quale domenica 7 gennaio i ragazzi hanno salutato le famiglie che li hanno accolti su iniziativa dell’Azione cattolica nazionale nell’ambito delle attività per promuovere la pace e che a partire dallo scoppio della guerra ha iniziato a intessere legami sempre più stretti con la Chiesa ucraina, culminati proprio con l’arrivo di questi giovani tra i 16 e i 19 anni nel Vicentino, e di un gruppo di coetanei a Bologna.
«Non volevano portare solo il loro dolore, ma la voglia di essere vivi – racconta Dino Caliaro, presidente diocesano di Ac -. Per noi è stata un’esperienza di fraternità concreta, un’azione missionaria che di fatto è stata formativa nel suo svolgersi, perché abbiamo dato e ricevuto tanto ». I ragazzi sono stati ospitati nel bassanese, nella zona di San Bonifacio e Lonigo, a Vicenza e a Sossano. Il programma della visita, dall’1 al 7 gennaio, è stato intenso, culminato con l’incontro a Bologna con il cardinale Matteo Zuppi, assiema agli altri ragazzi ospitati nel capoluogo emiliano. Per quelli accolti nel Vicentino, invece, non sono mancate visite alla città di Vicenza, di Venezia e Marostica, oltre agli incontri con il patriarca Francesco Moraglia e con il vescovo Giuliano Brugnotto. Ma sono soprattuto gli incontri e i racconti che i ragazzi hanno un po’ alla volta offerto a chi li ospitava a costruire quel legame che ha permesso a loro di vivere un po di normalità , e a chi li ascoltava di comprendere più da vicino le tragedie che il conflitto scatenato quasi due anni fa sta causando al popolo ucraino. Molti dei ragazzi, infatti provenivano dalle diocesi greco-cattoliche dell’Ucraina centrale e sud-orientale, Kyiv, Kharkiv, Kherson, Odessa, Donetsk, tra le aree del Paese più colpite dal conflitto.
«È stato davvero importante per questi ragazzi essere qui, è stata l’occasione per riposare, per stare bene, incontrare persone. È la prima volta che lasciano l’Ucraina dall’inizio della guerra – spiega Julia, 26 anni, accompagnatrice del gruppo e segretaria della Commissione per i giovani della Chiesa ucraina Greco-cattolica -. Quando la guerra è cominciata eravamo spaventati e preoccupati, dormivamo vestiti, non riuscivamo ad immaginare neanche quello che sarebbe successo da lì a pochi minuti. Poi ci siamo costretti a mangiare, a dormire, a tornare a casa… e ad accettare questa nuova realtà . In ucraina oggi la situazione è molto difficile, i bombardamenti sono quotidiani, la gente ha bisogno di tutto. Noi facciamo il possibile, organizzando volontari, raccolte di medicinali e di viveri». Un invito a non dimenticare quel conflitto, come ha sottolineato anche il vescovo Giuliano in occasione dell’incontro con i ragazzi, perché «dopo lo slancio iniziale di solidarietà , l’attenzione è calata».
«Sono stati giorni indimenticabili – racconta Marco Baggio, bassanese, coordinatore dell’equipe che ha organizzato l’accoglienza -. È stato meraviglioso per noi e per loro. Ci hanno portato luce, anche dal buio della guerra che stanno vivendo».
Andrea Frison